Nuovi raid aerei contro gli Houthi in Yemen

13 Gen 2024
Yemen

 L'esercito americano ha colpito un altro sito controllato dagli Houthi nello Yemen che, secondo quanto riferito, metteva a rischio le navi commerciali nel Mar Rosso. Lo hanno detto due funzionari Usa e lo hanno confermato media dei ribelli yemeniti.
Secondo il canale al-Masirah, questa mattina gli attacchi americani hanno preso di mira almeno un sito nella capitale Sanaa. Dopo gli attacchi britannici e americani di ieri, gli Houthi hanno lanciato "almeno un missile" che, tuttavia, non ha colpito nessuna nave, ha detto l'esercito americano.

Se ci saranno altri attacchi da parte degli Houthi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden "non esiterebbe ad ordinare altre operazioni per difendere le nostre truppe e le nostre attività commerciali". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa a bordo dell'Air Force One. "Mi assicurerò di rispondere agli Houthi se continueranno questo comportamento oltraggioso"  ha poi detto lo stesso Biden. I deputati democrati che hanno attaccato Joe Biden per non aver chiesto l'autorizzazione al Congresso americano per i radi contro gli Houthi "sbagliano". Lo ha detto il capo della Casa Bianca rispondendo ad una domanda dei giornalisti al seguito in Pennsylvania. Per Biden è "irrilevante" designare gli Houthi come gruppo terroristico. "Se continuano ad agire e comportarsi come fanno, risponderemo", ha insistito.

Il premier britannico Rishi Sunak ha autorizzato attacchi aerei britannici contro le posizioni militari Houthi nello Yemen per respingere gli attacchi dei ribelli appoggiati dall'Iran alle navi in transito nel Mar Rosso. Lo scrive il Times. Il Regno Unito si dovrebbe unire agli Stati Uniti e ad altri alleati nello svolgimento della missione "a breve", scrive il quotidiano. Gli attacchi Houthi hanno gravemente intralciato il commercio internazionale su quella che è una rotta chiave tra Europa e Asia.

Dopo settimane di avvertimenti rimasti inascoltati, è arrivata la ritorsione. Nella notte tra giovedì e venerdì Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato 73 raid contro postazioni militari degli Houthi in Yemen che avevano a loro volta attaccato le navi commerciali nel Mar Rosso "legate a Israele" in solidarietà, a loro dire, con i palestinesi di Gaza. Potrebbe essere questo il primo atto della tanto temuta escalation del conflitto in Medio Oriente: i ribelli yemeniti - che, sostenuti dall'Iran, controllano un terzo del Paese - hanno minacciato di rispondere e annunciato di considerare ormai "obiettivi legittimi" tutti gli interessi anglo-americani nel mondo.

La missione, condotta da aerei da caccia e missili Tomahawk dispiegati da Washington e quattro jet Typhoon della Raf britannica, ha colpito "siti di lancio per missili e droni" usati contro i mercantili nel Mar Rosso. Secondo il portavoce degli Houthi, sono state prese di mira postazioni militari nella capitale Sanaa e nei governatorati di Hodeida, Taëz, Hajjah e Saada, con un bilancio di "cinque combattenti morti e sei feriti".

L'ordine di attaccare è arrivato da Joe Biden dopo l'ennesimo missile yemenita giovedì verso una nave in transito. Il presidente americano ha poi spiegato di aver voluto dare una risposta agli Houthi per aver messo "a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei corsi d'acqua più vitali al mondo" e di essere pronto a "ordinare altre operazioni". Abbiamo inviato "un segnale forte" agli Houthi, ha commentato anche il premier britannico Rishi Sunak mentre era in visita a Kiev.

Dallo scorso novembre, gli ex ribelli sciiti ormai al potere hanno lanciato 27 attacchi nel Mar Rosso, tratto di mare abitualmente attraversato dal 12% del commercio globale: i cargo sono quindi stati costretti a deviare la rotta che passa dal Canale di Suez verso il sud del continente africano, con ricadute sui tempi degli approvvigionamenti, la produzione e l'innalzamento dei prezzi. L'ultimo missile, sparato appena poche ore dopo i raid, è caduto in acqua a poche centinaia di metri da una nave, ha riferito la United Kingdom Maritime Trade Operations. 

Video Yemen, migliaia di persone in strada contro Stati Uniti e Gran Bretagna

"Il nostro obiettivo resta quello di allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nel Mar Rosso", hanno affermato in una dichiarazione congiunta Stati Uniti, Regno Unito e otto loro alleati: Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Corea del Sud.

Fonti del governo italiano hanno fatto sapere che a Roma era stato chiesto di firmare la stessa dichiarazione - che non ha firmato - ma non di partecipare all'azione. Mentre l'Unione europea sta valutando l'invio nel Mar Rosso di "almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione" per almeno "un anno" con regole di ingaggio ancora tutte da decidere. 

Teheran ha accusato Usa e Regno Unito di aver condotto "un'azione arbitraria" e compiuto "un errore strategico", così come la Russia che ha denunciato "un'escalation distruttiva", chiedendo una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

"Vogliono un bagno di sangue nel Mar Rosso", ha reagito anche il presidente turco Tayyip Recep Erdogan accusando Londra e Washington di un "uso sproporzionato della forza". "Preoccupazione" è stata espressa dall'Arabia Saudita - che dal 2015 guida una coalizione di Paesi arabi contro gli Houthi a favore di un governo alleato - e dalla Cina che aveva mediato tra sauditi e iraniani per un cessate il fuoco in Yemen.

Un appello a "ridurre l'instabilità nella regione" è arrivato anche dall'Egitto, già impegnato nel tentativo di riesumare un negoziato indiretto tra Israele e Hamas, e che dal Mar Rosso trae sia le entrate derivanti dal transito commerciale nel Canale di Suez che quelle turistiche.

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