Ma quanti voti può spostare Robert Kennedy Jr.?
Ne rimarranno soltanto due. Oggi, venerdì, Robert F. Kennedy Jr. verosimilmente annuncerà la fine della sua campagna presidenziale. Nipote dell'ex presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, e figlio di Bobby Kennedy, Kennedy Jr. aveva tentato la sorte prima come candidato del Partito Democratico e, in seguito, come indipendente. Tentato, già, perché – come sottolinea il Blick – secondo i sondaggi in media si è assestato sul 4,9% delle preferenze. Toccando, nel suo momento migliore, il 10% a maggio. Il problema nel problema, inoltre, è che Kennedy Jr. è davvero in corsa soltanto in tre Swing States, quegli Stati cioè in cui non è ancora emerso chiaramente quale Partito e candidato vincerà. Di più, per la sua campagna ha speso più di quanto abbia guadagnato.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: dopo il ritiro, Kennedy Jr. chi sosterrà? La sua vice, Nicole Shanahan, in un'intervista via podcast è stata piuttosto chiara: «O rimaniamo in gara e rischiamo una presidenza di Kamala Harris e Tim Walz, perché stiamo deviando i voti da Trump, oppure ci ritiriamo e andiamo da Trump». La seconda opzione, secondo i media, appare come la più realistica. Kennedy Jr. oggi parlerà a Phoenix. Dove – coincidenza? – si trova anche il candidato del Partito Repubblicano, Donald Trump. Lo stesso Trump, martedì, ha spiegato di voler collaborare, politicamente, con Kennedy.
Altra domanda: un endorsement di Kennedy sposterebbe voti? Quanti, soprattutto? La risposta è un filo complessa. Ma parte da una premessa semplice: Kennedy è molto più apprezzato fra i Repubblicani che fra i Democratici, in termini di elettorato. Lo scorso luglio, prima che Joe Biden si ritirasse dalla corsa, secondo un sondaggio condotto dalla NBC il 33% della base elettorale di Kennedy Jr. era Repubblicano mentre solo il 15% era ascrivibile al Partito Democratico. Detto in altri termini, se davvero sarà ritiro è plausibile pensare che una larga fetta di sostenitori di Kennedy Jr. si rivolgeranno a Trump, a novembre.
Attenzione, però, perché i dati dimostrano altresì che Kamala Harris, includendo Robert Kennedy Jr. nella corsa, ottiene risultati migliori nei sondaggi. E questo perché, dopo il ritiro di Biden, nel frattempo molti Democratici delusi dall'attuale presidente sono tornati all'ovile, per così dire. Ne consegue che, al momento, è Trump a «soffrire» la presenza di Kennedy. Soprattutto nei citati Swing States. Stando a un recente sondaggio di Focaldata, Kamala Harris è avanti in cinque di questi sette Stati, che diventano sei se prendiamo le medie dei sondaggi nazionali di FiveThirtyEight. E la presenza di Kennedy Jr., appunto, pesa: in Arizona, ad esempio, Harris precede Trump di pochissimo (1,2%) mentre Kennedy Jr. ha un indice di gradimento del 5,2%. Di nuovo, se Kennedy Jr. si ritirasse e sostenesse Trump molti suoi elettori spingerebbero il tycoon oltre i numeri di Harris. Una situazione, questa, riscontrabile anche in Georgia, Michigan, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin.
I discorsi attorno al ritiro di Kennedy Jr., evidentemente, stanno spostando i riflettori dal Partito Democratico e dalla maxi-Convention di Chicago. Il timing, in particolare, potrebbe essere significativo. Trump, vittima di un attentato pochi giorni prima e presentatosi con rinnovato slancio alla Convention Repubblicana, fu sovrastato a livello di copertura mediatica e attenzione dall'annuncio di Joe Biden («Mi ritiro»). Ora, l'ex presidente potrebbe riguadagnare centralità assicurandosi il sostegno di Kennedy.