This Is Me e quella critica a Silvia Toffanin che non comprendiamo

5 ore ago
This is me

Quando abbiamo saputo che Silvia Toffanin sarebbe approdata in un'avventura come This is me, ossia un programma in prima serata dedicato alla celebrazione di tutti i talenti usciti dalla scuola di Amici - spoiler: sono tantissimi - abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché era ora che Toffanin si mettesse in gioco in una collocazione diversa da quella protettissima di Verissimo. Al di là delle simpatie e antipatie personali, Silvia Toffanin in questi anni è riuscita a ritagliarsi una propria cifra e un proprio stile, sempre attento all'ascolto. Ed è per questo che non capiamo tutti coloro che, dopo aver visto la prima puntata di This is me su Canale 5, si sono lamentati del fatto che Toffanin portasse ad Amici parte del suo mondo che è, appunto, Verissimo.

Una conduttrice che ha sempre avuto un suo modo di comunicare e di fare televisione non può, dall'oggi al domani, cambiare formula e, francamente, non capiamo cosa avrebbe dovuto fare Silvia Toffanin per il suo primo sbarco in prima serata: cantare e ballare come Raffaella Carrà? No. Silvia Toffanin a This is me è rimasta sé stessa incastrando la sua indole pacata e mai urlata a quella di Amici, e il risultato sarà anche stato un cross-over di Verissimo, ma ad avercene. Non capiamo, infatti, perché Maria De Filippi può - giustamente - essere seduta tanto su un gradino di Uomini e Donne quanto su una poltrona al serale di Amici e Silvia Toffanin non possa portare il divano bianco e metterlo al centro dello studio.

È una questione di coerenza e, soprattutto, di fedeltà alla propria indole, ed è per questo che This is me ci è sembrato un ottimo esperimento, confezionato alla perfezione e capace d intrattenere alternando momenti parlati a performance in grado di mettere le basi per una nuova forma di varietà, una sorta di infotainment con scintille di show. La squadra di Fascino, ossia la casa di produzione di Maria De Filippi, e quella di Silvia Toffanin hanno unito le forze per creare un ibrido che, al di là di come la si pensi, è coraggioso perché prova a fare qualcosa che nessuno ha mai fatto: rendere omaggio a un programma storico che negli anni ha visto nascere la carriera di decine e decine di cantanti e di ballerini che sono riusciti a farsi un nome importante. E questo, scusate se è poco, non era scontato.

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