Gaza, l'evacuazione di Rafah avrà conseguenze disastrose

13 giorni ago

L’esercito israeliano ordina di evacuare Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Ma è lì dove si sono rifugiate 1,2 milioni di persone. Prima del sette ottobre ci vivevano in 250mila. Di conseguenza, Rafah (20mila persone per km2) è quasi due volte più densamente popolata di New York City (11mila persone per km2). Circa la metà della popolazione è costituita da bambini, molti dei quali sono stati sfollati più volte e si rifugiano in tende o in alloggi informali.

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«Rafah adesso è una città di bambini, che non hanno un luogo sicuro in cui andare a Gaza. Se inizieranno le operazioni militari su larga scala, non solo i bambini saranno esposti a rischio di violenza, ma anche di caos e panico, in un momento in cui lo stato fisico e mentale è già debole», denuncia Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef. «Centinaia di migliaia di bambini che sono adesso a Rafah sono feriti, malati, malnutriti, traumatizzati o vivono con una disabilità. Molti sono stati sfollati diverse volte e hanno perso case, genitori e cari. Hanno bisogno di essere protetti insieme ai servizi rimanenti da cui dipendono, comprese strutture mediche e rifugi». 

È stato il Gabinetto di guerra di Israele ad approvare all’unanimità l’operazione di terra a Rafah. Per ora l’avvertimento ai civili palestinesi riguarda la parte est di Rafah. «Costringere oltre un milione di palestinesi sfollati a evacuare senza una destinazione sicura non solo è illegale, ma porterebbe a conseguenze catastrofiche. I nostri operatori umanitari segnalano alcune delle condizioni più gravi degli ultimi tempi, con malattie diffuse, fame e caos. Vogliamo essere chiari: non esistono zone sicure a Gaza. La comunità internazionale deve agire rapidamente per prevenire ulteriori atrocità e chiedere conto a sé stessa, oltre che al governo israeliano, della propria incapacità di intervento. Se l’invasione di Rafah è la nostra “linea rossa”, saremo capaci di fare tutto il possibile per fermare questo attacco imminente?», denuncia l’organizzazione ActionAid.

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«L’offensiva militare di Israele a Rafah potrebbe portare alla fase più letale di questo conflitto, infliggendo orribili sofferenze ai civili sfollati nell’area», spiega Jan Egeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati. «Gli ordini di trasferimento emessi oggi da Israele a migliaia di gazesi, con la disposizione di trasferirsi ad Al-Mawasi, sono oltremodo allarmanti. L’area è già sovraccarica e priva di servizi vitali. Non ha la capacità di ospitare il numero di persone che attualmente cercano rifugio a Rafah, senza alcuna garanzia di sicurezza, di una sistemazione adeguata o di ritorno una volta terminate le ostilità per coloro che sono costretti a trasferirsi. L’assenza di queste garanzie fondamentali di sicurezza e di ritorno, come richiesto dal diritto umanitario internazionale, qualifica le direttive di Israele sul trasferimento come trasferimenti forzati, che equivalgono a una grave violazione del diritto internazionale. Qualsiasi operazione militare israeliana a Rafah – che è diventato il più grande agglomerato di campi di sfollati al mondo – causerà potenziali atrocità di massa».

Credit foto: AP Photo/Fatima Shbair

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