È morto Totò Schillaci: insieme a Baggio rese uniche le “Notti ...

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Toto Schillaci

È morto a 59 anni Totò Schillaci, attaccante della Nazionale italiana, oltre che di Messina, Juventus e Inter. 

"Si comunica che in data 18/09/2024 alle ore 9:55 è deceduto il sig. Salvatore Schillaci, già ricoverato presso questa Azienda ospedaliera. La Direzione e il personale  sono vicini alla famiglia nel ricordo anche dell’affetto di cui ha sempre goduto il grande campione", ecco la nota ufficiale della  Direzione Sanitaria dell'ospedale palermitano. Schillaci era stato ricoverato in gravi condizioni lo scorso 7 settembre, nelle settimane successive le sue condizioni sembravano in via di miglioramento poi nella giornata di ieri l'aggravamento improvviso e poi il decesso.

Memorabili le “notti magiche” del 1990, quando il ct Azeglio Vicini puntava al trionfo mondiale, trascinata dalle reti di un ragazzo siciliano convocato come riserva e divenuto titolare a suon di gol. Il sogno si infranse in semifinale contro l'Argentina di Maradona, proprio nello stadio di Napoli così familiare al “pibe de oro”. 

Nei ricordi con cui Schillaci racconta la sua storia sportiva (7 anni al Messina tra serie B e C, 3 anni di Juve, 2 di Inter, poi Giappone; 16 volte in Nazionale) sembra di rivedere lo sguardo spiritato di quella sera che lo rese famoso. Un rigore negato, la finale mondiale che si allontana, l’amarezza che schiaccia il giovane attaccante juventino nato a Palermo.

“PERSEGUITATO DAI RICORDI” - “Sono perseguitato da quelle immagini, ancora oggi tanti mi chiedono di rifare quell’espressione, di imitare me stesso. Io neppure mi accorsi di aver fatto quella faccia. Ero incredulo per il rigore negato. Potevamo vincere, ma andò come andò”, allargava le braccia Schillaci raccontando quella notte. 

“Era una squadra di grandi campioni, Baggio Baresi Vialli Maldini Ancelotti, e io ho avuto l'onore di giocare con loro. Era un ambiente importante, io ero orgoglioso perché non è che c'erano tutti questi siciliani nel giro azzurro”.    

UN’ESTATE MEMORABILE - Quella di Italia '90 fu un'estate memorabile. “Mi danno tutti del tu, sono rimasto quello di allora. Quando mi chiedono cosa associo alle 'notti magiche', rispondo: Totò Schillaci. Dovrei dire grazie alla Nannini. Quella era la colonna sonora di un’Italia allegra che sognava il Mondiale e ci seguiva con entusiasmo, io senza saperlo ero al centro di tutto questo. Ma l'ho capito dopo”.

“HO LOTTATO CON I DENTI” - E proseguiva sempre Schillaci, rievocando quell’estate come se fossero trascorsi solo pochi giorni: “Lottai con i denti per guadagnarmi un posto da titolare in azzurro, pensavo solo a quello. Gli italiani erano innamorati di me? Non compresi questo entusiasmo, lo scoprii dopo e lo vedo ancora oggi. Ovunque mi riconoscono e mi fanno feste, mi mostrano i video, vogliono che racconti, la gente ricorda Italia '90 e mi chiede di rifare gli occhi spiritati! Non credo che gli italiani abbiano lo stesso ricordo degli altri Mondiali”. 

IL RAPPORTO CON BAGGIO - E a proposito del suo rapporto con Baggio, Schillaci ripeteva sempre un episodio che lo aveva colpito: “Nella finalina con l'Inghilterra mi procurai un rigore. Baggio mi disse: tiralo tu, così vinci la classifica dei bomber. Un regalo inatteso”. Proprio grazie a quel rigore Schillaci riuscì a diventare il capocannoniere di Italia '90 con sei reti. Eppure con Baggio la competizione era stata sempre molto forte. Totò, di umili origini, cresciuto in quartiere povero, subiva il fascino dei grandi personaggi e ricordava le telefonate di Gianni Agnelli: “Quasi ogni domenica, nessuno mi ha mai messo soggezione come lui, capiva di calcio, ma incuteva timore".

Totò Schillaci, in cura da qualche anno per un tumore, aveva già subito degli interventi, era stato in cura alla clinica la Maddalena e ora si trova nel nosocomio cittadino. Una prima comunicazione sulle sue condizioni era apparsa sul suo profilo social: "Totò è in condizioni stabili ed è controllato da una equipe di medici notte e giorno. Forza Totò". 

