Chi prenderà il posto di Yahya Sinwar? - Il Post

18 Ott 2024
Gran parte della leadership di Hamas è stata uccisa da Israele ma restano diverse figure di spicco, alcune delle quali vivono in esilio

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Sinwar - Figure 1
Foto Il Post

Uno degli obiettivi dichiarati da Israele per l’invasione della Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre del 2023 era l’eliminazione della leadership di Hamas. Ora che è morto Yahya Sinwar, il leader politico del gruppo e il suo più importante capo militare e stratega, non è chiaro che cosa succederà. La morte di Sinwar, confermata venerdì pomeriggio dal suo vice, Khalil al Hayya, è un duro colpo per Hamas: la sua figura infatti sarà molto difficile da sostituire, tenendo anche conto del fatto che gran parte della leadership del gruppo è stata uccisa in quest’anno di guerra. Ma Hamas è una forza politica e militare che è sopravvissuta all’assassinio di numerosi suoi leader nel corso dei decenni.

In un comunicato diffuso sempre venerdì al Hayya ha aggiunto che Hamas continuerà a combattere e che gli ostaggi israeliani rapiti negli attacchi del 7 ottobre del 2023 non torneranno nel loro paese finché l’esercito israeliano non sospenderà i suoi attacchi e si ritirerà dalla Striscia di Gaza.

Secondo il Washington Post la perdita di Sinwar è per Hamas «una grave battuta d’arresto (…) ma probabilmente non sarà una campana a morto per il movimento né porrà fine immediata allo spargimento di sangue». Mkhaimar Abusada, professore di scienze politiche all’Università di Al-Azhar a Gaza, poi scappato e ora ospite alla Northwestern University negli Stati Uniti, ha detto al giornale che «Hamas, alla fine, si considera un movimento di liberazione nazionale, che sta combattendo contro l’occupazione israeliana. E se un leader muore, un altro riprenderà la lotta e la porterà avanti. Questo è ciò che accade da molti anni».

Diversi esperti sostengono che il fratello di Sinwar, Mohammed, potrebbe assumere il ruolo militare che a Gaza aveva suo fratello maggiore, anche se ci sono molti dubbi che abbia le capacità di prendere il suo posto da leader politico (Sinwar aveva assunto entrambe le cariche, quella di leader di Hamas a Gaza e quella di capo politico del gruppo, dopo l’uccisione di Ismail Haniyieh a luglio). Il movimento potrebbe decidere di non annunciare il suo prossimo leader politico per motivi di sicurezza oppure, per votare un nuovo capo, potrebbe seguire il processo standard di convocazione del Consiglio della Shura, un organo consultivo segreto eletto dai membri di Hamas a Gaza, in Cisgiordania, quelli della diaspora, cioè che si trovano all’estero, e altri che sono detenuti nelle prigioni israeliane.

Una questione su cui molti analisti concordano è che il successore di Sinwar sarà probabilmente qualcuno che si trova all’estero. Potrebbe trattarsi di Khaled Meshal, che ha guidato Hamas dalla fine degli anni Novanta fino al 2017. Meshal attualmente dirige l’ufficio politico di Hamas dei palestinesi della diaspora che ha sede a Doha, in Qatar. Nato in Cisgiordania, nel 1998 è stato avvelenato da alcuni agenti israeliani e dopo essere entrato in coma è stato salvato da un antidoto fornito da Israele come parte di un accordo diplomatico con la Giordania. Meshal ha guidato Hamas dall’esilio spostandosi dal Kuwait alla Giordania, dalla Siria al Qatar. Quando si era dimesso, nel 2017, il suo posto era stato preso da Ismail Haniyeh.

Anche Khalil al Hayya si trova in Qatar. Fa parte della dirigenza di Hamas da decenni ed è sopravvissuto a un tentativo di omicidio da parte di Israele nel 2007, quando in un un attacco aereo lanciato sulla sua casa a Gaza morirono i membri della sua famiglia. Lui non era presente.

Khalil al Hayya durante un’intervista con Associated Press, Istanbul, Turchia, 24 aprile 2024 (AP Photo/Khalil Hamra)

Per Michael Milshtein, ex responsabile dell’esercito israeliano, la leadership di Hamas che vive in esilio è più flessibile rispetto a Sinwar. Il Qatar, il paese che li ospita, l’Egitto, un altro interlocutore chiave nei negoziati tra Israele e Hamas, e gli Stati Uniti potrebbero dunque avere la possibilità di esercitare una maggiore pressione su queste figure con l’obiettivo di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco.

Un’altra persona di spicco di Hamas è Mousa Abu Marzouk, che ha iniziato la propria carriera politica negli Emirati Arabi Uniti dove ha contribuito a fondare la sezione palestinese dei Fratelli Musulmani, un movimento nato in Egitto negli anni Venti da cui poi nacque Hamas. Mousa Abu Marzouk ha proseguito il proprio lavoro negli Stati Uniti contribuendo a fondare istituzioni e associazioni per portare avanti la causa palestinese. Sempre negli Stati Uniti era rimasto in carcere per 22 mesi per il sospetto di reati legati al terrorismo: in quell’occasione lui aveva accettato di rinunciare al suo status di residente permanente negli Stati Uniti, di rinunciare a contestare le accuse e era a quel punto stato trasferito in Giordania.

– Leggi anche: Hamas è tante cose

Muhammad Deif è invece il comandante dell’esercito di Hamas e uno dei presunti pianificatori degli attacchi del 7 ottobre. Si unì al movimento da giovane, nel 2002 divenne il leader dell’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam, succedendo al loro fondatore che fu ucciso in un attacco israeliano. Lo scorso luglio l’esercito israeliano aveva bombardato una zona costiera densamente popolata di Gaza nel tentativo dichiarato di uccidere Deif. Vennero uccisi invece decine di civili palestinesi. L’esercito israeliano sostenne in quell’occasione di aver ucciso anche Deif, ma Hamas non ha mai né confermato né smentito.

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