Compleanno tondo per l’ex leader dei Take That. Spegne le candeline e raggiunge un traguardo importante di una vita sulle montagne russe. Era un ragazzino con la passione della musica, front man, il più giovane, della boy band più famosa del mondo. Un successo, forse arrivato troppo presto, che l’ha portato in cielo e poi fatto precipitare al suolo, per poi risalire. Tempo fa, Netflix gli ha dedicato una serie. Una sorta di seduta psicanalitica in quattro puntate in cui lui si racconta guardando passare su un monitor la prima parte della sua vita. Ecco, dalla serie ma non solo, le cose che (forse) non sapete di lui – foto | video
Robbie Williams in concerto, con botte da orbi – guarda
ROBBIE, IL NOME CHE NON GLI PIACE - Ha deciso di diventare cantante dopo aver seguito in tournée il padre, che si esibiva con il nome Pete Conway, durante le vacanze estive. Sale sul palco per la prima volta a 16 anni, con i Take That. È il più giovane della band. Il manager gli assegna il nome “d’arte” Robbie, ma a lui non piace perché lo fa sembrare troppo carino. «Io volevo essere un ragazzo di strada e volevo un nome più cool», dice. Diventa subito un divo, adorato dalle adolescenti, ma non è in pace con se stesso. «Mi mostravo spavaldo, volevo dare l’idea di essere un vero uomo», racconta nella serie. «Ma ero un adolescente a pezzi che cercava di rimediare ai casini del passato».
IL NO AI QUEEN - Dopo innumerevoli litigi e tensioni lascia la band e lancia il singolo Angels. Nei primi anni Duemila arriva una richiesta che avrebbe fatto gola a tutti i suoi colleghi: prendere il posto di Freddie Mercury nei Queen, ma lui rifiuta «Volevo risparmiare loro l’audiacia di me che tento di salire sul palco per essere allo stesso livello di Freddie. Era troppo spaventoso», dice.
Robbie Williams e il ritorno con i Take That - guarda
LA LOTTA CONTRO LE DIPENDENZE - L’ansia di salire sul palco (ha sofferto anche di attacchi di panico) e di dominarlo, ancora adolescente, lo spinge verso le droghe e l’alcol. «Ero una persona in caduta libera, dipendente da cocaina e alcol», racconta. «Alla radice di questa oscurità c’era la «tempesta perfetta del troppo e del troppo presto» A un certo punto si ricovera in un rehab («non un centro benessere, ma un ospedale dove trovi gente che si è rovinata la vita», dice). Robbie Williams ha sofferto di una dipendenza da farmaci antidolorifici oppioidi, che negli Stati hanno provocato circa un milione di morti.
STORIE D’AMORE: DA NICOLE DELLE ALL SAINTS AD AYDA FIELD - Con l’avvio della carriera da solista una storia con Nicole Appleton delle All Saints (lui le chiama “le Spice Girls dei poveri”), a cui chiede di sposarlo per telefono. Non ci sarà nessun matrimonio, perché i due si lasceranno. Poi, la relazione con Geri Halliwell, delle Spice Girls. «Eravamo due ragazzi che cercavano di risolvere i casini del passato», dice. Voleva diventare un uomo comune, Robbie, ma con Geri ha i paparazzi che lo seguono ovunque: nascosti nei cespugli nel raggio di chilometri, sei o sette macchine che li seguono sempre. Pare che in tutto ciò ci sia lo zampino di lei. Fine della storia. Poi, nel 2006 l’incontro con l’attuale moglie Ayda Field. Lui ancora schiavo delle droghe passa da una donna all’altra (gli si attribuiscono storie con Naomi Campbell, Cameron Diaz). Quando lei va a casa sua, è appena uscita una fan. Lui la accompagna a una festa, poi si chiude in bagno per fare un tiro di cocaina. Esce biascicando. Lei lo porta a casa. Ancora rehab e poi finalmente l’addio alle droghe e un po’ di serenità. Nel 2012 nasce la prima figlia Theodora Rose, e poi altri tre Charlton Valentine (2014), Colette Josephine (2018) e Beau Benedict Enthoven (2020). Gli ultimi due sono nati da madre surrogata.
Robbie Williams, prima uscita mondana con la moglie e la piccola Theodora - guarda
PASSIONI: DAL CALCIO AI GATTI - Robbie Williams ha sempre avuto la passione per il calcio. Tifa per il Port Vale, di cui è presidente. «Il calcio è mia moglie e la mia amante insieme. Non per niente, è l’unico che non mi abbia mai deluso», ha detto. Infine, adora i gatti, che hanno sempre un posto in casa sua. Ha duettato con un gatto in una canzone per una pubblicità di cibo per animali. “It’s great to be a cat”, dice. È fantastico essere un gatto. Lo pensa anche Robbie, che ne possiede diversi. E come loro ha sette vite.
e.b.
Oggi ©RIPRODUZIONE RISERVATA