Co-sleeping, rooming-in, stanchezza: le possibili cause della morte del neonato morto al Pertini

24 Gen 2023
Rooming-in

di Chiara Bidoli

Quali sono i protocolli e le differenze tra i vari tipi di «morti neonatali». Importante conoscerle per evitare le tragedie, anche a casa

La morte di un neonato all’ospedale Pertini di Roma riporta l’attenzione sul perché possa accadere un episodio così tragico.

Le casistiche

«Quando un neonato muore in modo inaspettato tecnicamente si parla di “collasso post natale” (Supc, Sudden unespected postnatal collapse), un’evenienza che riguarda 5 neonati ogni 100mila. In Italia nascono circa 400mila bambini e la Supc riguarda circa 20 neonati, dei quali il 25-30% con esito fatale. È quindi un evento molto raro, che di solito si verifica entro due ore dopo il parto o nei primi giorni di vita. In alcuni casi il collasso post natale avviene a causa di patologie sottostanti non diagnosticate, come per esempio malattie metaboliche o cardiopatie. In altri casi può succedere in bambini sani, per i quali è difficile trovare spiegazioni», spiega Fabio Mosca Direttore dei reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale italiana della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, Clinica Mangiagalli.

È possibile prevenire questo evento così drammatico?
«Per evitare che accada la Società Italiana di Neonatologia — chiarisce Mosca — ha messo in atto una serie di alert che invitano la mamma ad accudire il bambino nei primi giorni del puerperio, sia in ospedale che a casa, prestando attenzione ai principali fattori di rischio che possono associarsi a questa evenienza: stanchezza, fumo, distrazione e il co-sleeping, ovvero tenere il bambino nel proprio letto. Il che non significa non poterlo allattare o coccolare mentre si è distese, bensì stare attente a non addormentarsi con il bambino in braccio oppure accanto, perché potrebbe cadere, rimanere schiacciato o rischiare di soffocare. La prima regola di prevenzione da dare alle neomamme è assicurarsi sempre che il nasino del proprio bambino sia libero (perché i neonati respirano dal naso), soprattutto durante la poppata e durante il sonno».

Quale aiuto dev’essere fornito dagli ospedali a una neomamma che deve far convivere stanchezza e le esigenze di poppate del suo bimbo appena nato?
«Capita molto di frequente che una donna sia stanca, dopo un lungo travaglio o dopo un taglio cesareo — spiega Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia —. Se dovessimo andare incontro al desiderio, per quanto sacrosanto, di riposo delle neomamme non sarebbe possibile sostenere l’allattamento al seno che (ricordiamolo) non è un semplice atto nutrizionale ma è il migliore investimento per la vita del nascituro. Per avviare bene la montata lattea è necessario attaccare il piccolo al seno di frequente, nella posizione giusta. Per questo, i reparti di neonatologia hanno come prassi quella di incentivare il rooming-in, ovvero la presenza 24 ore su 24 del bebè nella stanza con la mamma. Che non significa dormire con il bebè (co-sleeping), bensì tenerlo in braccio solo per allattarlo per poi rimetterlo nella culla vicino al letto della mamma appena terminata la poppata. Questo è una regola che va adottata anche a casa, pure come prevenzione della SIDS (la Sudden infant death syndrome, Sindrome della morte in culla). I primi mesi di vita di un bebè sono per una mamma molto faticosi, ma se la sua salute è buona privilegiare l’allattamento al seno è fondamentale per il benessere e salute del neonato (ma anche della donna)», conclude Orfeo.

23 gennaio 2023 (modifica il 23 gennaio 2023 | 19:30)

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