Alla scoperta di Retegui, l'incredibile storia di Jessica Long, il sogno ...
Nel numero di questa settimana di Sportweek l'italoargentino del Genoa racconta il momento con l'azzurro al centro: "Ho desiderato questa maglia con tutte le forze e farò di tutto per meritarla". Sacchi legge Real-City parlando dei "suoi" Ancelotti e Guardiola. E poi ancora: squadra rosa sul K2, la Parigi-Roubaix e tanto altro
5 aprile - 14:16 - MILANO
Da tempo quello del centravanti è il problema strutturale della Nazionale. Ora le speranze di risolverlo convergono su Mateo Retegui, attaccante argentino del Genoa con doppio passaporto. È un lascito di Mancini che era andato a pescarlo nel Tigre un anno fa e che Spalletti ha volentieri raccolto in vista dell’Europeo in Germania. E lui che a 24 anni poteva sognare di giocare nell’Albiceleste campione del Mondo - dove però avrebbe dovuto battere la concorrenza di Alvarez e Lautaro - ha accettato con entusiasmo la proposta italiana: “Ho desiderato questa maglia con tutte le forze e farò di tutto per meritarla”, assicura. Per ora sta riuscendoci, visto che in proporzione segna di più in Nazionale (4 gol in 6 partite) che nel Genoa (6 in 23). “Ora non devo fermarmi, voglio giocare in azzurro il più a lungo possibile”. Per ora il c.t., al ritorno dalla minitournée negli Usa, è soddisfatto: “Mateo è stato perfetto con il Venezuela e non solo per i due gol: conoscevamo le sue abilità in area, ma ha fatto anche tanto lavoro sporco”. Un lavoro che, ha spiegato il padre, gli deriva dall’aver praticato da ragazzo l’hockey su prato, “sport di contatto estremo in cui l’attaccante è anche il primo marcatore”. Ma sono soprattutto le qualità calcistiche del Chapita – potenza, colpo di testa, efficacia sotto porta – che cerca l’Italia per l’Europeo e i prossimi anni. Un finalizzatore.
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Per tutte queste ragioni Sportweek in edicola sabato (come sempre a 2,20 euro insieme alla Gazzetta) gli ha dedicato la copertina. C’è un altro attaccante che sta facendosi notare in Serie A, anche se porta sulle spalle un nome pesante, pesantissimo: Maldini. Daniel, il figlio di Paolo e nipote di Cesare, sta completando il suo percorso di crescita nel Monza (3 gol in 6 partite da gennaio) dopo essere passato da Spezia ed Empoli. “Mister Palladino e Galliani qui mi stanno dando tanto. Il ritorno al Milan è un desiderio e un’opzione”, ci ha detto in un’intervista esclusiva. “Da me ci si aspetta tanto, per le caratteristiche e per come mi chiamo. E’ sempre stato così e sarà sempre così: ci sono abituato e me lo faccio scivolare addosso”. Lo abbiamo incontrato e fotografato a Monzello constatando una spiccata mentalità per i suoi 22 anni: “Questo è il momento più delicato della mia carriera: se non sento pressione adesso immagino che in futuro sarò ancora più tranquillo”.
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A proposito di figli e figliocci, sul nostro magazine vi proponiamo un’intervista al grande Arrigo Sacchi su Carlo Ancelotti e Pep Guardiola, avversari martedì nell’andata di Real Madrid-Manchester City, il quarto di Champions che è come una finale anticipata fra i dominatori di questa coppa e i detentori. Dice Sacchi, che li considera i suoi eredi: “Il calcio non ha segreti per Carletto, e non ho mai sentito un calciatore che si lamentasse di lui. Con Pep ci scambiamo spesso messaggi: è un visionario che intende il calcio come spettacolo e studia per regalare emozioni alla gente. Chi vincerà? Vedo gli inglesi favoriti, ma occhio a Carletto, uno che è stato capace di tenere testa perfino a… un orso”.
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La prossima settimana sarà interessante seguire anche il derby italiano in Europa League fra Milan e Roma: Sportweek ricorda i precedenti in questo torneo che una volta di chiamava Coppa Uefa ed era territorio di caccia delle nostre squadre. Tra altre storie di calcio, come il giallo delle mani spezzate al portiere della Steaua campione d’Europa nel 1986, Helmuth Ducadam, troverete un’intervista all’atleta paralimpica più vincente tra quelli in attività, con 29 medaglie nel nuoto, tra cui 16 d’oro, ai Giochi dal 2004 (aveva appena 12 anni) a oggi. Quella di Jessica Long - adottata da due americani di Baltimora in un orfanotrofio siberiano quando aveva 13 mesi, amputata a entrambe le gambe a 18 per una malattia genetica che impediva la crescita delle ossa sotto il ginocchio e poi operata altre 25 volte - è una storia forte e speciale raccontata nel libro per bambini “La sirena senza coda” e oggetto dell’intervista che vi proponiamo. “Da bambina – ci ha detto questa bellissima ragazza con oltre un milione di followers su Tik Tok - tagliavo le gambe alle mie bambole. Poi crescendo ho scoperto che la mia disabilità poteva darmi un grande potere: se mi mostro senza paura e orgogliosa di quello che sono, le persone hanno una reazione molto positiva. Perciò mi piace molto far vedere le mie protesi, è molto cool: ne ho tantissime e sono il mio accessorio preferito”.
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Restando nell’ambito dello sport femminile, in questo numero vi portiamo sul K2 dove 4 arrampicatrici italiane e 4 pakistane stanno preparando l’assalto alla seconda vetta più alta del mondo esattamente 70 anni dopo la conquista da parte della nostra famosa spedizione. E siccome domenica si corre la Parigi-Roubaix, Sportweek vi conduce nella terribile foresta di Arenberg e sugli infidi cubetti di porfido che formano i 55 km di pavé dell’Inferno del Nord, la corsa che massacra i ciclisti e divora le biciclette.
Gazzetta dello Sport
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