Perché Renato Vallanzasca esce dal carcere: è «disorientato» e ...

5 giorni ago
Vallanzasca

diLuigi Ferrarella

Il bandito degli anni 70-80 sarà trasferito in Veneto, in una Rsa dedicata a pazienti con demenze. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha dato il via libera definitivo: «La sua pericolosità è attenuata»

«Il peggioramento della malattia neurovegetativa» di Renato Vallanzasca ormai «implica la sua mancanza di autonomia», mentre la «pericolosità sociale risulta sostanzialmente attenuata in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti e della regolare condotta tenuta nel corso dei permessi premio ultimamente usufruiti». Per questo il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto il differimento della pena, in regime di detenzione domiciliare una «Rsa-struttura residenziale per persone affette da Alzheimer/demenza», per il bandito degli anni 70-80 in carcere da 52 dei suoi 74 anni per scontare quattro ergastoli per omicidi, rapimenti, rapine e evasioni.

Negli scorsi giorni l’Ambulatorio di Psichiatria del servizio di Medicina penitenziaria dell’Asst San Paolo, in una relazione ai giudici, aveva rappresentato che «la condizione più adeguata alla situazione di salute del paziente» sarebbe stata quel tipo particolare di Rsa, perché il suo attuale stato «rende difficile la compatibilità con il regime carcerario, anche per la necessità di assistenza sempre più intensa e continuativa». Tanto che anche il rappresentante della Procura Generale, Giuseppe De Benedetto, aveva concluso per l’accoglimento dell’istanza dei legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi.

 I medici evidenziavano come a causa del progredire del decadimento cognitivo il detenuto avesse «perso completamente il controllo» della propria quotidianità, fosse «assolutamente non in grado di badare» a sé, «disorientato nel tempo e nello spazio», «a tratti in sofferenza per non riuscire ad esprimere con il linguaggio quello che si produce nel suo pensiero»: al punto che ormai era «visibile lo stato di prostrazione» di quanti nel carcere di Bollate lo aiutano, «non formati e preparati per la gestione di un paziente con queste criticità».

Ora il Tribunale di Sorveglianza (collegio presieduto dalla giudice Carmen D’Elia con a latere Benedetta Rossi) constata che Vallanzasca, «in una logica di bilanciamento tra l’interesse del condannato ad essere adeguatamente curato e alle esigenze di sicurezza della collettività», da un lato «necessita di aiuto costante e continuo negli atti della vita quotidiana (mangiare, vestire, assunzione della terapia)» con «cure ed assistenza altamente specialistica non praticabili in ambito carcerario»; e dall’altro lato «la sua pericolosità sociale appare ridimensionata» per il tanto tempo passato dagli ultimi reati e l’assenza di legami con la criminalità. 

La misura diventerà operativa nei prossimi giorni, una volta risolte le questioni burocratiche legate al trasferimento di Vallanzasca (sinora detenuto nel carcere milanese di Bollate) sotto la competenza delle autorità sanitarie-penitenziarie del Veneto, dove si trova la Rsa che lo prenderà in cura.

14 settembre 2024 ( modifica il 14 settembre 2024 | 08:32)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana