Vallanzasca lascia il carcere dopo 50 anni

5 giorni ago

Redazione cronaca 13 settembre 2024 17:49

Vallanzasca - Figure 1
Foto MilanoToday

Renato Vallanzasca, ex boss della banda della Comasina condannato a 4 ergastoli, potrà lasciare il carcere di Bollate dove è detenuto da 52 anni per curarsi in una struttura specializzata nell'assistenza delle persone affette da Alzheimer e demenza. Lo ha deciso il tribunale di sorveglianza di Milano, accogliendo la richiesta di differimento della pena presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi. L'ex bandito soffre infatti di una grave forma di decadimento cognitivo che la detenzione prolungata stava aggravando.

Da mesi i legali dell'ex boss, supportati dai pareri dei medici, sottolineavano come il carcere fosse assolutamente incompatibile con la sua malattia. Lo scorso giugno era arrivata una prima apertura da parte del tribunale di sorveglianza, che aveva acconsentito a permessi di 12 ore durante i quali Vallanzasca avrebbe potuto recarsi in una comunità per "alleviare la patologia neurologica". 

Da allora l'obiettivo dei legali era stato il trasferimento, ora raggiunto col parere favorevole della procura generale. Il provvedimento di differimento della pena ha una durata di due anni, che potranno essere rinnovati in caso di necessità. A quanto si apprende "il bel Renè" dovrebbe essere ricoverato in una residenza sanitaria in Veneto già nei prossimi giorni.

Sotto il "profilo della pericolosità sociale" è "attenuato" il rischio che Renato Vallanzasca commetta altri reati, "in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti per i quali" è stato condannato e della "regolare condotta tenuta" nei "permessi premio" di cui ha usufruito "ultimamente", ha scritto il tribunale di Sorveglianza di Milano nel provvedimento con cui ha disposto che l'ex boss della banda della Comasina venga trasferito, in regime di detenzione domiciliare, in una rsa nel Padovano. I giudici parlano di una "pericolosità sociale ridimensionata" ed "adeguatamente tutelabile" con la detenzione domiciliare nella struttura assistenziale, date le condizioni di salute "incompatibili" col carcere.

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