L'ultimo sopravvissuto di Rigopiano: “Vi racconto ora per ora cos'è ...
Pescara, 20 novembre 2024 - L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano, Giampaolo Matrone, oggi è un uomo di 40 anni, padre di Gaia, 13enne, vedovo di Valentina Cicioni, che non è mai tornata da quella vacanza romantica nel resort a 4 stelle sul Gran Sasso, cancellato da una valanga alle 16.49 del 18 gennaio 2017, una strage con 29 morti e 11 scampati, volevano scappare tutti ma avevano davanti un muro. Un muro di neve.
Rigopiano, la potenza devastante della valanga che ha travolto l'hotel alle 16:49 del 18 gennaio 2017
L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano è anche il titolo del libro scritto dal pasticcere di Monterotondo (62 ore sotto la neve, un disastro ancora senza colpevoli, ecco le parole che completano la copertina).
Un racconto ora per ora di quello che è successo nel mondo di sotto, la solidarietà tra scampati, il farsi coraggio soprattutto quando le lacrime di Francesca Bronzi hanno fatto capire che Stefano Feniello non ce l’aveva fatta. Una prova di resistenza sovrumana, Vincenzo Forti cercava di tenere alto il morale, provava a cantare e a far cantare gli altri, accanto alla fidanzata Giorgia Galassi. Erano vicini, loro 4, e si salveranno. Poi hanno sentito un’altra voce, quella di Adriana Vranceanu con il piccolo Gianfilippo, moglie e figlio di Giampiero Parete, lo chef che ha dato l’allarme alle 17.09, tutti salvi, anche la piccola Ludovica, che era nella sala del biliardo.
I superstiti oggiGiampaolo Matrone lunedì 18 novembre - un altro 18, un altro ‘anniversario’ della strage - era nel teatro Massimo di Pescara alla presentazione della docuserie Sky “E poi il silenzio - il disastro di Rigiopiano”, un viaggio di Pablo Trincia nella strage di montagna più grave dal dopoguerra, in Europa, lavoro seguito al podcast che sarà trasmesso oggi, domani e il 22 novembre (su Sky tg24, Sky Documentaries e Sky Crime, in streaming su Now). Oggi questo papà 40enne, scampato in un modo miracoloso alla morte, ha domato la rabbia dei primi anni. Eppure non riesce a piangere.
“Il racconto ora per ora dalla tomba di ghiaccio”Giampaolo, quanto le è costato questo libro? “Mi avevano proposto di scriverlo subito dopo ma non ero pronto. C’erano tante cose da chiarire. Poi ho affrontato un percorso psicologico e mi hanno consigliato di farlo, aiutava anche la terapia”.
“La prima cosa che ti abbandona è la luce”, l’incipit del racconto. Poi la descrizione della valanga, il killer silenzioso e invisibile - nessuno lo ha visto - che Matrone descrive così: “È stato simile al verso elettrico della metro quando il convoglio avvicina la fermata di Termini o Cinecittà”.
Invece Parete, che miracolosamente era fuori dall’hotel, nella docuserie Sky paragona la valanga all’incedere di un orso, per quella forza devastante, 50mila tonnellate di massa di neve per uno spessore di due metri e mezzo, una corsa aiutata da un’inclinazione del 45% e una velocità massima di centro chilometri all’ora.
La ‘letteratura’ di RigopianoRigopiano ha ispirato fin dall’inizio una copiosa ‘letteratura’. Hanno svolto un grande lavoro di documentazione i giornalisti abruzzesi del Centro - Vite spezzate, il primo libro, scritto da Simona De Leonardis - e della Rai regionale, anche con il documentario “Voci dal gelo”. Il secondo libro è arrivato con il racconto incredibile di Giampiero e Adriana Parete, “Il peso della neve”, la cronaca di quelle ore tragiche viste dal mondo di sopra dov’era lui e dal mondo di sotto, dov’era lei con i due figlioletti.
“La solidarietà nel mondo di sotto”“Non c’era mai stato modo di raccontare tutta la verità e la storia, in questo libro con un lavoro di due anni sono riuscito a farlo – rimette in fila Matrone -. Sotto quelle macerie, abbiamo saputo interagire tra di noi e darci forza, l’un l’altro. La vita di tutti noi da quel giorno è cambiata per sempre, scampati e parenti delle vittime. Cerco di rallegrare le mie giornate con le cose belle, perché Gaia sia tranquilla, provo a portarle un ricordo sempre piacevole e bello di Valentina. Ho ripreso in mano la mia vita, con un lavoro grande alle spalle, ho capito che se non stavo bene io non stavano bene nemmeno le persone al mio fianco. Ho deciso di seguire le cose, anche il processo, con tranquillità, di non farmi più del male come è stato un po’ all’inizio”.
Torniamo alle pagine del libro, entriamo nell’hotel Rigopiano, creatura di Roberto del Rosso, il designer ex proprietario, tra le 29 vittime, mettiamoci in un angolo, accanto a Matrone, tratteniamo il fiato. “Due millesimi di secondo prima - scrive - te ne stavi in piedi di fianco a un pilastro portante (...). Poi, in un baleno, eccoti stritolato in questa tenebra senza contorni (...) Valentina!, urli contro i detriti”. Ma non risponde nessuno.