La famiglia aveva deciso di dare la comunicazione “viste le innumerevoli chiamate da parte di molte testate giornalistiche e viste le brutte notizie che circolano”. Poi l'augurio di riprendersi, "Forza Totò". Schillaci, 59 anni, era stato sottoposto a due interventi al colon e aveva raccontato la sua malattia, le terapie, la paura al momento della diagnosi e poi il male che lo ha segnato. Un male che aveva sconfitto e poi si era ripresentato.

Gli scatti di Italia 90 e l'augurio: “Forza Totò”

Abbracciati dopo il gol, poi vicini prima di scendere in campo con la maglia azzurra durante le “notti magiche”. Emozionano gli scatti di Totò Schillaci e Roberto Baggio condivisi sulla pagina social del bomber ricoverato in ospedale e accompagnati dalla frase di incoraggiamento: “Forza Totò”.  Gli auguri all'attaccante che fece sognare i tifosi durante l'ultimo mondiale giocato in casa dall'Italia provengono dalla seguitissima fan page di Roberto Baggio, non direttamente dall'ex numero dieci.

I gol delle “notti magiche”

I gol nelle “notti magiche” di Italia 90 - immortalate dalla canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato - hanno consegnato Totò Schillaci, da San Giovanni Apostolo, Palermo, alla storia del calcio italiano. L'Italia del ct Azeglio Vicini puntava alla finale, trascinata dalle reti di un ragazzo siciliano convocato come riserva e divenuto titolare a suon di reti. Un gol dietro l'altro che trascinarono gli Azzurri di Vicini a undici metri dalla finalissima di Coppa del mondo.

Il sogno si infranse sull'Argentina di Maradona, che battè gli azzurri ai rigori nella semifinale di Napoli. Di quel mondiale sfortunato per gli azzurri - arrivammo terzi - Totò fu capocannoniere. E nel 90 arrivò addirittura secondo nella classifica del Pallone d'oro. "Potevamo vincere, ma andò come andò", ha sempre detto ricordando quei giorni.

"Era una squadra di grandi campioni, Baggio, Baresi, Vialli, Maldini, Ancelotti - disse - e io ho avuto l'onore di giocare con loro. Era un ambiente importante, io ero orgoglioso perchè non è che c'erano tutti questi siciliani nel giro azzurro".

La vita, la carriera

Nato il primo dicembre del 1964 a Palermo e cresciuto nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo, ha iniziato a giocare nella squadra di zona che rappresentava l'omonima azienda municipalizzata palermitana.

Nel 1982 è stato ingaggiato dal Messina, in Serie C2. Nella stagione 1985-86 ha contribuito con 11 reti alla promozione della squadra in Serie B. Il suo allenatore Franco Scoglio diceva di lui: “Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno”.

Dal Messina approdò alla Juventus, all'Inter e al Jubilo Iwata (Giappone), dove divenne un idolo.

Tre fratelli e una sorella, il papà, che faceva il muratore, è stato sempre il suo più grande tifoso e lo ha accompagnato dappertutto pur di farlo giocare. Ha fatto il gommista, il garzone di pasticceria, l'ambulante. Fino al reclutamento nel Messina.  

Schillaci era alla clinica oncologica La Maddalena quando, il 16 gennaio del 2023, è stato arrestato il boss Messina Denaro. "Erano le 8.15 del mattino - ha raccontato lui stesso - aspettavo la mia visita di controllo, perché lì sono in cura dai dottori Mezzatesta e Mandalà. Avevo appena finito la colazione al bar, in un attimo mi sono ritrovato circondato da persone incappucciate con le armi spianate. Ho pensato a un attentato. Poi i carabinieri si sono qualificati, ma per un attimo io e quelli intorno a me ci siamo spaventati, c'era confusione".   

L'ex bomber ha anche gestito per anni un centro sportivo per giovani. "Adoro Palermo e mi dà molto fastidio vederla associata solo alla criminalità, perché offre tante cose belle. Bisogna investire sui quartieri, questo sì, togliendo i giovani dalle strade. Ho rilevato il centro sportivo, Louis Ribolla, in una zona popolare, proprio per restituire qualcosa di quanto mi è stato dato dalla città", disse.

Nel 2004 aveva partecipato all'Isola dei famosi, un anno fa partecipò con la moglie Barbara al programma Pechino Express. Poco prima era stato operato di tumore per due volte. "La trasmissione - raccontò -  è stata una rivincita sulla malattia che mi ha fatto soffrire tantissimo".

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