Autonomia differenziata, la Cassazione ha dato il via libera al ...

6 giorni ago
Referendum autonomia differenziata

Un nuovo colpo all'autonomia differenziata. La Corte di Cassazione ha aperto questa mattina la strada al referendum per l'abrogazione totale della riforma che ridisegna i poteri delle regioni e che rappresenta uno dei pilastri dell'agenda del governo Meloni. Con un'ordinanza di trenta pagine, l'Ufficio centrale per il referendum ha dichiarato legittima la consultazione popolare che, dopo aver raccolto oltre 553mila firme contro le 500mila necessarie, punta a cancellare la legge 86 del 26 giugno 2024, meglio nota come "legge Calderoli". Il percorso referendario non è però ancora concluso: a gennaio la Consulta dovrà esprimersi sull'ammissibilità del quesito.

La decisione della Cassazione sull'autonomia differenziata arriva a poco meno di un mese dalla sentenza con cui la Corte Costituzionale aveva già evidenziato sette profili di illegittimità nel testo, indebolendo ulteriormente il provvedimento voluto dalla maggioranza. La Corte aveva infatti stabilito che settori strategici come energia, ambiente, commercio estero e grandi reti di trasporto devono rimanere sotto il controllo statale. Ha inoltre bocciato il meccanismo che permetteva al governo di decidere autonomamente gli standard minimi dei servizi essenziali, i cosiddetti Lep, riservando questa competenza al Parlamento.

I nodi

Sul tavolo della Cassazione erano arrivate due diverse richieste referendarie. La prima, presentata da cinque regioni (Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia), chiedeva di cancellare solo alcune parti specifiche della legge. La seconda, promossa dal comitato referendario che ha raccolto le firme, puntava invece all'abrogazione totale del provvedimento. La Suprema Corte ha respinto quella delle regioni perché quelle stesse parti della legge erano già state dichiarate illegittime dalla Consulta il 14 novembre. Ha invece dato via libera alla richiesta di abrogazione totale, specificando che "il quesito deve avere corso pur dopo la pronuncia della Corte Costituzionale".

Si apre così un complesso intreccio procedurale: da un lato il Parlamento è chiamato a correggere il testo per adeguarlo alla sentenza della Consulta, dall'altro il quesito referendario approvato dalla Cassazione si riferisce alla legge nella sua forma attuale. Sarà la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sull'ammissibilità del referendum a gennaio, a dover sciogliere questo nodo.

Lo scontro politico si riaccende

La decisione della Cassazione ha riacceso il dibattito tra le forze politiche su un tema divisivo che non poteva non riscaldare gli animi. L'opposizione chiede lo stop immediato della riforma, mentre la maggioranza, come è ovvio, difende il provvedimento a spada tratta. "Il governo si fermi, fermi i negoziati e abroghi questo testo", ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein, definendo la legge uno "strafalcione" dopo la bocciatura della Consulta.

Sul fronte dei territori emerge una spaccatura netta. Il presidente del Veneto Luca Zaia (storico esponente leghista) ha ribadito all'Ansa che la sua regione andrà avanti insieme a "Lombardia, Liguria e Piemonte" sul fronte dell'autonomia. Di tutt'altro avviso la governatrice sarda Alessandra Todde che, come riporta la stessa agenzia, ha sottolineato come "la Sardegna ha combattuto in prima fila per difendere la sua specialità". Il riferimento è allo statuto speciale che assegna ampie autonomie alla regione. Per il Movimento 5 stelle, attraverso i suoi rappresentanti nelle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, si tratta di una “nuova sonora bocciatura per il governo”. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha accusato l'esecutivo di voler utilizzare l'autonomia differenziata come merce di scambio per altre riforme come il premierato, in una sorta di baratto.

La prospettiva di una "primavera referendaria", come l'ha definita il segretario di Più Europa Riccardo Magi, si fa sempre più concreta. I cittadini potrebbero essere chiamati a esprimersi non solo sull'autonomia differenziata ma anche sulla riforma della cittadinanza. Prima però sarà necessario attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale sull'ammissibilità del quesito, previsto per gennaio 2025.

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