“Stutatelo 'sto telefono”, Muti ai senatori al concerto di Natale ...

8 ore ago

Siparietto Riccardo Muti-senatori al Senato. Il maestro dirige Beethoven e Bizet e suona un cellulare. “Stutatelo ‘sto telefono” (spegnete il telefono), risponde Muti interrompendo per una frazione di secondo il concerto.

Riccardo Muti - Figure 1
Foto Repubblica Roma

L'Aula del Senato ha reso omaggio al maestro Riccardo Muti con una standing ovation al termine del programma del concerto di Natale. Ospiti e autorità istituzionali, prima fra tutti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, si sono alzati in piedi per riservare un applauso scrosciante al maestro e alla giovane orchestra Cherubini da lui fondata: "E' per me un onore, alla presenza del presidente della Repubblica - che mi permetto di ringraziare con un applauso - di consegnare al maestro Muti in segno di gratitudine e ammirazione la campanella con cui si cerca di riportare alla tranquillità il Senato quando è un po' in ebollizione, ma nelle sue mani può diventare un suono dolcissimo", ha detto Ignazio La Russa facendo dono della campanella a Muti.

Il maestro ha prima chiesto, ironico, se la campanella fosse d'oro. Poi ha sottolineato: "Io non ho preparato un discorso e quando non lo faccio nessuno può prevedere cosa esce dalla mia bocca. Avete ascoltato due composizioni estremamente complesse suonate dal fiore della gioventù italiana. Io ho fondato venti anni fa l'orchestra Cherubini per tramandare gli insegnamenti che ho ricevuto. Non vengo da orchestre blasonate, ma vengo dalla scuola italiana. Sono direttore emerito dell'orchestra di Chicago e a trenta gradi sotto zero, quando uscivo, avevo sempre un grande calore dentro di me perché al museo di Chicago ci sono i nomi scolpiti di Michelangelo e Raffaello. Nessuno possiede la verità dentro di sé, nemmeno i critici: questo dico ai giovani dell'orchestra", ha aggiunto Muti. "Il lavoro in un orchestra è estremamente difficile quando lo si voglia fare bene. Nelle orchestre e nelle nostre amate bande locali. Io ho cominciato ascoltando la banda di Molfetta, durante un corteo funebre. Non il migliore degli esordi. Ma questa è la parte più preziosa della nostra Italia. Questa è l'arte. Quando sono stato a Scampia sono andato a trattenermi per ore con dei ragazzini che si sono messi a suonare in una stanzetta quasi senza aria. Non perché qualcuno l'avesse loro imposto, ma perché volevano trovare libertà e bellezza. Questa è la bellezza della nostra Italia".

E il maestro conclude con un proverbio cinese: "E' a forza di pensare ai fiori che i fiori crescono".

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