Sabalenka vince gli Us Open: la bielorussa ha il dritto più forte di ...

10 giorni ago
Sabalenka

diGaia Piccardi, inviata a New  York​

Aryna Sabalenka dopo l'Australian Open vince anche lo Us Open. Quest'anno ha perso il fidanzato, suicida a Miami, ma giocò ugualmente: «Voglio scrivere il nome di mio padre (morto in un incidente, ndr) in tutti i tornei»

NEW YORK In abito lungo rosso, con vertiginoso spacco, Aryna Sabalenka è la principessa di New York che avrebbe fatto gonfiare il petto d’orgoglio al padre Sergey, ex hockeista scomparso nel 2019, l’uomo a cui la campionessa dedica ogni successo: «Un giorno, da bambina, eravamo in giro in macchina per Minsk. Siamo passati vicino a dei campi da tennis. Ho chiesto cosa fossero. Papà ha fermato l’auto, siamo scesi. La mia carriera è cominciata così, per caso».

Però il caso non esiste e se la bielorussa a New York si è annessa il terzo Slam della carriera, consolidando la classifica alle spalle della polacca Swiatek, è per la potenza dei colpi che hanno poco da invidiare a quelli degli uomini. La velocità media del dritto di Sabalenka all’Open Usa è stata misurata in 128,75 km all’ora, superiore a quello di Alcaraz (127,14), Sinner (125,53) e Djokovic (122,31). Aryna è sufficientemente spiritosa da riderci sopra, perché non è il confronto con i colleghi a motivarla. «Da quando mio padre è morto ho l’obiettivo di scrivere il nome Sabalenka nella storia di questo sport. E quando lo vedo sul trofeo di un Major, sono così felice che mi sento scoppiare. Grazie alla mia famiglia per avermi aiutata a coltivare i miei sogni».

C’era un tempo in cui Sabalenka era solo servizio e brutalità dei fondamentali, quando si inceppava il colpo di inizio gioco erano dolori. Qui a New York, l’anno scorso, perse con Coco Gauff una finale in cui l’americana era sembrata Vito Antuofermo per l’incredibile capacità dimostrata nell’assorbire i cazzotti dell’avversaria, unita a una preparazione atletica da quattrocentista. Più Aryna tirava forte, meglio Coco neutralizzava una potenza priva di controllo.

La ragazza di Minsk cara al presidente Lukashenko ha saputo evolversi («Ora quando da fondo qualcosa non funziona, so andare a rete o inventarmi un drop shot. Ho sempre lavorato sulle variazioni, ma prima non avevo il coraggio di eseguirle in partita»), ha combattuto la ritrosia delle rivali ucraine che la associano a una guerra ingiusta con cui Sabalenka non ha nulla a che fare, e non dipende da lei se il regime bielorusso la usa come arma di propaganda

C’è ancora chi si rifiuta di stringere la mano a Sabalenka (Svitolina in testa), che va avanti per la sua strada confermandosi ragazza di grande simpatia e campionessa Slam. Ha iniziato la stagione dei Major conquistando l’Australia, la chiude espugnando per la prima volta la città che non dorme mai. 

Le ragazzine fanno il tifo vestite come lei, la tigressa che ha costretto il preparatore fisico Jason Stacy a farsi un tatuaggio provvisorio del felino sulla fronte e poi, nella notte dell’Open Usa, ha innaffiato il team di champagne, dileguandosi poi con il nuovo fidanzato Georgios Frangulis, proprietario del marchio Oakberry, che la sponsorizza. Una grande Jessica Pegula, l’enfant du pays erede del magnate proprietario dei Buffalo Bills (Nfl) e dei Buffalo Sabres (Nhl), non è bastata (7-5, 7-5) a fermare Sabalenka in missione per conto degli dei del tennis. E, quel che più conta, del cognome di famiglia.

8 settembre 2024

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