Medicina, Bernini: riforma dal 2025? ci proviamo. Rettori preoccupati

17 Ott 2024

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La ministra dell’Università torna sull’abolizione dei test d’ingresso: ce la metteremo tutti. Ma la Crui mette le mani avanti: difficile accogliere 60-80mila studenti

di Eugenio Bruno

Test Medicina numero chiuso - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

17 ottobre 2024

3' di lettura

La riforma dell’accesso programmato a Medicina - che elimina il test d’ingresso e il numero chiuso per come li abbiamo conosciuti oggi e sposta lo sbarramento alla fine del primo semestre - potrebbe arrivare al traguardo già nel 2025. A dirlo è la ministra Anna Maria Bernini. Intervenendo a Mattino 24 su Radio 24 la titolare dell’Università assicura di volerci mettere «tutta la forza che ho. Se siamo riusciti a fare 10mila posti letto in condizioni spaventose, io confido di poter fare anche i decreti delegati». Ma deve fare i conti già con le preoccupazioni dei rettori sulla possibilità di accogliere già al primo anno 60-80mila studenti anziché 20mila.

Addio al numero chiuso

A proposito della riforma che è stata approvata mercoledì 16 ottobre in commissione Istruzione del Senato la ministra sottolinea che «il numero chiuso come l’abbiamo conosciuto fino adesso, non esiste più. È un’apertura, diciamo un superamento progressivo, graduale e programmato del numero chiuso. È un’esigenza dei nostri studenti - aggiunge - di poter accedere allo studio della medicina, in Italia e non fuori, perché uno dei problemi che ci stiamo trovando ad affrontare è il cosiddetto turismo che i nostri studenti devono fare andando a studiare in altri paesi europei. Questo è un problema che dobbiamo gestire e risolvere». Per la ministra dell’Università il percorso non deve riguardare solo Medicina. Secondo l’esponente forzista bisogna «aiutare le università» a superare anche gli altri numeri chiusi. «Non ci possiamo lamentare di avere pochi laureati, continuando a tenere tutto chiuso. È una questione di sostenibilità. Non aprirei mai all’improvviso, il numero chiuso è stato superato, ma sarà superato progressivamente, in maniera ragionevole».

La preoccupazione dei rettori

Il Ddl delega con la riforma votata mercoledì prevede che gli aspiranti camici bianchi frequentino un primo semestre e sostengano esami fondamentali comuni all’ampia area biomedica, veterinaria, farmaceutica e sanitaria. Chi li supererà tutti si candiderà a entrare nella graduatoria unica nazionale che deciderà, in base ai posti disponibili, chi accederà al secondo semestre e chi dovrà invece ripiegare, senza perdere i crediti (Cfu) maturati, su uno dei corsi affini o su un altro corso ancora. Sarà uno dei decreti delegati, che toccherà al Mur emanare nei 12 mesi successivi all’approvazione della delega, decidere se per entrare in graduatoria bisognerà superare un test nazionale o se basterà la media dei voti ottenuti. Questo meccanismo preoccupa i rettori. In una nota la presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, conferma l’impegno delle università a collaborare «per una formazione di qualità nelle discipline medico-sanitarie» e a «lavorare fin dall’inizio su ipotesi di miglioramento delle modalità di accesso». E va anche oltre dando la disponibilità della Conferenza dei rettori a «costruire una piattaforma per la formazione nelle materie caratterizzanti oggetto delle modalità di selezione al fine di mettere tutti i candidati in condizioni di parità». Ma mette le mani avanti elencando i tre ostacoli che gli atenei già vedono lungo la strada che porta alla riforma. Il primo riguarda la sostenibilità economico-finanziario per le università. A tal proposito la rettrice di Milano evidenzia che «il taglio subito dai bilanci delle università nell’anno corrente ha sfiorato il 10% (considerato lo spostamento dei piani straordinari nella quota base e l’aumento Istat», denuncia l’incertezza sul finanziamento statale per il 2025 e avverte: «In questo contesto l’ingresso di 40/60.000 candidati in più è semplicemente impensabile».Direttamente collegato è anche il secondo nodo riguardante «l’acccoglienza e formazione adeguata dei futuri aspiranti medici». Per la Crui, infatti, le risorse che finora sono servite a formare 20mila studenti «non possono essere sufficienti per i 60/80.000 candidati» che si iscriverebbero al primo semestre.C’è poi un terzo punto che riguarda le altre professioni sanitarie. Nell’apertura delle porte per Medicina, Iannantuoni intravede il rischio che gli altri corsi sanitari, in primis infermieristica, vengano snobbati dalle matricole. Con conseguente molto pesanti per il nostro sistema ospedaliero.

Il timing della riforma

Dopo l’ok in commissione Istruzione a metà-fine novembre dovrebbe arrivare anche l’ok dell’aula del Senato. Dopodichè il testo passerà alla Camera per il secondo via libera, che senza modifiche potrebbe essere quello definitivo. A quel punto partiranno i 12 mesi che il Mur ha per scrivere i decreti delegati. Ma se si vuole veramente partire nel 2025 la ministra Bernini dovrà usarne molti di meno.

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