La scenografia di Squid Game 2 è un'isola immaginifica nella Corea ...
Un fenome globale. Sì, all'uscita della prima stagione di Squid Game, ormai tre anni fa, il mondo intero si schierò a favore della serie TV, definendola il k-drama di culto più seguito nella storia del piccolo schermo coreano. Certo, il plot spaventosamente immaginifico è causa del suo successo, ma il set design non è da meno. Di fronte al plauso mondiale, la scenografia delle scene scritte e dirette dal regista Hwang Dong-hyuk hanno aiutato a realizzare uno spazio fiabesco, tanto perfetto quanto temibile, che ha fatto il giro del mondo dichiarandosi fedele all'arte di MC Escher e all'architettura di Ricardo Bofill. Due grandi ispirazioni. Squid Game 2, in programma a partire dal 26 dicembre su Netflix, rilancia. Dove si svolgono, stavolta, i giochi? Verrebbe da dire che le prove vanno in scena su un'isola lontana dalla costa. Ed è proprio così nella finzione. Ma non c'è un indirizzo esatto. Nella realtà, invece, non serve una barca per raggiungere i giochi, perché sono ambientati in un complesso a Daejeon, la capitale della provincia del Chungcheong Meridionale in Corea del Sud.
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Allora la scenografia è opera di un lavoro realizzato indoor. Basta allontanarsi da Seoul per un'oretta circa, per imbattersi finalmente nello studio di registrazione e cinematografico di tutta la Corea del Sud: è lo Studio Cube. Poi, dal labirinto di scale all'isola il passo (delle telecamere) è breve. Sì, la scalinata rosa pastello è (ancora) quella ispirata al mondo visivo di MC Escher, ma nella seconda stagione è più grande. Si presenta come una struttura di 9 metri fatta di una successione di angoli appuntiti. E ha un compito preciso: confondere. “È così che tutto ha inizio”, ha dichiarato la production designer Chae Kyoung-sun, raccontando che il labirinto di scale è stato il primo set che ha progettato (e che l’ha portata a vincere un Emmy Award). Non ci sono né entrate né uscite, o, insomma, quelle che ci sono confuse. “È normale rimanere disorientati”, ha aggiunto Chae. “Quando il regista Hwang Dong-hyuk ha visto il set per la prima volta, ha detto: dov'è l'uscita? Volevo che le persone si perdessero, che non riuscissero ad uscire". Chi sta sui gradini è vivo, perché solo chi sopravvive alle prove può tornare nel dormitorio. Così, i temi della serie TV si riflettono anche nel set design. Del resto, la scala è sempre una grande metafora.
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Il dormitorio è stato (ri)costruito nello Studio C e si materializza in una prigione di 2235 metri quadrati rivestita da piastrelle e con un solo ingresso a mezza cupola. Per realizzare questa entrata, la production designer si è ispirata alla sensazione di guidare attraverso una serie di gallerie molto lunghe, lasciandosi alle spalle il buio privo di riferimenti. Oltre la soglia, i letti a castello ospitano i concorrenti del gioco (nelle scene iniziali se ne contano 456). Fuori dal dormitorio, c'è un enorme mosaico di piastrelle sulla parete, le tessere riportano un messaggio in latino che recita così Hodie Mihi Cras Tibi: letteralmente, "oggi tocca a me, domani tocca a te". Così, si costruisce l'intero progetto scenografico, che, è una parte fondamentale (anche) della trama della serie TV.