Scholz aveva più di un motivo per chiamare Putin - Il Post
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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha avuto venerdì un colloquio telefonico di un’ora con Vladimir Putin. Il primo contatto in due anni fra Germania e Russia è avvenuto su iniziativa di Scholz, che ha detto di aver chiesto a Putin di ritirare l’esercito dall’Ucraina per avviare delle trattative di pace. Il colloquio non avrà particolari conseguenze dirette, ma Scholz potrebbe aver scelto di mostrare iniziativa diplomatica principalmente per due ragioni, legate alla politica interna tedesca e alla vittoria elettorale negli Stati Uniti di Donald Trump.
Il governo tedesco sta attraversando una crisi politica, che porterà a elezioni anticipate il 23 febbraio: Scholz è un cancelliere particolarmente impopolare da lungo tempo e il suo partito, quello Socialdemocratico (SPD), è indicato in forte svantaggio rispetto all’Unione Cristiano-Democratica (CDU), di centrodestra. Le formazioni di estrema destra ed estrema sinistra sono in forte crescita e da tempo si mostrano molto scettiche sulla necessità di sostenere economicamente e militarmente l’Ucraina.
L’iniziativa diplomatica di Scholz aveva l’obiettivo di mostrare all’opinione pubblica interna il protagonismo europeo del cancelliere e di dare un segnale a quella parte di elettori che vorrebbe la fine della guerra, senza interessarsi troppo delle conseguenze che dovrebbe affrontare l’Ucraina.
Vladimir Putin in un incontro al Cremlino il 14 novembre (Vyacheslav Prokofyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
La vittoria di Trump ha cambiato ulteriormente lo scenario: il prossimo presidente degli Stati Uniti ha promesso di iniziare subito le trattative per la fine della guerra («e di terminarla in un giorno»), e i Repubblicani hanno più volte messo in dubbio la necessità di continuare a sostenere l’Ucraina. L’Europa potrebbe quindi ritrovarsi sola e impreparata in questo compito, o potrebbe dover assistere a un accordo fra Stati Uniti e Russia che la scavalcherebbe completamente e che indebolirebbe ulteriormente la sua posizione nei confronti del regime di Putin. Il colloquio voluto da Scholz era quindi anche un tentativo di ribadire un ruolo dell’Europa nelle trattative.
Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz in un incontro in Germania ad ottobre (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Sui contenuti, il colloquio non ha portato a sostanziali novità: Scholz ha ribadito a Putin la risolutezza della Germania nel sostenere l’Ucraina e la condanna per gli attacchi sui civili, Putin ha posto come condizioni di base per un inizio delle trattative concessioni territoriali da parte dell’Ucraina e garanzie per il futuro sulla “neutralità” del paese, cioè sul fatto che non entrerà nella NATO.
Scholz aveva parlato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prima del colloquio con Putin. Zelensky ha detto di ritenere la chiamata un errore, perché avrebbe «rotto l’isolamento» in cui Putin si trova e perché avrebbe dato il via a una serie di «normali negoziazioni che non porteranno a nulla». Zelensky si è mostrato invece molto più convinto che un intervento di Trump metterà fine più rapidamente alla guerra: «È certo che la guerra finirà prima con le scelte della squadra che ora guiderà la Casa Bianca. Questo è il loro approccio, la loro promessa agli elettori». Zelensky ha anche detto di non aver sentito «niente in contrasto con le nostre posizioni» nel colloquio avuto con Trump dopo la sua vittoria.