L'Unifil è inutile? L'occhio neutrale che scruta la guerra

15 Ott 2024
Unifil

Oltre a numerosi interventi a carattere umanitario nei riguardi della popolazione locale, la forza Onu schierata nel Paese, oggetto di ripetuti attacchi da parte israeliana negli ultimi giorni, sta documentando nel dettaglio l’attività bellica sue due fronti. Un report dello scorso luglio riferisce dell’utilizzo nel conflitto anche di ordigni al fosforo

di Roberto Cetera

Il duro discorso con cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, al termine della festività di Yom Kippur, si è riferito alla funzione svolta dal contingente internazionale dell’Unifil al confine tra Israele e Libano, toglie ogni dubbio circa l’intenzionalità o meno degli attacchi che l’esercito israeliano ha ripetutamente compiuto negli ultimi giorni contro le postazioni dei militari delle Nazioni Unite.

Dall’ altro lato, anche i militari, oltre ai governi mandatari, non hanno lesinato critiche all’operato delle truppe israeliane, individuandone le cause originarie, non solo sul piano politico, ma anche su quello strettamente militare: “non vogliono testimoni scomodi”, hanno riferito. Testimoni di cosa? Su questo i militari dell’Unifil tacciono, ma è abbastanza evidente l’allusione, perché se si trattasse soltanto delle immagini dei bombardamenti la copertura offerta dai media sarebbe già ampia.

La risposta va allora forse cercata in un report del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 12 luglio scorso, redatto sulla base delle informative rilasciate dai comandi dell’Unifil, e sottoscritto dal Segretario Generale. Si tratta del documento protocollato S/2024/548 che ha come oggetto ‘L’implementazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza nel periodo 21 febbraio-20 giugno 2024’.   Nel periodo preso in esame l’Unifil rileva il lancio totale da entrambe le parti di ben 4572 proiettili, dei quali 1540 sparati dal Libano verso Israele, e quasi il doppio 3032 da Israele verso il Libano. Segue un dettagliato elenco delle reciproche operazioni di attacco giorno per giorno, fino a quando al punto 8 del report, si legge “Unifil ha osservato attacchi di artiglieria nei quali munizioni al fosforo bianco sono state usate in almeno tre occasioni: il 3 marzo vicino Dayr Amis (settore ovest), il 3 aprile vicino Ayta al Sha’b (settore ovest) e il 6 giugno vicino Arab al-Luwayzah (settore est)”.  L’uso di ordigni al fosforo è funzionale all’appiccamento di incendi che distruggano le coltivazioni -specie di ulivo- dell’area che si estende immediatamente a sud e a nord del fiume Litani, e nell’area circostante la città di Tiro. L’uso del fosforo non è stato mai commentato dall’ IDF (Israeli Defence Force), né smentito.

Il report poi continua dedicando il paragrafo 11 alle cosiddette casualties:  “Aree residenziali e infrastrutture civili sono state riguardate  da entrambe le parti della linea blu. In maggio e giugno incendi sui campi sono stati appiccati attraverso proiettili sparati dai due fronti, a nord e sud della linea blu. L’ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari riporta che alla data del 13 giugno dal 8 ottobre ’23 erano 95 i civili rimasti vittime, tra i quali 12 bambini, 30 donne, 3 giornalisti e 21 operatori sanitari”.  E anche qui segue un’impressionante lista di dettaglio tra cui “…il 23 maggio un uomo è stato ucciso e tre bambini feriti in un attacco ad uno scuolabus, la prima volta che uno scuolabus è stato un target dall’inizio della guerra… due paramedici sono stati uccisi il 22 febbraio in un attacco a Blida…. Il 27 maggio tre uomini in motocicletta sono stati uccisi davanti al portone d’ingresso dell’ospedale di  Bint Jubayl”. Al paragrafo 13 il documento riferisce anche delle casualties registrate ai danni di civili a sud della linea blu, anche se i civili israeliani colpiti dagli attacchi di Hizbollah ed Hamas sono di numero assai inferiore, tanto per le maggiori capacità di intercettazione quanto per la massiccia evacuazione di civili disposta da Israele ai suoi confini settentrionali. In particolare gli attacchi contro Israele si sono concentrati -riferisce il rapporto- sugli insediamenti ebraici nelle alture del Golan, nei pressi di Kela e Yoav, che appartengono ai territori occupati.

Il Consiglio di Sicurezza non esita, nel suo documento, a rilevare l’impotenza della stessa Unifil nell’opera di disarmo delle bande dei miliziani di Hizbollah, di Hamas, e di Jihad Islamica; attività che spetterebbe secondo le regole d’ingaggio all’esercito libanese, con Unifil solo in funzione di supporto. Viceversa vengono elencati i numerosi interventi di carattere umanitario e di supporto alle popolazioni locali. Un documento, in sintesi, che rappresenta con ragionieristica contabilità tutta la terribile crudeltà di questa guerra.  E che rende difficile argomentare “l’inutilità” dell’Unifil.

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