Da Spa-Francorchamps a Meribel: Michael Schumacher, piste ...

27 Dic 2023
Schumacher

Dal sorprendente debutto nel Gran Premio del Belgio del 1991 all'altrettanto improvviso incidente con gli sci a Meribel di dieci anni fa: è racchiusa tra questi due eventi la parabola sportiva di Michael Schumacher. Poco più di due decenni che racchiudono il personaggio pubblico, salito agli onori della cronaca con l'ingresso in Formula Uno al GP del Belgio del 1991 dopo una brillante carriera nelle categorie minori e nel Mondiale Sport Prototipi e poi entrato - dieci anni fa appunto sulle nevi dell'Alta Savoia, un anno dopo il suo secondo ritiro - in una zona d'ombra che dura tuttora e che ormai solo nell'anniversario di quel drammatico incidente viene - spesso a sproposito - "illuminata" da una luce fatta di nostalgia e di invadenza, di rimpianto e di curiosità morbosa. 

Cinquantacinque anni il prossimo 3 gennaio, poco meno di una settimana dopo il decimo anniversario dell'incidente in Alta Savoia, Michael fece il suo debutto in Formula Uno a ventidue anni: domenica 25 agosto 1991 nel Gran Premio del Belgio a Spa-Francorchamps. Curiose le circostanze: Bertrand Gachot, pilota titolare della Jordan, fu costretto a dare forfait nella gara di casa perché... in stato di arresto per aggressione a Londra nei confronti di un tassista, al quale aveva spruzzato negli occhi uno spray urticante. Michael non era preceduto da squilli di tromba. D'accordo, il titolo della Formula 3 tedesca nel 1991 (non la serie nazionale più selettiva della categoria) e buoni risultati con la Sauber-Mercedes nel Mondiale Prototipi all'interno dello Junior Team della Stella a Tre punte, completato da Heinz-Harald Frentzen e Karl Wendlinger. La predestinazione di Michael correva ancora sottotraccia. Ancora per poco però.

Un debutto, quello di Spa-Francorchamps, che fece rumore: il semisconosciuto Schumacher qualificò la Jordan 191 motorizzata Ford (ritenuta una delle formula uno più belle di sempre) sulla terza fila della griglia di partenza con ik settimo tempo ma si arrampicò a malapena fino all'uscita del Raidillon, parcheggiandola in cima alla salita, all'inizio del rettilineo del Kemmel, con la frizione ko.

La bruciante delusione del ritiro mise fine ad un weekend clamoroso ma la scintilla era scoccata e Flavio Briatore strappò letteralmente Michael dall'abitacolo della Jordan, facendolo accomodare direttamente in quello della sua Benetton (anch'essa spinta dall'otto cilindri Ford HB) per il Gran Premio d'Italia (chiuso al quinto posto) in sostituzione del "supersub" brasiliano Roberto Moreno che, curiosamente, aveva diviso due domeniche prima con Schumacher la quarta fila dello schieramento di partenza di Spa-Francorchamps sul quale - poco meno di un anno dopo - Michael avrebbe messo a segno la prima delle sue novantuno vittorie nel Mondiale. 

Il resto come si dice, è storia. Nel caso di Michael (e relativamente al motorsport), è anche epopea, leggenda. Al di là dello straordinario score da 91 vittorie, 68 pole positions, 77 giri veloci in gara, 155 passaggi sul podio, sette titoli (i primi due con la Benetton) e al di sopra dei numerosi record che inevitabilmente sono caduti e stanno cadendo sotto i "colpi" di Lewis Hamilton e Max Verstappen, a restituire la vera "cifra" di Michael Schumacher sono la breve (ma intensa e altamente significativa) rivalità con Ayrton Senna e il suo ruolo decisivo nella rinascita e nel ritorno al titolo iridato della Ferrari dal 2000 e fino al 2004, mettendo fine a un digiuno che durava addirittura da ventuno anni.

Un'epopea segnata anche dal grave incidente al primo giro del Gran Premio d'Inghilterra del 1999 a Silverstone e "arricchita" (purtroppo solo nelle intenzioni) dal capitolo finale di una carriera ripresa in mano nel 2010 (dopo tre anni di pausa) con un ritorno alle origini - nel senso della Mercedes - che non avrebbe rinverdito i successi ferraristi e quindi definitivamente chiusa al Gran Premio del Brasile del 2012 a San Paolo, esattamente ventuno anni e tre mesi dopo il debutto di Spa-Francorchamps, ma anche solo undici mesi e quattro giorni prima dell'incidente di Meribel.

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