Nipah, cosa sta succedendo in India dopo la seconda vittima del virus

4 ore ago
Virus Nipah

Uno studente di 24 anni è morto in India, nella regione del Kerala, dopo aver contratto l’infezione da virus Nipah. È la seconda vittima del patogeno: la notizia del decesso ha indotto le autorità locali ad attivare tutte le misure di contenimento del virus: anzitutto il tracciamento dello studente, in seguito al quale sono state messe in osservazione le circa 150 persone che avevano contati con lui (stando alla ricostruzione delle emittenti indiane, la vittima avrebbe visitato quattro strutture sanitarie prima di essere preso in carico), e poi la chiusura di alcune scuole e università e la raccomandazione dell’utilizzo delle mascherine. Pare che il giovane abbia iniziato a manifestare i primi sintomi del contagio il 4 settembre scorso e che le sue condizioni si siano aggravate piuttosto velocemente; pochi giorni dopo ha contratto un’encefalite e il 9 è deceduto in ospedale.

Una vecchia conoscenza

Il virus Nipah è purtroppo una vecchia conoscenza della regione. La malattia dovuta al contagio è endemica nell’Asia meridionale, dove in passato sono stati descritti focolai epidemici sporadici, in particolare in Malesia, a Singapore, in Bangladesh e, per l’appunto, in India. La prima epidemia è stata registrata nel 1999 in Malesia, e in quell’occasione il virus ha ucciso circa cento persone, soprattutto allevatori di suini: le misure di contenimento hanno comportato l’abbattimento di oltre un milione di maiali. Da lì, Nipah si è poi diffuso a Singapore, sempre nell’ambiente dell’allevamento, tra suini che erano entrati in contatto con animali importati dalla Malesia. Successivamente, altri focolai sono stati segnalati in Bangladesh e in India.

Nipah, cos’è e come si trasmette

Fortunatamente, i casi di Nipah sono molto rari. Ma sfortunatamente sono anche molto pericolosi: la World Health Organization ha stimato che il tasso di mortalità del virus è compreso tra il 40 e il 75%. Si tratta di un virus zoonotico, che si trasmette dai pipistrelli della frutta o dalle volpi volanti, ma anche tramite alimenti contaminati o per contatto con altri esseri umani infetti.

Sintomi, terapia, effetti a lungo termine

I sintomi iniziali dell’infezione da Nipah sono abbastanza generici, il che rende difficile la diagnosi: febbre, mal di testa, dolori muscolari, vomito, mal di gola, tosse, disturbi respiratori. Talvolta, come nel caso dello studente appena deceduto, il contagio porta a sviluppare un’encefalite acuta, che nei casi più gravi porta al coma e alla morte in circa sei giorni. Un sopravvissuto su cinque rimane con disfunzioni neurologiche, tra cui convulsioni ricorrenti, stanchezza e comportamento alterato. Al momento non esistono trattamenti approvati: le terapie somministrate sono di solito solo palliative e mirano al contenimento dei sintomi (riposo, idratazione, antidolorifici). Sono tuttavia allo studio diversi potenziali trattamenti, tra cui un immunoterapico, che attualmente ha superato i trial clinici di fase uno ed è talvolta somministrato a uso compassionevole, e un antivirale, il remdesivir, che sembra avere un effetto protettivo rispetto all’infezione su primati non umani.

Come è passato agli esseri umani?

Al momento ancora non si conoscono le circostanze del salto di specie del virus dagli animali non umani agli esseri umani. Un’analisi condotta sui pipistrelli nel 2018 ha mostrato che questi animali possono effettivamente ospitare il patogeno, ma non è chiaro se il virus sia “saltato” direttamente agli esseri umani o se sia passato prima per i suini.

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