Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini lascia il suo incarico. Lo annuncia in una intervista al Corriere della Sera. "Non scendo in campo - dice, commentando l'ipotesi di un ruolo di 'federatore' dell'area centrista dell'opposizione - ma rivendico il diritto di parlare. Ho letto che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l'incarico. È stata fatta persino una descrizione caricaturale del ruolo di Direttore dell'Agenzia, come se combattere l'evasione fosse una scelta di parte e addirittura qualcosa di cui vergognarsi".
"Non condivido - dice ancora Ruffini - il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere". Si è dimesso, spiega, "perché è l'unico modo per rimanere me stesso. Io federatore? Fatico a pensare che per cambiare le cose bastino i singoli. Per natura tendo più a credere nella forza delle persone che collaborano per un progetto comune. Affidarsi a sedicenti salvatori della Patria non è un buon affare".
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Ruffini "ha fatto bene a dire quello che pensa. Io non so se abbia detto bene, ma se pensa quello perché non dirlo", ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa.
"La lotta all'evasione fiscale è giusta e non a caso negli ultimi anni sono state recuperate cifre record (nel 2023, 24,7 miliardi: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022), ma - si legge in una nota della Lega - un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti che hanno rispettato le regole con le oltre 3 milioni di lettere inviate sotto Natale. A Ruffini auguriamo le migliori fortune, ma ben lontano dai portafogli degli italiani".
"Sono sinceramente dispiaciuto per le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini da direttore dell'Agenzia delle entrate - spiega Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati -. L'amministrazione pubblica perde, non solo un funzionario capace ed efficiente, ma perde un uomo di valore, un servitore dello Stato che ha dimostrato di avere dei valori, in nome dei quali, com'è suo insindacabile diritto, partecipa alla vita pubblica dando il suo contributo di idee, riflessioni, giudizi. Lui dice di essersi dimesso "per poter continuare a essere me stesso", la campagna stampa che l'ha indotto a questo gesto ci deve far riflettere: un'amministrazione statale dedita al bene comune non ha bisogno di yes man, ha bisogno di gente competente e preparata che crede nelle istituzioni e le difende col proprio lavoro. Come ha fatto Ruffini".
"In un'intervista inutilmente lunga e chiaramente politica il direttore dell'Agenzia delle entrate Ruffini ci annuncia le sue dimissioni. Le avevo auspicate visto il suo ruolo politico che mal si conciliava con una funzione così delicata", ha detto il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri. "Nessuno lo critica per la lotta all'evasione - aggiunge - che semmai è merito del governo di centrodestra che ha impartito le direttive giuste e attuato le politiche opportune. A differenza di altri governi. Il centrodestra sa coniugare l'equità fiscale e il taglio delle tasse con il contrasto all'evasione fiscale, difatti le entrate sono cresciute più che in altre fasi. Pertanto, Ruffini non si attribuisca meriti che non ha". "Semmai - incalza - la sua agenzia ha usato linguaggi impropri nei confronti dei contribuenti".
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