Roberto Sergio (ad Rai): «Forti col nuovo piano. Bene così i tetti ...

1 Feb 2024

ServizioL’intervista

L’amministratore delegato di Viale Mazzini: Tv pubblica «in sicurezza» con il nuovo piano industriale e «non evitabile» la vendita di quote di Rai Way . Quanto alle risorse da canone: «Non possiamo scendere sotto il livello attuale»

di Andrea Biondi

Rai - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

31 gennaio 2024

(ANSA)

5' di lettura

«Prima degli Stati Generali della Rai si è deciso di dare priorità a Piano Immobiliare, Piano Industriale, Contratto di servizio e Piano di Sostenibilità. Bene. Dopodiché la presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, ha ritenuto logico, dal suo punto di vista, posporre la discussione successivamente alle elezioni europee».

Roberto Sergio, 64 anni, amministratore delegato della Rai, non si scompone dinanzi alla domanda sulle proteste di una parte della politica che parla di “TeleMeloni” e grida all’occupazione della Rai da parte della maggioranza di Governo. «Io sono un tecnico e non esiste “TeleMeloni”. Detto questo mi domando: la governance della Rai è da cambiare? Io non lo so. Dico solo che quella attuale discende da una maggioranza di governo che aveva presidente del Consiglio il senatore Matteo Renzi, con una maggioranza di Governo guidata da quel Pd che oggi spinge la protesta. Aspettiamo di vedere cosa la politica deciderà. Immagino che ci si riferisca al triennio successivo alla prossima consiliatura».

Politica e Rai. Rapporto da sempre inscindibile e certamente, ad ora, non scisso per una Tv pubblica «messa in sicurezza» da un Piano industriale che trae linfa economica dalla vendita di quote di Rai Way e che affonda le sue radici in una conditio sine qua non: «La Rai ha necessità di un certo livello di risorse sotto le quali non si può scendere per garantire un adeguato servizio pubblico».

Lei ha parlato di una Rai «in sicurezza» dopo il Piano industriale. Quali numeri lo dimostrerebbero?

Segnalo i 135 milioni di efficienze già dal 2026, ricavi aggiuntivi per 60 milioni e mantenimento della posizione finanziaria netta entro i parametri di sostenibilità: 490 milioni nel 2026. Ricordo che l’ultimo piano industriale fu fatto da un tecnico: Gubitosi. Ringrazio la Presidente e l’attuale Cda. Abbiamo previsto 225 milioni di risorse incrementali per la trasformazione tecnologica e il rafforzamento dell’offerta. Il tutto per una Rai che va verso il futuro, come digital media company.

Proprio non potevate fare a meno di vendere le quote di Rai Way?

No, non si poteva evitare. Adesso vedremo con che modalità. È una operazione che serve ad avere risorse nel breve e a rafforzare l’equilibrio economico e finanziario dell’azienda. E nello specifico serve a supportare un Piano industriale sfidante e ambizioso. Comunque manterremo il controllo della governance.

I fondi azionisti di Rai Way hanno contestato la scelta, ritenendola ostativa a un possibile matrimonio con l’altra grande tower company per il broadcasting: Ei Towers.

La cessione delle quote non preclude questa possibilità così come non pregiudica l’aumento del valore degli asset e dei dividendi. In ogni caso Rai resta interessata a valutare e analizzare prospettive di sviluppo industriale di Rai Way con l’obiettivo di identificare modalità di crescita di valore della partecipata a favore di tutti gli azionisti. Siamo aperti al dialogo.

Ad ora non c’è nulla sul tavolo?

Al momento non ci sono trattative in corso. Rai Way si sta occupando di predisporre un piano industriale con all’interno valutazioni importanti.

La riduzione del canone da 90 a 70 euro vi preoccupa?

Il tema del canone è ogni anno nella disponibilità del Governo e del Parlamento. C’è stato un progressivo calo accompagnato dal trasferimento in bolletta elettrica per avere un recupero dell’evasione. Per quanto ci riguarda è essenziale la certezza delle risorse per poter rispondere agli obiettivi del Contratto di servizio con risorse necessarie e sufficienti.

Che ammontano a quanto?

Il livello attuale: fra gli 1,7 e gli 1,8 miliardi. Sotto non si può scendere. Per quest’anno il canone è passato da 90 a 70 euro, con un ammanco di risorse compensato da 430 milioni dalla fiscalità generale. Confido che anche il prossimo anno le risorse rimangano quantomeno le stesse. Con quale modalità? Sarà la politica a deciderlo. Peraltro in un quadro in cui non è stata abrogata la norma che prevede il canone a 90 euro. Quindi in assenza di altri interventi dovrebbe in teoria ritornare su quel livello.

Pensate di chiedere o avete già chiesto una revisione della disciplina dei tetti pubblicitari?

Non è nostra intenzione farlo. Non avrebbe senso se il dialogo con le istituzioni si mantiene in questi termini, con la consapevolezza del livello di risorse di cui abbiamo necessità. Basterebbe anche solo che fosse dato seguito a quanto previsto dal Tusma (il testo unico, ndr) che prevede una revisione del canone sulla base del dato Istat.

Il 18 gennaio il Cda ha dato il suo ok al Contratto di servizio. Quali secondo lei le principali novità?

Ci sono due aspetti che ritengo chiave. Il primo sono gli investimenti nel digitale. Altrettanto importante ritengo che sia l’obiettivo di arrivare ad avere appalti totali esterni pari a zero. Stanno già diminuendo. E ci lavoreremo con determinazione.

Perché però nel passaggio dalla Commissione di Vigilanza alla Rai è saltata la stretta sugli agenti?

Non siamo stati noi a fare questa scelta. Evidenzio però che tutto è nel piano industriale, dove è indicata con chiarezza la necessità di avere un rapporto corretto, intelligente ed equilibrato. La questione in passato si era posta per prodotti editoriali dove partendo dal protagonista tutti gli ospiti rientravano fra i personaggi legati all’agente titolare. Ora non vedo esempi di questo tipo.

Rai impreparata al Dvb-T2? C’è stata la proroga al 10 settembre.

Eravamo preoccupati che il passaggio avrebbe potuto causare per molti l’impossibilità di fruire del servizio pubblico, non avendo acquistato o non avendo la disponibilità di acquistare device compatibili, con l’avvicinarsi di un’estate con tre avvenimenti straordinari: Europei di calcio, Olimpiadi e Paralimpiadi.

A proposito di eventi straordinari: si avvicina il Festival di Sanremo. A quanto ammonterà la raccolta pubblicitaria?

Le cifre le daremo al momento opportuno. Ma batteremo di sicuro il record dello scorso anno.

E lei andrà a Sanremo?

Se intende chiedermi se sarò lì ogni sera in prima fila a cantare e ballare la risposta è no. Però le dico che la settimana del festival sposterò il mio ufficio a Sanremo, per incontrare artisti, investitori pubblicitari e istituzioni. E anche per essere collega fra i colleghi, quale sono.

Si va verso la scadenza del Cda. Vedremo un suo avvicendamento con il dg Giampaolo Rossi o, secondo altri rumors, con il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocchi?

Io dico solo che lavoro quotidianamente, con soddisfazione, con Giampaolo Rossi e sono a disposizione delle scelte che il Governo, l’azionista, riterrà più opportune.

Sul fronte radio: è rientrata la fibrillazione con le altre emittenti conclusa con la vostra uscita dall’indagine Ter?

Ci siamo già incontrati e stiamo lavorando con le altre emittenti per approdare tutti in un Jic, a partire dal 2025. E noi ne faremo parte.

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