Pogacar e la borraccia a un bambino. Il campione che vince il Giro d ...

26 Mag 2024
Pogacar

diGaia Piccardi, inviata a Bassano del Grappa

Pogacar contro tanta retorica del ciclismo non parla mai di sacrificio, ma ha la libertà della leggerezza: raccoglie la borraccia e la regala a un bambino, tiene in scia Pellizzari per dargli la giusta visibilità, bacia la fidanzata all'arrivo

Gli altri soffrono, lui sorride ai suoi fantasmi. E non si limita a distruggere la retorica del ciclismo sudore e lacrime: scatta a 5300 metri dalla vetta del secondo Monte Grappa (quel che promette, mantiene), manda a quel paese i tifosi che lo toccano, fende la nebbia rosa di un fumogeno troppo vicino («Ho sentito le scintille e il calore sul braccio»), raccoglie la borraccia dal massaggiatore Uae per passarla a un bambino a bordo strada («Mi sono rivisto in quel piccolo tifoso: se fosse successo a me 15 anni fa, mi sarei messo a piangere»).
Benvenuti al Tadej-show, mentre il Brenta mormora calmo e placido al passaggio del migliore il 25 maggio. 

Pogacar e l'aiuto a Pellizzari

Con la sesta vittoria di tappa, la quinta in maglia rosa come Merckx nel ‘73, Pogacar firma un Giro che gli si è accoccolato ai piedi facendo le fusa dal secondo giorno («Nessun rimpianto di non essere stato leader dall’inizio, si chiude una corsa perfetta: la ciliegina sarebbe il successo in volata del mio compagno Molano a Roma»), i distacchi abissali sui rivali non gli interessano («Si vince anche con un secondo di margine: tutti gli avversari hanno il mio rispetto»): il colombiano Martinez, il primo dei normali, finisce a +9’56”, il gap più elevato dal ‘56, quando Adorni trionfò con 11’26” su Zilioli. Lui raggiunge l’ottimo Giulio Pellizzari, 20 anni, la rivelazione più bella di queste tre settimane di psicanalisi collettiva, gli dice «seguimi», se lo tiene in scia per un manciata di tornanti, giusto il tempo di regalare la meritata visibilità al marchigiano della Bardiani, già in evidenza sul Monte Pana (dove Taddeo gli addolcì la sconfitta regalandogli la maglia rosa), e se ne va.

Cominciano, da quella scelta di solitudine consapevole e straripante, 33 km di discesa — con l’eccezione della salitella del Pianaro — trascorsi a rielaborare il recente passato («Ho fatto bene a cambiare metodo, a modificare il lavoro sul corpo e giù dalla bici: dettagli, per carità, ma fanno la differenza»), a ripensare a 20 tappe controllate con la serenità dei grandi («Ma il Giro non è stato facile come sembra: sono stato malaticcio, ho dormito male, ho preso tanta pioggia però sono arrivato alla fine»), a prendersi la libertà della leggerezza, che è l’antitesi del concetto di sacrificio storicamente richiesto dall’enfasi del ciclismo. Ha salutato il pubblico (tantissimo, sul Monte Grappa e in città, anche ieri), si è inchinato sul traguardo di Bassano, dove ha trovato ad attenderlo il regalo più gradito. Il bacio in mondovisione della fidanzata Urska: «Tadej è stato bravo — ha detto la dama bionda —, ora ci prendiamo 3-4 giorni solo per noi per goderci questa vittoria, poi lui andrà in altura per cominciare a pensare al Tour de France».

Il segreto di Pogacar: correre meno per correre meglio

Trenta giorni di gara per Pogacar nel 2024, fin qui, 13 vittorie. Correre meno per correre meglio, è il suo mantra. «Con il Giro sento di aver fatto un altro passo avanti nella mia crescita di corridore — spiega con il naso rosso per il sole improvviso di ieri —, mi sento migliorato». La bici supersonica, i watt che nessun altro sviluppa, la posizione in sella, unica. Ma sotto numeri e tecnologia batte il cuore di uno sloveno generoso: «Posso dire di essere fiero di me stesso, l’obiettivo era finire con il morale alto e gambe buone per il Tour. Fatto». Il caimano adesso è mansueto.

26 maggio 2024

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