Mpox (vaiolo delle scimmie), la situazione in Italia: sintomi, come si ...

23 giorni ago
Virus vaiolo delle scimmie sintomi

diMaria Giovanna Faiella

Il punto a distanza di una settimana dalla dichiarazione OMS dello stato di emergenza mondiale. Perché è tornato l'allarme (e c'è una nuova circolare del ministero della Salute)

Una settimana fa, il 14 agosto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato Mpox (noto in precedenza come vaiolo delle scimmie) «un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale» (PHEIC) in seguito all’impennata di casi e decessi registrati nella Repubblica Democratica del Congo (dall’inizio dell’anno più di 15 mila infezioni da Mpox clade I e oltre 500 morti) e alla diffusione del virus anche in altri Stati africani dove la malattia non era endemica.

Il 15 agosto in Svezia si è registrato il primo caso in Europa del nuovo ceppo (clade I) di Mpox, legato a un viaggio in zone endemiche.
Finora in Italia non ci sono stati casi di clade I, ma il 19 agosto il ministero della Salute ha diramato una circolare di «aggiornamento sulla malattia Mpox» con raccomandazioni per contenere la sua diffusione.
Perché è di nuovo allarme dopo la fine, a maggio 2023, dell’epidemia mondiale causata dall’altro tipo di virus, clade II, meno virulento e letale? Cosa sappiamo oggi su come si trasmette l’infezione, quali sono i sintomi, chi è più a rischio e come prevenire la malattia? Quali sono i Paesi più a rischio e cosa sapere se si va o si torna da un’area colpita dall'epidemia?

Virus più aggressivo e letale

Va ricordato che esistono due tipi di virus, denominati clade I - diffuso in Africa centrale, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo, dove la malattia è endemica e si trasmette dagli animali (in genere roditori) alle persone e, in questi focolai più recenti, da persona a persona - e clade II, diffuso soprattutto in Africa occidentale, che ha generato l’epidemia mondiale tra il 2022 e il 2023, provocando circa 100 mila casi, in gran parte attraverso i rapporti sessuali tra uomini, ma con un tasso di letalità basso (0.2%) con circa 200 morti in tutto il pianeta (in Italia nessuno), ovvero meno della metà dei decessi avvenuti dagli inizi dell’anno nella Repubblica Democratica del Congo.

«Finora il clade I di Mpox virus si caratterizzava per il passaggio dall’animale all’uomo e per piccoli focolai di trasmissione interumana – ha detto in un’intervista al Corriere il dottor Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma – . Il nuovo virus, che è stato denominato clade Ib in contrapposizione al clade Ia originario dell’Africa Centrale, sembra in grado di essere trasmesso in modo più efficiente da uomo a uomo, attraverso i rapporti sessuali, nella popolazione giovane adulta sessualmente attiva. Rispetto al clade II ha una letalità oltre dieci volte superiore. Da qui la preoccupazione dell’Oms, anche perché il focolaio è esteso e interessa altre aree del Congo dove prima non era presente e si sta diffondendo anche in Stati limitrofi come Uganda, Kenia, Burundi, Ruanda, in cui la malattia non era precedentemente endemica».

Chi colpisce il nuovo virus?

Durante l’epidemia del 2022-23, il ceppo clade II di Mpox aveva colpito nella maggior parte dei casi uomini che avevano avuto rapporti sessuali con altri uomini; ora, invece, nell’epidemia in corso nel Paese più colpito, la Repubblica Democratica del Congo, il ceppo clade I sta contagiando persone diverse, soprattutto bambini e neonati, che non hanno un sistema immunitario adeguato per difendersi da un virus così aggressivo, soprattutto se vivono in Paesi con sistemi sanitari fragili.
Secondo i dati dell’OMS, nella Repubblica Democratica del Congo la maggior parte dei contagi e dei decessi si è verificata in bambini sotto i 15 anni. 

Come si trasmette 

In base alle conoscenze attuali, Mpox clade I si trasmette principalmente attraverso il contatto stretto con cute e mucose infette, durante i rapporti sessuali (anche eterosessuali e non solo tra gay, come avveniva principalmente nel 2022-23 ndr) ma anche tramite il contatto con materiale infetto (lenzuola, asciugamani, vestiti, superfici o stoviglie contaminate dal virus di una persona infetta).

Come precisa la circolare del ministero della Salute, per contatti stretti s’intendono:
il contatto diretto pelle a pelle con le lesioni cutanee infette;
il contatto bocca a bocca o bocca-pelle (baci), faccia a faccia (anche parlando o respirando in modo ravvicinato);
il contatto con la saliva e le secrezioni delle vie respiratorie superiori in modo ravvicinato e prolungato;
il sesso orale, anale o vaginale, o il contatto con i genitali o con l'ano.
Il virus può essere trasmesso anche dalla madre infetta al feto durante la gravidanza, durante o dopo il parto attraverso il contatto pelle a pelle dalla mamma al bambino, o da una persona adulta affetta da mpox a un neonato o a un bambino durante un contatto stretto.
Sono comunque necessarie - si legge nel documento diramato dal ministero della Salute - ulteriori ricerche su come il virus che causa Mpox, anche in rapporto ai diversi clade, si trasmetta durante le epidemie in differenti contesti e condizioni.

