Michael Jackson, Reagan, Prezzolini: Meloni riscrive il suo pantheon

4 ore ago
Prezzolini

 Da Frodo della Contea a Michael Jackson. Da Steve Jobs, citato nel discorso di insediamento da premier, a Elon Musk il trumpiano da cui è stata appena premiata a New York con tanto di gaffe: «Giorgia è più bella dentro che fuori». Meloni ha un pantheon, tra viventi e non viventi, che si arricchisce via via. E chissà se finirà per comprendere tra poco anche Augusto Del Noce, il filosofo tradizionalista, il cattolico criticissimo verso la secolarizzazione, il conservatore liberale che vide nel post-illuminismo e nel materialismo il gene distruttivo del ‘68 (si veda il libriccino Treccani sul suo concetto di «Autorità» appena dato alle stampe). E proprio a questo colosso è dedicato infatti il volume in uscita di Luciano Lanna, ex direttore del Secolo d’Italia e intellettuale apprezzatissimo fra i Fratelli d’Italia più abituati alle buone letture, e ha per titolo: «Attraverso la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce» (prefazione di Giacomo Marramao).

E comunque il viaggio Oltreoceano di Giorgia non è paragonabile a quello di Alexis de Tocqueville tra il 1831 e il 1832, da cui scaturì il capolavoro «La democrazia in America», ma si è rivelato, in un mix tra alto e basso, tra canzoni pop e riferimenti filosofico-letterari, culturalmente fruttuoso. Le ha fatto ricordare di Giuseppe Prezzolini e Giorgia ha citato queste parole dello scrittore italiano con cittadinanza americana (accusato di essere un agente fascista, poi scagionato): «Chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato». «Forse egli è stato il più grande intellettuale conservatore nell'Italia del ‘900», ha aggiunto la premier, la quale può fregarsi dell’onore di avere una biografia di Prezzolini (opera di Gennaro Sangiuliano) a lei dedicata.

Di conservatorismo trasuda il Meloni pantheon. Poteva mancare dunque Roger Scruton? Giammai, e rieccolo infatti il filosofo britannico anti-sinistra nel discorso newyorkese. Giorgia ne parla a proposito dell’«oicofobia», ovvero l’avversione verso la propria casa intesa come l’Occidente: «Un disprezzo montante, che ci porta a voler brutalmente cancellare i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa».

THRILLER

E Michael Jackson: «E’ stato il mio maestro d’inglese». Sì, Meloni ha imparato da ragazzina quella lingua sui testi della maggiore popstar anni ‘80. Improvvisa la premier anche un passaggio canoro del celebre «Man in the mirror» mentre prende il premio americano. E racconta: «Come diceva nell’uomo allo specchio il mio professore di inglese, Michael Jackson, dobbiamo iniziare da noi stessi, sapere chi siamo veramente e rispettare noi stessi in modo da poter capire e rispettare anche gli altri». E ancora: non potendo già deificare Trump, Meloni nello strano pantheon - la settimana scorsa davanti alla Confindustria aveva lanciato l’icona di Adriano Olivetti - fa entrare Ronald Reagan. Con una chiave identitaria: «Reagan una volta disse: nessuna arma nell'arsenale del mondo è così formidabile come la volontà e il coraggio morale di uomini e donne liberi. È un'arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno. Non potrei essere più d'accordo. La nostra libertà e i nostri valori, e l'orgoglio che proviamo per loro, sono le armi che i nostri avversari temono di più». Ovvero, parola di Meloni, «l’Occidente è uno scrigno di valori, di libertà e di diritti. Dobbiamo difendere tutto questo e non auto-colpevolizzarci». La sua idea di Occidente è quella di una parte del mondo che ha avuto e continua ad avere una funzione di sviluppo per tutti e quindi «guai ad arrenderci all’idea che la nostra civiltà non abbia più nulla da dire né rotte da tracciare».

Ma per quanto riguarda ancora il pantheon, una cosa colpisce - al netto della citazione di Montesquieu sulla libertà come bene primario che la neo-premier fece nel discorso d’insediamento a Palazzo Chigi - e cioè che raramente fa riferimento ai francesi Meloni (Parigi a Palazzo Chigi piace poco). Ma potrebbe citare tra i suoi miti, anche se lo adora Macron, il filosofo Paul Ricoeur il quale vede nella trascendenza un elemento essenziale per la costruzione di una società giusta. Forse, però, qui si va troppo nel complicato. Perfino oltre Del Noce.

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