Usa-Cina, perché la partita si gioca nel Sud del mondo

24 Lug 2023

ServizioGeopolitica

È anche l’area che più patisce gli effetti dell’inflazione dei prezzi per l’energia e il cibo

di Adriana Castagnoli

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Foto Il Sole 24 ORE

24 luglio 2023

3' di lettura

Il Sud del mondo è cruciale per la competizione di influenza fra Stati Uniti e Cina. È anche l’area che più patisce gli effetti dell’inflazione dei prezzi per l’energia e il cibo, innescata dalla guerra russa in Ucraina e dalle sanzioni occidentali contro Mosca, che combinati con l’aumento dei tassi di interesse del dollaro stanno portando il Sud globale sull’orlo di una nuova crisi del debito.Per difendere il suo ruolo geopolitico - come ha osservato sul «Financial Times» Edward Luce - l’Occidente deve confrontarsi con queste sofferenze meglio di quanto stia facendo la Cina. La sfida è segnatamente complessa perché condizioni generali avverse come il riscaldamento globale, la penuria di cibo e di acqua, colpiscono innanzitutto i Paesi in via di sviluppo.

I Brics

In apparenza, i Brics sembrerebbero avere un notevole potenziale per una voce collettiva nel mondo del multilateralismo. Mentre in termini di dimensioni aggregate dell’economia essi contribuiscono in modo significativo all’economia globale, tuttavia, in termini di Pil pro-capite, i Brics hanno un reddito reale nettamente inferiore a quello delle economie del G7: a fronte di un Pil pro-capite di 65mila dollari negli Usa e di 54mila in Germania, in Russia è di 14.400 dollari, in Cina di 13.721 e di 9.673 in Brasile. Diversi fattori, interni ed esterni, influiranno sulla crescita dei Brics nei prossimi decenni: il cambiamento demografico e l’invecchiamento della popolazione, in particolare in Brasile e Cina; l’istruzione e il modello di urbanizzazione della popolazione, in particolare in India; la capacità di diversificare le proprie economie e di aumentare l’industrializzazione in Brasile, India e Sudafrica. I fattori esterni includono la stabilità regionale, la cooperazione di altre nazioni come il G7 e di altre economie dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Invece, l’importanza politica dei Brics, attribuibile in parte alle loro dimensioni e in parte alla loro stessa ascesa, è già ben percepibile.

Gli Stati latino-americani e caraibici

In questo scenario, il vertice Ue-Celac (Comunità di Stati latino-americani e caraibici) recentemente riunitosi a Bruxelles ha mostrato quanto il mondo sia cambiato rispetto agli anni 1990 e al primo decennio di questo secolo. Sul fronte politico-culturale, secondo quanto riportato su queste pagine, il presidente della Celac Ralph Gonsalves ha dichiarato che i rapporti Ue-Celac sono più forti oggi di quanto non fossero in passato trattandosi di «una relazione tra civiltà». Il concetto di civiltà, declamato da Cina, Russia, India, Iran e Turchia a enfatizzare l’identità dei loro Stati in quanto civiltà distinte dall’Occidente, è dunque tornato ad animare la retorica politica globale. Sul fronte economico, Bruxelles sta cercando di creare nuovi partenariati energetici dopo aver tagliato i legami con la Russia. Vuole anche ridurre la dipendenza dalla Cina e garantirsi i minerali per la più ampia transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, una catena di approvvigionamento che la Cina domina. Negli ultimi vent’anni Pechino ha accresciuto gli scambi con l’America Latina e i Caraibi di ventisei volte, superando la Ue e divenendo il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti.Insieme la Ue, l’America Latina e i Caraibi costituiscono più di un terzo dei membri delle Nazioni Unite e potrebbero essere una componente cruciale per un robusto sistema multilaterale a contrasto del potere e dell’influenza della Cina. Ma le politiche di transizione energetica sono altrettanti potenti fattori di perturbazione nei rapporti geoeconomici di quelli generati dal petrolio e dal gas. Per affrontare i problemi del Sub-continente, come diseguaglianza e povertà, sia il Brasile sia l’Argentina hanno ribadito la loro contrarietà alle prescrizioni ambientali europee, «inaccettabili» perché imporrebbero sanzioni ai Paesi in via di sviluppo che non rispettano gli impegni climatici.

L’onni-allineamento

Intanto, le politiche estere di molti petro-Stati del Medioriente si sono spostate verso l’onni-allineamento. Tradizionali partner statunitensi come Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti non sono più soddisfatti dei tentativi di Washington di creare blocchi esclusivi guidati agli Stati Uniti, e cercano partnership con diverse potenze tra cui Cina, India e Russia.Il concetto di multilateralismo, secondo un'interpretazione proposta dal professor Shuai Gao, presidente dell’Aseci (Associazione per la promozione delle relazioni Italia-Cina), dovrebbe comprendere anche le diverse dimensioni della civilizzazione. Dopo anni di unilateralismo americano e di debolezza europea, il multilateralismo inteso come sistema basato su regole, norme e istituzioni condivise, che sinora ha riguardato precipuamente la sfera politico-economica, rischia di essere inadeguato a comprendere le ambizioni degli onni-allineati contrari all’universalismo occidentale.

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