Ron Howard: «Trump? È troppo presto per capire che cosa farà per ...

3 ore ago
Ron Howard

Il regista Ron Howard al Torino Film Festival parla di una delle svolte della sua carriera. «È stata con Apollo 13. Era la prima volta che dirigevo un film ispirato a una storia vera. Mi sono reso conto che . Dopo di allora ne ho fatti parecchi altri. Compreso Tredici vite, del 2022, in cui raccontavo l'incidente della grotta di Tham Luang in Thailandia quando 12 ragazzini e un adulto erano rimasti intrappolati in una grotta. Credo che le vicende reali soddisfino la mia curiosità, il mio interesse per l’esperienza umana».

Al Torino Film Festival il Ron Howard ha presentato in anteprima Eden, scelto come film di apertura e ha ricevuto il premio Stella della Mole durante la cerimonia di inaugurazione il 22 novembre. Un’occasione per raccontare al pubblico il suo rapporto con l’Italia: «Sono stato nel vostro Paese per la prima volta a 4 anni. Avevo girato un film, i miei genitori non volevano che facessi l’attore da bambino ma era un’opportunità per tutta la famiglia e hanno acconsentito», ha detto. «Sono tornato in Italia molti anni dopo per girare Il codice da Vinci e questo è l’unico posto al mondo in cui c’è sempre qualcuno tra la folla che a un certo punto mi riconosce e urla: “Richie Cunningham!”. La serie Happy Days è diventata famosa prima da voi che negli Stati Uniti».

Eden ha un cast davvero notevole: Jude Law «con il quale era tanto tempo che desideravo lavorare», Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney e Ana de Armas, «per la parte della baronessa. Quando l’ho vista interpretare Marilyn Monroe e quando ho avuto occasione di parlarle mi ha colpito per il suo coraggio, oltre al fatto che basta guardarla per credere che possa convincere tre uomini a seguirla su un’isola deserta».

Jasin Boland

E la storia - incredibile eppure vera – è quella di un gruppetto di persone che intorno al 1930 si trovarono a convivere su un’isola ancora selvaggia dalle Galápagos: il filosofo tedesco (o meglio aspirante tale) Friedrich Ritter, la sua compagna, un reduce della prima guerra mondiale con la moglie e il figlio – i due avranno anche una bambina mentre si trovavo sull’isola – e una sedicente baronessa, con il suo piccolo harem di uomini, che usa come amanti o come manovalanza a seconda del bisogno e che è arrivata lì con il progetto di costruire un hotel super esclusivo per ricchi. Le tensioni fra gli abitanti dell’isola aumentano con il passare del tempo fino a sfociare in un delitto. Howard aveva cominciato a pensare a questo film 15 anni.

«Ricordo che ho scoperto questa storia mentre ero in vacanza con la mia famiglia e da quel momento in avanti nessuno di noi riusciva a parlare d’altro. È impossibile non domandarsi che cosa ognuno di noi avrebbe fatto in una situazione del genere. Avrebbe fatto emergere il peggio di noi? Come regista io ho dovuto mantenermi equidistante dai personaggi, provare empatia nei loro confronti anche quando compiono cose orribili. Ma la mia speranza è che il pubblico, dopo aver visto il film, non possa fare a meno di farsi le stesse domande che ci facevamo noi in famiglia».

Jasin Boland

Uno dei temi del film è l’ambiente, la possibilità di trovare - o ritrovare se pensiamo all’emergenza climatica - un equilibrio tra esseri umani e il resto del pianeta. «Molti sono preoccupati per le decisioni che il nuovo presidente degli Stati Uniti potrà prendere rispetto all’ambiente. Ma è troppo presto per fare speculazioni su quello che Donald Trump potrebbe o non potrebbe fare. Dobbiamo aspettare e vedere. Ovviamente, io sono molto in ansia per il pianeta ed è una delle ragioni che mi hanno spinto a fare questo film. C’è una grande insicurezza rispetto al futuro ma anche il bisogno di fare delle scelte adesso».

Ron Howard aggiunge che c’è stato un momento in cui stava per rinunciare a girare Eden. «Mi domandavo se il pubblico potesse davvero essere interessato alla storia di queste persone che vivono separate dal resto del mondo. È stato dopo l’arrivo della pandemia che mi sono ricreduto. Il concetto di “off the grid” è molto popolare. Quest’idea di poter uscire dalla società, creare nuove regole e stili di vita più in sintonia con i ritmi umani e la natura affascina. Basta googlare queste parole per trovare decine di migliaia di pagine sull'argomento. Ma ciò che si vede nel film è che l’effetto di questo allontanamento sugli individui è minimo. Il cambiamento deve avvenire dentro di noi».

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