'Shining', la versione di Kubrick: il segreto dei 24 minuti che rendono ...

8 Ott 2024

Shining torna al cinema. E questa è un’ottima notizia. Qualunque possibilità di vedere un film di Stanley Kubrick sul grande schermo va accolta con gioia. Detto questo, è interessante capire quale Shining gli spettatori possono vedere, per tre giorni (fino al 9 ottobre), grazie alla Lucky Red. La pubblicità parla di “versione integrale 4K”. Il 4K indica il restauro digitale. La “versione integrale” è qualcosa su cui vale la pena di intendersi…

Shining - Figure 1
Foto La Repubblica

Lo Shining che vedrete al cinema in questi giorni dura 143 minuti. Lo Shining che molti di voi avranno visto nel 1980, quando il film uscì, ne durava 119. Già vediamo molti di voi leccarsi i baffi per la gioia, 24 minuti di Kubrick in più. Verissimo. È così. Ma non si tratta di un restauro che ha recuperato scene tagliate, né di una versione inedita, né tecnicamente di una versione “integrale” come annuncia la pubblicità. È, molto semplicemente, la versione uscita a suo tempo negli Stati Uniti, e poi proiettata in Europa in qualche occasione festivaliera – chi scrive la vide, qualche anno fa, al festival di Cannes nella sezione Cannes Classic. La versione destinata a tutti i Paesi europei, Italia compresa, durava invece i suddetti 119 minuti, ma non pensate a una perfida censura dei soliti europei bacchettoni. Semmai, è vero il contrario. Ma raccontiamo questa storia, che è anche una meravigliosa lezione di cinema per tutti coloro che vorranno mettere a confronto le due versioni.

Stanley Kubrick 

Il film uscì negli Stati Uniti il 23 maggio 1980. Nel giro di pochi giorni, come fece per quasi tutti i suoi film, Kubrick ci rimise le mani e cominciò a tagliare di sua mano il film per i mercati europei. L’anteprima europea avvenne al festival di San Sebastian, nel settembre 1980. Poi il film uscì in Germania e in Francia in ottobre, nel Regno Unito in novembre, in Italia il 22 dicembre sempre del 1980. I citati 24 minuti, sarà bene ribadirlo, vennero tagliati da Kubrick in persona. Semplificando parecchio, potremmo dire che Kubrick si fidava del pubblico europeo più di quanto si fidasse dei suoi connazionali yankee: buona parte dei tagli riguardano infatti scene che sono, nel gergo degli sceneggiatori, degli “spiegoni”. Ovvero scene che aiutano a capire cosa sia lo “shining” (in italiano “la luccicanza”), perché Danny ce l’abbia, e così via.

Shining - Figure 2
Foto La Repubblica

Questo è vero in particolare per una lunga scena iniziale – completamente tagliata – in cui, mentre Jack Torrance (Jack Nicholson) è all’Overlook Hotel per il colloquio di lavoro, una dottoressa visita Danny (Danny Lloyd) alla presenza di Wendy, la mamma (Shelley Duvall). Capiamo così che Danny ha strane visioni, che ha un amico immaginario (“Tony”) che vive nella sua bocca, che in occasione di una scenata familiare Jack, il padre, gli ha fatto del male, eccetera: ci vengono insomma “spiegate” cose che aiutano a capire perché Danny sia un bimbo un po’ particolare… È parecchio ridotto anche il primo dialogo fra Danny e il cuoco Hallorann, in cui i due si confidano appunto sullo “shining”, e sono molto asciugate le scene della visita della famiglia all’Overlook Hotel. Tutte scene che, secondo Kubrick, “spiegavano” – appunto – troppo. Per gli americani, evidentemente, erano necessarie; per noi “raffinati” europei, secondo Kubrick, no.

Altri tagli, meno significativi, riguardano una scena in cui Hallorann noleggia il gatto delle nevi quando torna all’hotel, “chiamato” da Danny, e alcuni passaggi della sarabanda finale – nella versione lunga vedrete una scena, brevissima ma molto bella, in cui Wendy vede anche lei dei mostri in una delle sale dell’hotel. In più c’è un finale, successivo alla fuga di Danny e Wendy, che però sarà bene non spoilerare. Lo vedrete al cinema. Secondo noi, era più bello il finale che ben ricordiamo.

Shining - Figure 3
Foto La Repubblica
Stephen King 

Cosa si può dedurre da questa doppia versione di Shining? Che quella breve, destinata all’Europa, faceva e fa più paura. Nel film di Kubrick è il mistero, il “non detto”, a spaventare. Sentirsi spiegare troppe cose sui poteri paranormali di Danny annacqua la tensione di alcune scene successive. A voler essere cattivi, nella versione americana c’è più Stephen King che in quella europea. Ma questa nostra cattiveria va spiegata – qui sì, che serve uno “spiegone”. King, come sapete, odia questo film. Tanto che nel 1997 ha voluto fosse realizzata una miniserie tv, intitolata Stephen King’s the Shining, che è di una bruttezza imbarazzante. King odia il film di Kubrick anche perché Kubrick gli rispedì senza troppe spiegazioni una sua versione della sceneggiatura, che al regista non piacque – Kubrick scrisse poi il film assieme a Diane Johnson. Ma fondamentalmente il film mantiene nell’ambiguità e nel mistero molte cose che nel romanzo di King sono invece fin troppo spiattellate; inoltre mette sullo sfondo il vero tema del romanzo, che per King è il blocco dello scrittore collegato all’alcolismo.

Questi argomenti nel film sono appena accennati: il vero tema è la circolarità della paura, il fatto che l’albergo sia una creatura non molto diversa dal pianeta “pensante” di Solaris, classico della fantascienza firmato pochi anni prima da Andrej Tarkovskij. L’Overlook contiene tutto, e Jack Torrance è sempre stato il custode, come dimostra la famosa foto finale. Non a caso pressoché tutte le scene tagliate avvengono fuori dall’Overlook, o dicono troppo sull’Overlook. Ci portano insomma verso l’esterno, verso la quotidianità, sono centrifughe: mentre il film è centripeto, ti porta dentro, in un universo – un unico grande cervello? – dal quale non si può fuggire.

Shining - Figure 4
Foto La Repubblica

Stephen King ha scritto nel 2018 un romanzo, The Outsider (si chiama così anche in italiano), molto bello. Parte da un’idea folgorante: un uomo è accusato di un delitto atroce, le sue impronte digitali e il suo Dna sono sul corpo della vittima, ma un video e molti testimoni provano in maniera incontrovertibile che l’uomo al momento del delitto stava da un’altra parte. È un rebus irrisolvibile – finché il romanzo rimane un thriller realistico, senza alcuna traccia di paranormale. Per risolvere il rebus – anche qui, niente spoiler, solo una riflessione – King fa entrare nella storia, appunto, il paranormale. Spesso King usa il “fantastico” per spiegare. L’esatto opposto di quello che voleva Kubrick.

In Shining (il film) nulla viene spiegato. È per questo che il film è così terrificante, ed è per questo – crediamo – che a Stephen King non piace. Visto nella versione americana, potrebbe farvi meno paura. Ma se ricordate bene la versione europea, potrete divertirvi a capire perché Kubrick ha tagliato certe cose e non altre. Come dicevamo, una strepitosa lezione di sceneggiatura e di montaggio, al prezzo di un biglietto del cinema.

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