WTA Guadalajara: Trevisan, che vittoria contro Jabeur! Giorgi out ...

21 Set 2023
ATP Nadal: “Sarebbe fantastico giocare la mia ultima Olimpiade in doppio con Alcaraz”

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Foto Ubi Tennis

“Io presidente del Real? Mi piacerebbe, ma Perez è un grande. Djokovic il più forte nei numeri, ma il tennis non è solo questo”. Altra intervista del maiorchino

Rafael Nadal – ATP Parigi-Bercy 2022 (foto via Twitter @atptour)

Il giorno seguente la sua apparizione video su Movistar+, Rafa Nadal rilascia la prima intervista alla stampa scritta a quattro mesi dall’annuncio del suo temporaneo ritiro. Il resoconto appare mercoledì 20 sul quotidiano sportivo madrileno AS, nel giorno dell’inizio dei corsi accademici all’Università Alfonso X il Saggio, con la quale collaborano sia l’asso di Manacor che il periodico in questione. Nadal si presenta in maglietta bianca, jeans e giacca blu e con la consueta affabilità risponde alle domande in merito alle sue condizioni e al suo futuro tennistico.

Rafa torna ovviamente sulla questione delle sue condizioni e, riprendendo quanto già esposto nell’intervista precedente, parla del buon evolversi delle proprie condizioni fisiche ma anche delle incertezze legate al livello che riuscirà a raggiungere una volta che riprenderà con continuità in mano la racchetta. “La stagione potrebbe essere per me l’ultima, ma non è detto: dipenderà da quanto io potrò essere competitivo. Sinceramente non mi attira fare come Murray, ossia giocare e non vincere. Vedremo” – continua il campione iberico – “potrei anche non tornare del tutto se non mi riprendo davvero, ma spero proprio di no”.

Il discorso passa poi a due argomenti tennistici che stanno molto a cuore di Rafa: la Coppa Davis e le Olimpiadi. E qui il 22 volte campione Slam, ispirato dalle domande del giornalista, confessa un sogno “olimpico”. “Il mio paese è stato appena eliminato dalla Coppa Davis, altrimenti avrei potuto provare a farmi trovare pronto per novembre. Ma ovviamente così non sarà.

“Per quanto riguarda le Olimpiadi sì, terrei molto a giocarle, tutti sanno quanto io ami il clima olimpico e le sensazioni meravigliose che ho provato vivendolo. Per quanto riguarda un doppio con Carlos, premetto che né io né lui ne abbiamo parlato, ma sarebbe bellissimo poter giocare la mia ultima Olimpiade insieme alla stella nascente di questo sport”.

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Il discorso scivola subito sulla finale di Wimbledon e il maiorchino parla con grande ammirazione del suo connazionale. “Ritengo” – è il suo pensiero – “che Carlos stesso non sia affatto stupito dei risultati che ha ottenuto fin qui. In questo momento è l’unico vero avversario di Djokovic, è un gradino sopra gli altri. Quando lui è in campo per il 90% delle volte tutto dipende dal suo talento. La grande notizia per questo sport è proprio il livello che Alcaraz riesce a raggiungere e il tempo che ha davanti a sé per tagliare nuovi traguardi”.

Lo spagnolo non si sottrae all’inevitabile domanda su un confronto con Djokovic su chi sia il più forte; lui riconosce il valore dell’asso serbo, pur andando oltre i freddi numeri dei titoli vinti. “Non c’è dubbio che se ci mettiamo a contare, lui ha vinto più di me e più di ogni altro. Non ho un ego così forte da negare l’evidenza. Mi complimento con lui, che da questo punto di vista è il migliore della storia.

“Tutto il resto possono essere considerazioni, come il numero maggiore di infortuni che ho avuto, e poi anche gusti personali, ispirazione, sensazioni ed emozioni che ognuno di noi trasmette e che raggiungono il cuore degli appassionati. Sicuramente” – chiude l’argomento – io sono pienamente soddisfatto di quello che ho saputo fare”.

Alla domanda sul suo non impossibile ingresso nel Real Madrid, Nadal non si nasconde ma nello stesso tempo glissa. “Concettualmente non mi dispiacerebbe essere il presidente del Real Madrid o avere un ruolo nel club ma questo non vuol dire che succederà. Soprattutto perché non sono certo il più preparato per il ruolo, che oltretutto oggi è ricoperto da uno dei migliori di sempre, Florentino Perez. Quindi la risposta è sì ma nello stesso tempo magari non accadrà nulla”.

