Stellantis anticipa la 500 ibrida, duro scontro alla Camera con ...
La strategia di Stellantis
Nonostante le difficoltà, Stellantis ha confermato gli obiettivi fissati nel piano industriale 2030 riferiscono i sindacati. Tra i progetti principali, l’introduzione di versioni ibride su tutti i modelli della gamma, con un’espansione della Panda e l’anticipo della produzione della 500 ibrida. A Melfi sarà anticipata la produzione di modelli con motori ibridi a partire dal 2025. L’azienda ha confermato che anche la produzione di motori endotermici garantirà l’occupazione durante la transizione all’elettrico. Infine, è stata confermata una maggiore autonomia per Maserati all’interno del gruppo Stellantis, pur mantenendo una forte integrazione con il resto dell’azienda, per garantire sinergie e continuità nella crescita del brand; esclusa la volontà di vendita.
Guardando al futuro, Stellantis ha ribadito la sua ambizione di raddoppiare la produzione di veicoli elettrici entro il 2025-2026. Tuttavia, Tavares ha riconosciuto che la domanda in Europa resta limitata, con Paesi come l’Italia e la Spagna che registrano una penetrazione di mercato inferiore al 5%. Nelle premesse del suo intervento Tavares ha ribadito la contrarietà del Gruppo a posticipare le scadenze imposte dall’Europa sia per i tagli alle emissioni, che scatterebbero già l’anno prossimo, che sul fronte dello stop ai motori endotermici, a partire dal 2035. Ci sarebbe un problema legato all’impatto ambientale in generale, dice Tavares, mentre dal punto di vista industriale, il ceo di Stellantis parla di ricadute negative sul settore perché «si darebbe spazio e tempo alle case produttrici in difficoltà per recuperare mentre invece Stellantis è già pronta». Rallentare il processo dunque potrebbe creare un problema di deprezzamento sui mercati.
Il ceo ha poi spiegato ai sindacati che la volontà di Stellantis è quella di mantenere i modelli a motore (Ice) mentre è in corso, ha ribadito l’amministratore delegato, la fase di rump up dell’elettrificazione ad una velocità più moderata, viste le forti incertezze del mercato. «Questa non è transizione - ha ribadito Tavares ai sindacati - servono risorse per per mantenere la vecchia tecnologia in vita e risorse da destinare alla nuova tecnologia». Il rischio, ha ribadito, è che il fabbisogno finanziario sia troppo alto e che le aziende non reggano.
La crisi dei volumi e la mobilitazione
I metalmeccanici confederali, Fim, Fiom e Uilm, scenderanno in piazza, a Roma, il 18 ottobre con una serie di delegazioni sindacali in arrivo da tutto il mondo. Associazione Quadri, Fismic e Ugl, dal canto loro, hanno indetto una loro manifestazione, ma a Torino, sempre il 18 ottobre in occasione dello sciopero generale del settore, dedicata alla crisi del settore auto. «Questa mobilitazione intende sottolineare l’importanza del settore automotive per l’economia italiana e la necessità di azioni per affrontare le sfide attuali, tra cui la transizione ecologica e le pressioni del mercato globale» scrivono i segretari generali delle tre sigle, Giovanni Serra (Quadri), Roberto Di Maulo (Fismic) e Antonio Spera (Ugl).
Da un lato dunque i volumi di Stellantis in calo del 30% rispetto a un anno fa e la prospettiva di fermarsi, a fine 2024, sotto quota mezzo milione tra veicoli commerciali e autovetture, dall’altro le aziende dell’indotto in ginocchio e le multinazionali in fuga. L’ultimo allarme arriva dalla Denso di Poirino, nel Torinese, azienda attiva nella produzione di sistemi di condizionamento per auto con 700 addetti, in crisi anche per il calo di volumi della 500 a Mirafiori. Su 700 addetti l’azienda ha dichiarato 150 esuberi e i sindacati hanno chiuso un accordo per attivare i contratti di solidarietà e scongiurare il rischio di licenziamenti.