Sharon Stone: "Più verità, meno ego"
Ospite d’onore del Torino film festival, che le ha consegnato nella serata inaugurale la Stella della Mole, Sharon Stone arriva radiosa, determinata. E in un incontro con la stampa, non si nasconde dietro frasi facili. Parla, lucidamente, del ruolo delle donne e delle loro battaglie, del futuro dell’America "paese adolescenziale". Del suo impegno nella ricerca sull’Aids. A sessantun anni, è ancora molto bella. È la giornata mondiale della violenza contro le donne, quella che si celebra oggi. E lei non lo dimentica. "È un problema tuttora enorme, enorme – dice – E non si può lasciare che siano solo le donne a lottare per i loro diritti: anche gli uomini devono prendervi parte. Gli uomini perbene non possono chiudere gli occhi, di fronte agli uomini violenti e prevaricatori. Li devono tenere lontani, lontani dalle loro mogli, figlie, fidanzate. Nessuno può voltare lo sguardo dall’altra parte".
Sharon Stone passa a parlare della situazione negli Stati Uniti. Dice: "L’Italia ha già conosciuto il fascismo. Voi italiani potete capire che cosa succede, l’avete visto accadere. Il mio paese, l’America, è ancora in una fase adolescenziale: e tutti gli adolescenti, lo sapete, sono ingenui e arroganti…" Prosegue: "Le elezioni si sono concluse, e io rispetto i suoi risultati. Anche se il presidente non mi piace, lo rispetto. Questa è la democrazia. Non so che cosa accadrà nel futuro, non sono una veggente. Non so neppure se ci sarà una svolta autoritaria: ci sono duecento persone al governo che devono convincere duecento milioni di persone nella società civile. Non accadrà tutto in un attimo".
Se le chiedi perché, secondo lei, la candidata democratica abbia perso così fragorosamente, risponde: "Possiamo dire che Kamala era quella giusta? Abbiamo avuto modo di conoscerla bene, in soli tre mesi? Era così brillante, così empatica? L’abbiamo vista solo in un dibattito. Non saprei rispondere". E poi lancia un’ipotesi molto più forte. "Ma dovremmo chiederci un’altra cosa. Erano davvero loro due a lottare per la presidenza, o non erano le marionette, i burattini di chi lottava veramente per la presidenza? È una cosa che dobbiamo chiederci". E lascia intuire scenari inediti, grandi burattinai dietro il successo di Trump e la sconfitta di Harris. Naturale chiederle se scenderà mai in politica: "Io? Oh, no, Gesù, no!" e scoppia in una risata.
Parla di cinema: "Ho fatto un provino per C’era una volta in America, e non mi presero perché il mio seno era troppo grande – dice – La mia ambizione, in quegli anni, era lavorare con Robert De Niro. Ci sono riuscita anni dopo, in Casino di Martin Scorsese". Scorsese è un regista che Sharon Stone rispetta, ammira e a cui è legata da un affetto profondo: "Martin è un italiano, di cultura, di personalità, ha le qualità di un italiano. Sa che cosa sia la fedeltà, ha una cultura della famiglia. Continuiamo, da anni, a sentirci".
Ai giovani artisti di domani, dice: "Coltivate la verità, non il vostro ego". E sull’intelligenza artificiale, dice: "Sì, potrà servire a scrivere sceneggiature mediocri e racconti mediocri. Ma se penso a cose veramente creative, non credo che la creatività sarà sostituita dall’intelligenza artificiale".
Parla della fondazione per la ricerca sull’Aids nella quale è impegnata da anni. "Liz Taylor ha costruito questa fondazione, e quando stava troppo male per proseguire a lavorarci mi ha chiesto di prendere il suo posto. Sono decenni che sono impegnata per la ricerca sull’Aids. Non è mai stato trovato un vaccino per l’Aids, nonostante 40 milioni di morti, mentre è stato trovato subito un vaccino per il Covid. Perché? Perché si è scelto spesso di voltare la testa dall’altra parte. Del Covid ci siamo occupati perché colpiva tutti: abbiamo pensato che l’Aids colpisse solo certe categorie di persone. Oggi, finalmente, abbiamo una medicina per l’Aids, si prende come un’aspirina e abbassa la carica virale. È un grosso risultato, ma ci sono voluti decenni".