Nel finale della chiacchierata con Nacho Albarran protagonisti sono i sentimenti. “La cosa più bella e più difficile da spiegare è quello che provo quando rientro a casa e vedo l’allegria sul volto di mio figlio. Inoltre” – racconta Rafa – “ovunque sia stato in questi mesi, ho trovato grande affetto. In Grecia, per esempio, non sapevo di essere così popolare. Anche alla mia Accademia ricevo tutti i giorni visite, tantissimi bambini e testimonianze di vicinanza. Per questo sono grato a tutti”.

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Flash Emma Raducanu, dalle stelle alle stalle: fuori dalla top 200, tornerà in campo nel 2024

Continua il calvario della britannica, che finisce anzitempo la sua stagione. “Difficile vedere gli Slam senza giocare”

Emma Raducanu - US Open 2022 (twitter @usopen)

Due anni fa, in questo periodo, nasceva una stella. O, almeno, questa era l’opinione più diffusa su Emma Raducanu, la prodigiosa vincitrice dello US Open 2021 da qualificata. Due anni dopo è quasi difficile prender atto e accettare cosa sia successo alla carriera della britannica, le cui ali, troppo vicine al sole, si sono bruciate facendola precipitare. Dopo l’ingresso in top 10 nell’estate del 2022, la piega che ha preso la vita di Emma è totalmente discendente, quasi da brividi: basti pensare che dopo la vittoria Slam solo in due occasioni ha vinto tre partite consecutive (Seoul 2022 e lo scorso Indian Wells), senza mai raggiungere una finale. Pressioni, vita da superstar raggiunta troppo velocemente per l’età che aveva al tempo e per la poca esperienza racimolata e tanti, troppi infortuni, sono i protagonisti del calvario della britannica.

Una serie di problemi e operazioni varie che l’hanno costretta a prendere (o meglio ufficializzare) una decisione drastica: come riportato dal Times, Emma non tornerà in campo prima del 2024, e ha dunque chiuso anzitempo la sua stagione. Nonostante un video postato verso la metà di agosto in cui aveva ripreso la racchetta in mano in Cina, nella città natale della madre, lontano dai riflettori e da occhi inopportuni, il momento non è ancora maturo.

Emma non gioca una partita da aprile, quando perse all’esordio a Stoccarda contro Ostapenko. Piccoli fastidi ad entrambe le mani, e soprattutto un problema alla caviglia sinistra, hanno portato ad una serie di operazioni che sono costate la rinuncia al Roland Garros e a Wimbledon. Via via, passando il tempo, era sempre più chiaro che il rientro in campo di Raducanu sarebbe stato sempre più lontano. E questo ha inficiato, fortemente, anche sulla classifica: è infatti uscita dalla top 200 per la prima volta dal giugno 2021, attestandosi come n.217.

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“Tornerò nella prossima stagione“, confessa Raducanu a BBC London News, “in questa annata tutti gli Slam sono finiti, ed è stato difficile vederli passare. Io stavo solo cercando di stare nel mio percorso il più possibile e concentrarmi sul mio recupero e il mio processo di rientro“. Il tempo non manca, in fondo Emma ha solo 21 anni, è giovanissima e la vita è un’autostrada davanti a sé. Dovrà solo ritrovare la giusta rotta e inserirsi nella sua corsia preferenziale, per tornare a quei fasti tanto gloriosi e inseguire il suo sogno più grande. “Wimbledon. Il mio massimo sogno è ancora ed è sempre stato vincere Wimbledon“. Non ci resta che augurarle una buona guarigione e un rientro, nella sua espressione migliore, al più presto possibile nel circuito.

