Irama e Riccardo Cocciante, accomunati dal desiderio di esprimere ...

9 Feb 2024
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Irama e Riccardo Cocciante hanno condiviso i retroscena della loro collaborazione prevista per la serata di stasera (9 febbraio) del Festival di Sanremo, dedicata alle cover e ai duetti. I due artisti porteranno sul palco "Quando finisce un amore" di Cocciante. Ne hanno parlato al Fuori Sanremo ING, ai microfoni di Mauro Marino e Manola Moslehi.

Riccardo Cocciante - Figure 1
Foto Radio Italia

Oggi è la giornata dedicata alle cover e ai duetti: tu hai scelto un fuoriclasse! (Irama) Per me, glielo dico sempre e lo ripeto, è un onore gigantesco stare al suo fianco. Lo ringrazio per la fiducia e non vedo l’ora di condividere questo capolavoro che compie 50 anni. (Riccardo Cocciante) Proprio quando “Bella senz’anima” e “Quando finisce un amore” compiono entrambe 50 anni, un giovane mi chiede di condividere questa canzone insieme. Io l’ho scelto perché è un bravo ragazzo, si vede, e perché bisogna sempre affrontare le sfide, valeva la pena di provare qualcosa che non avevo mai fatto prima e condividere una canzone molto personale e ci detti “bisogna vivere questa cosa e cantare questa canzone come se fosse nostra, di tutti e due”.

Irama, come sei arrivato a questa collaborazione? Riccardo rappresenta un simbolo per la nostra musica. Mi sono sempre trovato vicino ai testi di Riccardo, visto che anche io scrivo le mie canzoni, e, avendo difficoltà a interpretare le canzoni degli altri, ne ho scelta una che sentivo particolarmente vicina.

Riccardo Cocciante - Figure 2
Foto Radio Italia

Riccardo, cosa diresti a giovane che si approccia per la prima volta a Sanremo? Molta gente dice oggi non si fa più musica, che non c’è più musica, io invece penso il contrario: bisogna andare avanti, con altre forme musicali e mi piacciono le proposte dei giovani che a volte urtano, ma va bene così. Insomma, l’unico consiglio, la cosa più importante è essere se stessi, esprimere quello che si ha dentro. Essere autentici è la cosa più importante.

Cosa hai pensato la prima volta che hai ascoltato “Tu no” di Irama? (Riccardo Cocciante) Non è una canzone facile, è da ascoltare diverse volte, ma ora mi è entrata dentro completamente. (Irama) Ogni cosa che dice la custodisco. Imparo sempre qualcosa.

E cosa vi accomuna? Guardandovi negli occhi mentre vi esibite, si vede che siete emozionati, esce sempre l’anima... (Riccardo Cocciante) Credo che la cosa più importante sia comunicare le emozioni: prima di tutto dobbiamo emozionarci noi per poi emozionare gli altri. Infatti ho detto a Irama: “entra in una sorta di trans, entra profondamente nella canzone, non pensare a cosa c’è intorno, dài qualcosa di te, della tua anima al pubblico”.

Riccardo Cocciante - Figure 3
Foto Radio Italia

Quando hai capito che “Tu no” era la canzone giusta da proporre al Festival? (Irama) In realtà non penso mai alla gara in sé, sono sempre dell’idea che la musica deve rimanere pura e avvicinarsi alle emozioni e non alla strategia della gara. Quando l’ho scritta avevo bisogno di dire qualcosa e di dirlo a più persone possibili. Per me la cosa fondamentale è sempre il messaggio da trasmettere. (Riccardo Cocciante) Poi è il pezzo che si impone. Il pezzo è già lì, poi lo accetti e lo dai al pubblico.

Riccardo, che ricordo hai del Festival di Sanremo a cui hai partecipato e vinto con “Se stiamo insieme”? Traumatico! È stato molto difficile, c’erano cantanti eccezionali come Renato Zero e Umberto Tozzi. Ed era ancora più difficile penare che si potesse vincere. È stata un’esperienza traumatica perché presentare una canzone a Sanremo non è proprio da me, il solo Sanremo che ho fatto era una sfida non comune e per fortuna l’ho vinta.

Riccardo Cocciante - Figure 4
Foto Radio Italia

Riccardo, parliamo di “Bella senz’anima”, un pezzo della storia della musica: quando l’hai scritta, cosa era successo? Cosa stavi vivendo? Le mie canzoni sono un po’ allegoriche, questa era un grido disperato, forse per dire alla gente “ascoltatemi, forse sono valido, porco diavolo!”. Poi non si possono sempre spiegare le canzoni, arrivano, le accetti e le concretizzi; è arte che diventa materia, e una cosa difficile perché può rimanere in aria e svanire. “Bella senz’anima” era caduta su di me, l’ho presa e ho mi sono espresso. Ero un ribelle che voleva esistere. La casa discografica non accettava completamente questo mio modo di cantare, dicevano che gridavo. Io invece penso che era un grido modulato, che diceva qualcosa. La canzone è questa rivolta che avevo in me.

di Maria Vittoria Pezzoni

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