“Salis vestita come una cameriera di Catanzaro”. E il sindaco ...

3 giorni ago

"Lo porteremo in tribunale per le sue inaccettabili offese alla nostra città e per le sue frasi razziste”. Il sindaco Nicola Fiorita non accetta l’ennesima uscita di Vittorio Feltri. L’editorialista del Giornale, commentando le foto di Ilaria Salis nel suo primo giorno a Bruxelles dopo l’elezione al Parlamento europeo, ha detto: “È vestita come una cameriera di Catanzaro, proprio la cosa più bassa che si possa immaginare”.

Vittorio Feltri - Figure 1
Foto La Repubblica

La foto è sempre quella su cui si sono scatenati in questi giorni politici e giornalisti di destra, sconfinando nel body shaming: mostra la neodeputata di Avs insieme a Mimmo Lucano e Carola Rackete.

Personaggi contro i quali è stata aizzata un’ondata di odio social. Dalla quale non si è certo astenuto Vittorio Feltri. Suscitando però l’indignazione del sindaco di Catanzaro: “Si vergogni e se ha un minimo di decenza chieda scusa a Catanzaro e alle donne che sgobbano nei bar e nei ristoranti con grande dignità”, ha contestato Fiorita, giurista prestato alla politica, studioso della laicità e già attivista di Libera e Slow food, eletto due anni fa alla guida della città calabrese come indipendente nell’area di centrosinistra.

“Questi sono i campioni dell’autonomia differenziata”

Nei giorni scorsi Fiorita è stato promotore di un appello dei sindaci calabresi contro la riforma Calderoli. E ora, dopo le parole di Feltri, si è detto “sempre più deciso alla resistenza contro la prepotenza e l’arroganza dei padani”. Questi, ha detto riferendosi all’editorialista del Giornale, “sono i campioni dell’autonomia differenziata”.

Il “vaffa” dal Quotidiano del Sud

A Feltri si rivolge anche Massimo Razzi, direttore del Quotidiano del Sud. E lo fa con un corsivo provocatorio: “Vittorio Feltri, vaffanculo – si legge sulla prima pagina dell’edizione di oggi del Quotidiano -. Te lo dico così, come te lo direbbe una signora di Catanzaro ascoltando la tua incredibile filippica”. Se il direttore ha scelto di usare queste parole (“che non ho mai utilizzato prima sul giornale e spero di non usare mai più”), è perché “se a questa gente tu parli educatamente e sociologicamente di ‘body shaming’ e di ‘razzismo nord-sud’, ti dicono che sei il solito esponente del ‘politically correct’ e ti danno, tanto per gradire del ‘pidiota, buonista’”. E invece “non si può soprassedere”. Anche perché, scrive Razzi rivolgendosi a Feltri, “con la Calabria, sei recidivo. Perché, negli anni ‘80, in un reportage da San Luca, definisti ‘vecchie, goffe e nere come insetti’ le donne sanlucote”.

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