ATP ATP Zhuhai: Arnaldi sconfitto in rimonta da Karatsev con qualche rimpianto

L’azzurro si arrende dopo più di 3 ore al russo, sprecando un set e un break di vantaggio

Matteo Arnaldi - US Open 2023 (foto Twitter @usopen)

A. Karatsev b. M. Arnaldi 6-7(5) 7-6(5) 6-2

Dopo il grande finale d’estate, tra US Open e Coppa Davis, e i tanti bei obiettivi già prefissati per il prossimo futuro, non va al meglio l’esordio in Asia per Matteo Arnaldi. L’azzurro, al primo turno dell’Huafa Properties Zhuhai Championships, si è infatti dovuto subito arrendere a un avversario non proprio agile da affrontare come Aslan Karatsev. Il russo, che veniva da quattro sconfitte di fila contro avversari italiani, ha fatto pesare la maggiore esperienza e l’abitudine a partite lunghe e complicate, a differenza del giovane azzurro. In rimonta, soffrendo, e spesso costretto a rincorrere, il n.63 al mondo si è affermato con il punteggio di 6-7(5) 7-6(5) 6-2 in tre ore e 12 minuti.

IL MATCH

Nel primo set sono i servizi a fare la voce grossa, con neanche un game ai vantaggi e uno scorrere alquanto liscio. Da fondo il russo imprime più peso ma è anche più macchinoso, più rapido e fluido nel palleggio Arnaldi, che di entusiasmo e da “pirata” va a strappare un fondamentale mini-break sul 5-5 del tie-break che gli permetterà poi di portare a casa il primo parziale. Un vantaggio che appare fondamentale, specie per un’iniezione di fiducia, come dimostra un secondo set che l’azzurro sin da subito gioca in maniera più aggressiva, quasi con una marcia in più. La tensione, e la voglia di vincere in fretta, possono però giocare brutti scherzi quando l’esperienza non è ancora del tutto costruita. Per due volte Matteo va avanti di un break, una addirittura sul 5-4, e per due volte permette, smarrendo la bussola della battuta (46% di prime in campo e ben 9 punti persi nel secondo), alla potenza di Karatsev di farlo rientrare in partita. L’ex semifinalista dell’Australian Open psicologicamente domina Arnaldi e, sotto 4-2 nel tie-break, infila un parziale di 5-1 per rientrare un’ennesima volta e forzare il terzo set.

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A quel punto, sono i rimpianti e i pensieri delle occasioni sprecate a farla da padroni in campo, e condizionare l’andamento del parziale. Matteo perde 4 game di fila, vincendo solo 5 punti in risposta in tutto il set decisivo, facendo quasi da sparring partner a un Karatsev che sfrutta l’onda lunga della rimonta. 53 vincenti e solo 16 non forzati testimoniano una partita giocata ai limiti della perfezione dal picchiatore russo, che riesce a cavarsela nei momenti di difficoltà per poi imporre il suo duro ritmo da fondo, ancora difficile da seguire per l’azzurro. Resta una buona partita per Arnaldi, una sconfitta che può solo essere da lezione per imparare a gestire meglio il vantaggio e le situazioni in cui è favorito, seppur sul filo del rasoio. D’altronde il tour asiatico è appena iniziato, e lui non è di certo tipo da mollare per un incidente di percorso.

ALTRI MATCH – In attesa dell’incontro tra Andy Murray, tds n.7, e la wild card cinese Ye Cong Mo, il cui vincente affronterà Karatsev, sono arrivati altri verdetti dal tabellone. Spicca l’ennesima sconfitta di Diego Schwartzman, che non vince partite consecutive dallo US Open 2022, ed è scivolato al n.136 del mondo. L’argentino, sotto 6-3 4-2, è stato costretto al ritiro, favorendo il passaggio del turno per l’australiano Alex Bolt, che andrà a sfidare il n.1 del seeding Karen Khachanov. Ancora più netta invece la vittoria di un altro australiano, Max Polmans, che nel derby tra qualificati e connazionali ha inflitto un severo 6-3 6-1 a Dane Sweeny, trovando la sesta vittoria in carriera a livello ATP, prima sul cemento dall’Australian Open 2020. Affronterà agli ottavi di finale la tds n.2 Cameron Norrie, il gran favorito per la vittoria finale. Se vogliamo però trovare una sorpresa nei risultati finora maturati, l’ha messa a segno Kimmer Coppejans, vincitore per 7-6(4) 6-1 su Aleksandar Kovacevic, ottimo giocatore sul cemento outdoor. Vittoria storica per il belga, che per la prima volta in carriera vince una partita in tour non di Coppa Davis, e si regala un secondo turno in ogni modo interessante contro il vincente di Shang – McDonald.

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