Sintomi

Dopo alcuni giorni dal contagio - di solito tra i 6 e i 14 giorni - compaiono sintomi generali quali febbre, cefalea, dolori muscolari, stanchezza, linfonodi ingrossati e poi una tipica eruzione sulla cute che può presentare da poche a numerosissime lesioni cutanee, che hanno un’evoluzione caratteristica, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità: da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono.

In misura minore le lesioni possono coinvolgere anche le mucose del cavo orale, la zona del canale anorettale (proctite), e, più raramente, la congiuntiva dell’occhio. Raro il convolgimento degli organi interni (in genere nelle persone immunodepresse).

Nella maggior parte dei casi i sintomi durano da due a quattro settimane seguiti da una completa guarigione. In alcuni casi si possono sviluppare forme gravi di malattia come sepsi e broncopolmonite.
I più a rischio di andare incontro a conseguenze serie e morte sono i bambini, le donne in gravidanza e persone con un sistema immunitario compromesso, come chi vive con l’HIV.

La situazione in Italia

Lo stato di allerta a livello mondiale, dichiarato dall’OMS, consente di implementare misure straordinarie a livello globale per contenere l’epidemia nei Paesi colpiti ed evitare che si diffonda in altri Continenti. Tutti gli Stati sono sollecitati a prendere misure precauzionali. È ciò che ha fatto anche l’Italia con la circolare diramata dal ministero della Salute in cui si forniscono, tra l’altro, consigli di viaggio per le persone che vanno o tornano da zone colpite dall'epidemia. «La situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox. I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise» ha detto Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute.

Al momento, quindi, nessun allarmismo nel nostro Paese. «Se anche si dovessero verificare dei casi del nuovo ceppo in Italia, siamo attrezzati per gestirli come abbiamo fatto durante l’epidemia del 2022-23 con test, farmaci, vaccini» ha dichiarato al Corriere Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico IRCCS San Martino di Genova e professore Malattie infettive all’Università di Genova, il quale consiglia: «Chi torna da un viaggio in Africa - nella Repubblica Democratica del Congo o in altre aree endemiche - e ha avuto contatti con persone malate oppure ha lesioni sospette, deve rivolgersi a uno specialista infettivologo. Finché non si ha una diagnosi, è bene evitare il contatto con altre persone. Ci sono test specifici disponibili nei centri di malattie infettive per diagnosticare la malattia». 

Vaccino contro Mpox

«Contro il Mpox – ha spiegato il dottor Antinori al Corriere – non esiste un vaccino specifico ma si utilizzano i vaccini messi a punto contro il vaiolo umano, oggi di terza generazione, basati su un virus vaccinico non replicante. Il vaccino più utilizzato su scala globale, che è poi quello che abbiamo somministrato anche in Italia durante l’epidemia del 2022-2023, è il MVA-BN (derivato da un ceppo non replicante di virus vaccinico di tipo Ankara modificato), vaccino raccomandato dal ministero della Salute del nostro Paese per alcuni gruppi di persone a rischio. Questo stesso vaccino, oltre ad essere sicuro, è efficace anche contro il nuovo clade virale Ib». 
Al momento, in base al protocollo adottato in Italia, chi è a rischio e ha già avuto in passato una vaccinazione antivaiolosa può ricevere solo una dose di vaccino, mentre chi in passato non è stato vaccinato deve fare due dosi a distanza di un mese.

Consigli se si va o si torna da un Paese colpito da clade I

Secondo le stime del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), riportate nella circolare del ministero della Salute, la valutazione del rischio dipende da vari fattori (si veda tabella qui sotto).

Se si va in un Paese colpito
Le persone che viaggiano in aree con focolai di Mpox clade I e hanno contatti stretti con le comunità colpite o che vivono in aree affette, la probabilità di infezione è ritenuta elevata. Tuttavia la gravità della malattia è ritenuta bassa e il rischio complessivo moderato.
Per le persone che si recano nei Paesi colpiti e non hanno contatti stretti con le comunità colpite il rischio è valutato basso.

Altri consigli utili
Ai viaggiatori diretti in un Paese con focolai confermati di Mpox clade I si sconsiglia di partecipare a eventi con assembramenti. 
Resta inteso che vanno evitati i contatti stretti con persone di cui non si conosce lo stato di salute.
Ai viaggiatori che si devono recare in aree epidemiche si consiglia di consultare, prima di partire, il proprio medico o i centri di vaccinazioni/medicina dei viaggi per valutare se è il caso di vaccinarsi contro il vaiolo delle scimmie.

Se si proviene da un Paese colpito 
Per la popolazione generale europea (e italiana) in caso di importazioni sporadiche di casi di Mpox clade I nel nostro Paese, il rischio complessivo attualmente è valutato basso (molto bassa la probabilità
di infezione
, a condizione che i casi importati siano diagnosticati tempestivamente e che vengano attuate misure di controllo, ed è bassa la gravità stimata della malattia.

Per i contatti stretti di casi «importati», possibili o confermati, la probabilità di infezione da clade I è valutata elevata (ma molto più bassa per i contatti che sono stati vaccinati o che hanno una storia di precedente infezione da clade IIb), e moderato il rischio complessivo
Per le persone che hanno condizioni di immunocompromissione o che vivono con l’HIV e non sono in trattamento, il rischio complessivo elevato.

21 agosto 2024 ( modifica il 21 agosto 2024 | 13:15)

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