Perché Pogba per doping è stato squalificato così tanti anni?

1 Mar 2024
Pogba

di Marco Bonarrigo

Fino al 2010 la squalifica media era di 5 mesi. Quella di Paul Pogba è quindi la prima maxi punizione che colpisce il mondo del calcio: ecco che cosa è cambiato

Il Codice Antidoping è chiaro: se un atleta positivo a una sostanza «pesante» non dimostra che l’assunzione della sostanza dopante è stata involontaria (art. 11.2.1 del Codice Wada) va squalificato per quattro anni. La pena comminata dal Tribunale Nazionale Antidoping (Tna) a Paul Pogba è quindi coerente con la gravità del caso (c’è di mezzo il Dhea, il potente «ormone della giovinezza») e con l’incapacità del francese di dimostrare l’involontarietà. Eppure la maxi-sanzione fa scalpore: nessun calciatore di serie A aveva finora incassato il massimo della pena alla prima infrazione.

Da quanto trapela, gli avvocati di Pogba avrebbero scelto una strategia difensiva che in passato dava ottimi risultati: l’atleta non ha assunto un farmaco proibito (vero) ma, in vacanza e in fase di recupero da un infortunio, ha comprato un integratore per sviluppare la massa muscolare «tagliato» con uno steroide come succede spesso nei prodotti confezionati negli Usa. Cosa c’è di più non intenzionale di questo? Fino al 2010, in venti casi di positività al nandrolone (sostanza analoga al Dhea) in serie A la squalifica media era di 5 mesi e la tesi della contaminazione involontaria (integratori, pomate, barrette) comunemente accettata. Era l’epoca, però, in cui il doping nel calcio veniva giudicato dallo stesso calcio, sia in primo grado che in appello, e dove indulgenza e deferenza verso sportivi popolarissimi regnavano sovrane.


Oggi i calciatori, come tutti gli altri atleti esclusi quelli soggetti a tribunali internazionali come i ciclisti, sono indagati da Nado Italia e giudicati dal Tna in modo uniforme. Positivo a un altro anabolizzante, il Clostebol, l’atalantino Josè Palomino nel 2023 è stato assolto per aver dimostrato che la sostanza era in una pomata (l’ha esibita) a basso contenuto di principio attivo e prescritta da un medico per curare una piaga.

Perché pur avendo dichiarato l’integratore contaminato Pogba è stato invece condannato al massimo della pena? Perché il Dhea è altamente dopante, perché lui per contratto non può prendere nemmeno un’aspirina senza il permesso della squadra e sopratutto perché (art. 11.2.3 del Codice) un professionista deve evitare «ogni rischio significativo che la sua condotta costituisca o produca una violazione» e non «manifestamente ignorare quel rischio» come accade se compri un integratore negli Usa fidandoti dell’etichetta o, peggio, senza leggerla. Applicata regolarmente dal Tna, questa procedura (che il Tas di Losanna valida puntualmente) distingue la colpa più lieve di un giovane atleta dilettante e sprovveduto da quella grave di un professionista strapagato che non può commettere errori. Pogba paga caro, il calcio italiano però dimostra di non mostrarsi più indulgente o peggio compiacente come in passato verso chi non rispetta le regole.


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1 marzo 2024 (modifica il 1 marzo 2024 | 07:52)

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