Sofia Raffaeli alle Olimpiadi con la ginnastica ritmica: «La gara sarà ...

8 Ago 2024
Sofia Raffaeli

diArianna Ravelli, inviata a Parigi

Sofia Raffaeli, prima italiana a vincere un Mondiale nella ritmica, sei medaglie in un'edizione, sa che le aspettative su di lei sono alte: «Ho fatto alcuni errori nelle prove, ma sono serviti»

Sarà che è arrivata solo da due giorni qui a Parigi (è rimasta fino all’ultimo nel suo piccolo mondo antico a Fabriano, con la routine rigida e rassicurante assieme che serve alle ginnaste per restare nella giusta bolla, e la pedana nel salotto di casa), sarà che i risultati mai visti dell’artistica hanno lasciato nell’aria un’euforia che non si spegne, ma Sofia Raffaeli (detta «formica atomica» nel mondo delle farfalle: forse è il momento di emanciparci dall’entomologia, lei poi preferisce «vulcano»), sprizza solo entusiasmo. «Disagi? Macché è tutto bellissimo, non trovo neanche le parole».
Sarà da come farà volare i suoi preziosi attrezzi, cerchio, clavette, nastro e palla (sono fatti su misura e viaggiano sempre con l’atleta) mentre esegue acrobazie e poi da come li riprenderà con classe senza guardarli mentre sorride alle giurie, che si deciderà la sua Olimpiade. Sa bene che su di lei, prima italiana nella ritmica a vincere la gara individuale al Mondiale, sei medaglie in un’edizione, le aspettative sono altissime. Per noi, ai Giochi, la ritmica è sempre stata una faccenda di squadra: un complesso meccanismo di salti incrociati, scambi di attrezzi, coreografie d’insieme realizzati dal team dei successi in serie (le farfalle appunto) allenato dalla ct Emanuela Maccarani, gruppo travolto dalle inchieste per le accuse di abusi di ex ginnaste poi concluse con una semplice ammonizione. E se Milena Baldassari (sesta a Tokyo) aveva aperto la strada alle individualiste, a Parigi Sofia balla come prima etoile: oggi le qualificazioni che scremeranno le dieci finaliste di domani: senza russe (che hanno vinto sette volte su dieci) e bielorusse, le avversarie da tenere d’occhio per il titolo sono la tedesca Varfolomeev, le bulgare Nikokova e Kalyen, l’israeliana Atamanov.

Sofia com’è andata la prova podio ieri mattina?
«La palestra è bellissima, meno grande di quanto mi sembrava da casa, non mette soggezione. Anzi, entrare lì ti calma. Nella prova ho fatto alcuni errori, ma sono serviti per sistemare le ultime cose».

La squadra di artistica ha raggiunto risultati impensabili: e anche lei aveva iniziato con l’artistica. 
«Sì a tre anni, poi a sei ho incontrato Julieta Cantalupi (ex ginnasta e sua storica allenatrice, ndr) e sono passata alla ritmica. Sono stracontenta della vittoria di Alice e Manila, ci hanno caricato tantissimo. Ora non vedo l’ora di gareggiare. Io sono pronta».

E l’impatto con il Villaggio?
«Non so come descriverlo, un sogno, è talmente grande, atleti di tutti gli sport, di tutto il mondo. Noi italiani ci salutiamo, stiamo assieme, vediamo le gare degli altri».
 
Come se l’immagina la sua di gara olimpica?
«Difficile. Ci seguirà tutto il mondo, le aspettative sono molto alte, per prime le mie. Sono io quella che chiede di più a me stessa. So che uscirò dalla pedana dopo aver dato tutto».

La cerimonia l’aveva vista?

«Mi sono addormentata subito, ero molto stanca».

Su che cosa si è concentrata negli ultimi allenamenti?
«A come reagire in caso di errori. So che prendo male ogni minima imprecisione, ma essere troppo perfezionisti può essere controproducente: abbiamo perciò lavorato molto su questo».

Come? Con un mental coach?
«No, da sole. In palestra ci abituiamo a eseguire la nostra esibizione senza mai essere fermate, indipendentemente dal fatto che l’esecuzione sia totalmente pulita o meno».

Quando dice «noi» parla di lei e della sua allenatrice Claudia Mancinelli con cui ha dovuto in qualche modo ricominciare. Un anno fa Cantalupi ha lasciato la ginnastica Fabriano.
«Non è stata una mia scelta e non è stato facile a un anno dalle Olimpiadi. Per me è stata ancora più dura perché con Julieta sono cresciuta, il distacco è stato più difficile da un punto di vista umano che da quello tecnico, siamo ancora molto legate. Le prime gare senza di lei non sono andate benissimo, ma è stato un anno di crescita. Adesso devo dire che Claudia riesce a capirmi in tutto, sa quando tenermi tranquilla o quando vado caricata».

Ha un attrezzo preferito?
«No. Certo, clavette e cerchio sono più facili da gestire. Palla e nastro creano qualche complicazione in più».

Com’è la sua routine di lavoro a casa?
«Allenamento 8.30-13-30, un’ora di pausa, ancora allenamenti 14.30-18. Poi fisioterapia, un po’ di libri, cena, e se esco rientro presto».

Si è iscritta all’Università?
«Sì, psicologia, ma quest’anno ho fatto un solo esame».

La sua famiglia è qui?
«Sì, mia mamma Milena, mio papà Gianni, mio fratello Pietro. Purtroppo non nonno Nello, sono anni che fa il taxista da Chiaravalle a Fabriano per portarmi agli allenamenti, ma da un po’ non riesce a venire alle gare».

Sofia in sintesi come sta?
«Felice».

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8 agosto 2024 ( modifica il 8 agosto 2024 | 06:51)

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