Pogacar spaziale, bici mai vista, record demoliti, soldi Emirates: ma ...

20 Lug 2024
Pogacar

diMarco Bonarrigo

Quarta vittoria con un nuovo primato per Tadej Pogacar, il dominatore del Tour de France

Quarta vittoria, quarta impresa spaziale. Quarto luogo del crimine? Quattro indizi fanno una prova di colpevolezza? E Tadej Pogacar è un Grande Alieno o un Grande Baro?

I fatti: salita di Isola 2000 dove ieri si è conclusa la 19ª tappa del Tour. In testa (4’ di vantaggio) scalatori sopraffini: Carapaz oro a Giro e Olimpiadi, Hindley che ha vinto pure lui il Giro, Simon Yates, Jorgenson. Pogi, scatenati tre scudieri a fiaccare un gruppo già stremato, si contiene per qualche chilometro poi molla i freni: Vingegaard e Evenepoel perdono un minuto in un amen, lo sloveno risucchia chi sta davanti con la potenza di un aspirapolvere industriale trasformando in cicloturisti atleti di razza. È in cima in 38’13” a 25 km/h di media e toglie 3’30” al record di scalata. Miglioramento mai visto nella storia, come sul Plateau de Beille la settimana scorsa. Quasi 1.900 metri di dislivello/ora divorati, 16’ di vantaggio sul quarto in classifica generale. Alieno dalla genetica favolosa o favoloso baro?

I capi di accusa contro il capitano Emirates. Il primo, il più utilizzato: caro Tadej stai demolendo record storici realizzati da fenomeni che pedalavano bici più rudimentali e si allenavano peggio. Difesa agevole, basta ragionare: quei record dovevano essere battuti molto ma molto prima. La maggior parte dei loro detentori (i Riis, gli Armstrong, gli Ullrich e tanti altri, smascherati o rei confessi o ancora impuniti) erano portatori di globuli rossi gonfiati da doping totale, farmacologico e non. Depurati dalle porcherie che assumeva, i 27’ di Lance Armstrong sul Pla d’Adet di sabato scorso (Pogi ne ha impiegati 25’) valevano almeno tre minuti in più. I confronti con il passato, con quel passato, non hanno senso.

Secondo elemento, l’uomo. Pogacar è un talento mostruoso, motivato in modo ossessivo e assistito alla perfezione. Il fatto di essersi sottoposto a test per la determinazione della massa di emoglobina (sì, quelli con il monossido di carbonio di cui si parla a vanvera scambiandoli per doping) dopo il Giro, durante il ritiro a Isola 2000, mentre simulava il grande caldo che ha sempre sofferto allenandosi con due magliette addosso, spiega il perfezionismo raggiunto e il modo in cui ha preparato ritmi di scalata, limiti di rottura e i punti in cui attaccare e anche scelte innovative sulla bici come quella delicatissima sulla lunghezza delle pedivelle.

Certo che è questione di soldi (Emirates ne ha a valanghe) ma per reggere mentalmente metodologie e pressioni del genere ci vuole una testa pazzesca. I soldi (tanti) sono anche quelli che permettono agli emiratini e al manager Gianetti di costruire una squadra di fuoriclasse in grado di trasformare Bonette e Isola 2000 in autostrada riservata a Tadej senza doversi inventare tattiche suicide come quella della Visma che ieri ha lasciato scoperto e alla mercé di Evenepoel il povero Vingegaard, da applaudire per come ha recuperato il terribile crash dei Paesi Baschi.
Detto questo, siamo pronti a tutto, anche a vedere distrutta miseramente la figura del Nuovo Merckx (e la nostra fiducia in lui) scoprendo che nella sua Colnago c’è un motore nucleare pilotato a bordo strada dal direttore sportivo Maxtin o dalla fidanzata Urska. Ma se non prove, per dimostrarlo servono almeno indizi. Altrimenti inchiniamoci all’inchino di Pogacar sul traguardo che ieri gli ha consegnato il terzo Tour de France.

20 luglio 2024 ( modifica il 20 luglio 2024 | 07:14)

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