Cosa ci sia dentro quella valigetta è uno di quei misteri che – mettiamoci il cuore in pace – non sapremo mai. Stasera in tv su Canale 20 alle 21.10 c’è un film da non perdere, anche se lo avete già visto: Pulp Fiction.
L’opera seconda di Quentin Tarantino usciva nei cinema giusto 30 anni fa: il 14 ottobre negli Stati Uniti, il 28 in quelli italiani. In pochi allora scommettevano su questa storia strana con protagonista un ex divo sul viale del tramonto e una giovane promessa di Hollywood che non incarnava i canoni della star.
Invece, questa accozzaglia di eventi che sfida il flusso lineare del tempo per 154 minuti (ebbene sì, dura due ore e mezza!) e il buongusto in fatto di hairstyle, ha cambiato il cinema. Nulla è più stato come prima. Anche perché in tanti hanno cercato di imitarlo, ma nessuno ci è mai riuscito. Come hanno ricordato i suoi protagonisti.
“Pulp Fiction” usciva nei cinema 30 anni fa: storia e leggenda di un flm cult da non perdere che torna stasera in tv (foto ufficio stampa)
Considerando che la trama non viene raccontata in maniera lineare né cronologica, fare il riassunto di Pulp Fiction non è semplice. Perché si tratta di 4 quattro storie, apparentemente non collegate, che si intrecciano in modo non lineare. Zucchino (Tim Roth) e Coniglietta (Amanda Plummer) sono due ladri che, mentre cenano in una caffetteria, decidono che la cosa migliore da fare è rapinarla.
Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson), due sicari che lavorano per il boss della mafia Marcellus Wallace (Ving Rhames), vengono inviati a recuperare una valigetta molto speciale e misteriosa per il loro capo. Vincent deve anche intrattenere Mia Wallace (Uma Thurman) mentre il marito è fuori casa. Butch Coolidge (Bruce Willis) è un vecchio pugile che viene pagato per “fare un tuffo”, ma che invece uccide accidentalmente il suo avversario e cerca di fuggire dalla città, ma non prima di aver preso il fortunato orologio d’oro del padre morto.
Il trailer di “Pulp Fiction” Storia di un film che non doveva essere un filmSiamo alla fine degli Anni 80. Quentin Tarantino e Roger Avary sono due ragazzi con la testa piena di sogni e di storie che lavorano come commessi in un videonoleggio di Los Angeles, il Manhattan Beach Video Archivies. È tra quelle videocassette che nasce Pulp Fiction. «L’idea originale era di fare 3 cortometraggi con 3 registi diversi. Io ne avrei fatto uno, Quentin un altro e avevamo trovato un amico, Adam Rifkin, che avrebbe fatto l’ultimo», racconta Avary.
«Ho scritto una sceneggiatura intitolata Pandemonium Reigns e, strada facendo, il mio piccolo cortometraggio si è trasformato in un lungometraggio. Le Iene si è trasformato in un lungometraggio. Adam non ha mai scritto la sua. Pulp Fiction per un po’ è stato qualcosa che non si è realizzato. Poi Quentin ha fatto Le Iene e ha ricevuto un sacco di offerte. Ma un giorno è tornato, mi ha chiamato e mi ha detto: “Continuo a pensare a Pulp Fiction, e penso di volerlo fare come un unico film e dirigerlo io”. Così abbiamo preso la mia sceneggiatura di Pandemonium Reigns e l’abbiamo rimaneggiata». Cioè, spiega, hanno preso tutte le scene che avevano scritto e che non erano già state trasformate in film, «e alla fine ne è uscito Pulp Fiction».
John Travolta e Samuel. L. Jackson in una scena di “Pulp Fiction” (1994) di Quentin Tarantino (foto ufficio stampa)
Solo che 155 pagine sono davvero tante per una sceneggiatura. E Tarantino non è uno che accetta compromessi. Solo Harvey Weinstein, con la sua Miramax, ha creduto in questa scommessa. Ma lui voleva Daniel Day-Lewis, che aveva appena vinto l’Oscar per Il mio piede sinistro. Tarantino non è uno che accetta compromessi: voleva John Travolta. Cioè un divo sul viale del tramonto e praticamente dimenticato. Il cui ultimo vero successo era stato Senti chi parla (1989). «Ha alzato l’asticella per me e mi ha dato una seconda possibilità per una carriera di alto livello, quella che lui ha sempre voluto che avessi», riconosce Travolta.
Samuel L. Jackson e Uma Thurman hanno dovuto sudare per ottenere le loro parti. Mezza Hollywood voleva una particina nel film. E loro due non erano le prime scelte di Tarantino e del suo team. Invece, le loro audizioni sono state perfette.
L’iconica locandina di “Pulp Fiction”
Se Harvey Keitel era stato il “gancio” per poter realizzare Le Iene, Bruce Willis lo sarebbe stato per Pulp Fiction. «Siamo andati a trovarlo a casa sua a Malibu», ricorda il produttore Lawrence Bender. «Bruce era in grado di recitare praticamente l’intero copione di Le Iene. Amava quel film. È stata una cosa del tipo “mi hai convinto al ciao”. Lui e Quentin hanno fatto una passeggiata sulla spiaggia, sono tornati e Bruce era pronto per fare il film».
Completano il cast Tim Roth (Ringo “Zucchino”), Amanda Plummer (Yolanda “Coniglietta”), Maria de Medeiros (Fabienne), Ving Rhames (Marcellus Wallace), Eric Stoltz (Lance), Rosanna Arquette (Jody), Christopher Walken (capitano Koons), Harvey Keitel ( Winston Wolf), Steve Buscemi (Buddy Holly) e lo stesso Quentin Tarantino (Jimmie Dimmick).
La scena cult del ballo Dal Festival di Cannes agli Oscar, sbancando il botteghinoIl risultato di tutta questa avventura? Un film cult. Che, oltre a rilanciare la carriera di John Travolta, a far nascere le stelle di Samuel L. Jackson e Uma Thurman, ha generato una vera e propria scia di imitazioni. Ma nessuna di successo come l’originale. Che ha vinto la Palma d’Oro del Festival di Cannes del 1994 (qui il resoconto della reunion di 20 anni dopo), conquistato 7 nomination agli Oscar 1995 con una vittoria (per la sceneggiatura originale a Tarantino e Avary).
E sbancato i botteghini di tutto il mondo. A fronte di un budget di 8,5 milioni di dollari (davvero pochi anche allora per una produzione Hollywoodiana) ne ha incassati 213 milioni. Cambiando, anche qui, per sempre l’economia del cinema indipendente.