Vittorio Sgarbi: «Il dipinto del Manetti ? Il mio è l'originale. Non mi ...

10 Gen 2024
Vittorio Sgarbi

diGiovanna Cavalli

Secondo «Report», il dipinto «La cattura di San Pietro» di Rutilio Manetti sarebbe  nelle mani di Vittorio Sgarbi. Il sottosegretario: «La pm? Tipa singolare. Procedimento vecchio, ha 4 anni»

«Che poi la magistrata che se ne occupa è un tipo singolare, nemmeno mi ricordo il nome, ma è quella che si innamorò di Gabriel Garko e fu sottoposta a un procedimento disciplinare del Csm».

Ma di chi parla? Che fa, per difendersi attacca i magistrati?
«Di una pm della Procura di Imperia, l’unica che ha davvero aperto un fascicolo che mi riguarda, a proposito di un dipinto di Valentin de Boulogne che avrei esportato illegalmente, bah. Una copia pure quello. Oltretutto è roba vecchia, il procedimento sta in piedi da 3 o 4 anni, quando il tempo massimo è 18 mesi. E si avvale di un’intercettazione parlamentare senza autorizzazione, che è inammissibile, lo dice la Corte costituzionale, mica io», spiega sicuro di sé Vittorio Sgarbi, critico d’arte e sottosegretario alla Cultura.

Sì, ma poi le carte sono state inviate alla Procura di Macerata, città di suo domicilio. C’è la conferma del procuratore Giovanni Fabrizio Narbone. Lei sarebbe indagato per autoriciclaggio di beni culturali.
«Non mi risulta. E seppure fosse, sarebbe violazione di segreto istruttorio».

Indagano i carabinieri.
«Li avrà mandati sempre quella di Imperia che, avendo commesso degli errori nel suo procedimento, ha trovato una materia parallela con cui rimediare».

L’ opera «rapita» è La cattura di San Pietro di Rutilio Manetti, scomparsa dal castello di Buriasco nel 2013. Al suo posto venne lasciata una foto. Secondo i giornalisti de Il Fatto Quotidiano e di Report, il quadro, riapparso nel 2021 a una mostra a Lucca come inedito di proprietà di Vittorio Sgarbi, sarebbe proprio quello trafugato da ignoti.

Le danno del ladro. Dicono che un frammento di tela rimasto corrisponde al quadro che mandò a restaurare.
«Se venissero a casa mia, glielo farei vedere. Non c’è nessun lembo mancante. Il dipinto del castello fu portato via in maniera violenta, la tela tagliata in porzione più ampia. Era piena di buchi, la usavano come tenda in cucina».

Sostengono che, per differenziarlo dal quadro rubato, nel suo dipinto avrebbe fatto aggiungere una torcia in un angolo. Pure falsario.
«Mi ci vede? Sono degli ignoranti, la caratteristica del Manetti è proprio quella lì, metteva candele ovunque. Il quadro originale è il mio, l’altro era una copia mal fatta. Ne ho la prova. Legga qui». Ci manda un documento, con data e timbri.

E quindi?
«Nella denuncia presentata dalla signora Margherita Buzio, proprietaria del castello di Buriasco, si fa riferimento a una scheda ministeriale che dice: “Riproduzione dell’originale che si trova in Vaticano, realizzata da autore ignoto”. Io trovai il vero Manetti nella villa di Viterbo che stavo restaurando e che apparteneva alla cognata di Papa Innocenzo X. Tutto torna, quindi. Perché mai del resto un’opera che stava in Vaticano doveva finire in Piemonte? Il mio è originalissimo, di grande spessore pittorico e di conservazione molto buona».

Fatto Quotidiano e Report dicono che a Lucca espose una foto.
«Ma perché avrei dovuto esporre un falso? E gli esperti che con me curavano la mostra non se ne sarebbero accorti?».

È andato in un laboratorio di Correggio, specializzato in copie di opere d’arte.
«Vero, ma mi premeva soprattutto far replicare un paesaggio padano di Adelchi Riccardo Mantovani, che ho regalato ai medici e infermieri del Regina Elena di Roma, che mi avevano assistito nella cura del tumore alla prostata. Ho chiesto anche una copia del Rutilio Manetti, mi serviva per il comunicato sulla mostra, e allora?».

Se le arriva un avviso di garanzia che fa, lascia?
«E dovrei dimettermi per una cosa inventata? Ma no».

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10 gennaio 2024

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