Pogacar come Pantani domina anche a Oropa. Nuovo pareggio del ...

13 giorni ago

ServizioIl graffio del lunedì

di Dario Ceccarelli

6 maggio 2024

Team UAE's Slovenian rider Tadej Pogacar celebrates as he crosses the finish line to win the 2nd stage of the 107th Giro d'Italia cycling race, 161km between San Francesco al Campo and Sanctuary of Oropa (Biella), on May 5, 2024 in Biella. (Photo by Luca Bettini / AFP)

6' di lettura

Pogacar - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

Il viziato mondo del calcio questa volta ci perdoni. Considerando che all’Inter lo scudetto non glielo leva più nessuno (Il Sassuolo lo può incontrare solo due volte all’anno…), vale la pena partire da un altro fuori categoria che non gioca a pallone ma va invece fortissimo in bicicletta.

Parliamo naturalmente di Tadej Pogacar, il marziano del ciclismo, che dopo solo due giorni, con il suo bel ciuffo da primo della classe, ha già messo in chiaro una cosa: che al Giro d’Italia comanda lui. Che la maglia rosa è già nella sua valigia e sotto il suo cuscino. Che certo nulla è scontato, che acqua e fulmini, forature e gatti neri sono sempre in agguato, però il numero uno è sempre lui, lo sloveno più ingordo del mondo.

Che non solo vuole stracciare i suoi avversari del presente (impresa al Giro non difficilissima visto la passività degli altri big) ma anche oscurare giganti del passato come Eddy Merckx e Marco Pantani.

Come annunciato, la seconda tappa del Giro, dominata ieri dal marziano precedendo di 27” Martinez, Thomas e Fortunato, era quella del Santuario di Oropa, dove 25 anni fa Pantani realizzò una delle sue più memorabili imprese recuperando 49 corridori che, per un salto della catena, l’avevano superato all’inizio della salita. Una rimonta pazzesca, come ci hanno ripetuto mille volte in tv, al punto che lo stesso Pantani, tagliando il traguardo, non alzò le braccia perchè temeva che, davanti a lui, ci fosse ancora qualcuno che non aveva raggiunto.

Un incidente anche al Marziano

Ebbene, per uno strano incrocio di destini, quasi per emulare l’antico maestro, anche Pogacar ha avuto un imprevisto - una foratura con caduta - che ha fatto subito tornare alla memoria l’impresa del Pirata. Con qualche differenza, però: che l’incidente a Pantani era avvenuto a 8,5 km dal traguardo; quello dello Sloveno invece circa tre chilometri più indietro, quindi a 11 km dalla fine. E poi, da non sottovalutare, che rispetto a quel 30 maggio di 25 anni fa, nessuno degli altri big ha scatenato l’inferno, anzi. Tutti tranquilli e inquadrati, casomai al Marziano non girassero troppo i gioiellini di famiglia.

Diciamo la verità: l’unica vera minaccia, per lo sloveno, è venuta dalla sua stessa ammiraglia che, sorpresa dalla sua improvvisa caduta, gli si è fermata con una gran frenata a due centimetri dalla schiena.

Un fuoco amico, insomma. Una specie di tentato delitto in famiglia che, per un attimo, ha spaventato tutti. Come se su questa salita del santuario, gravasse un qualche misterioso sortilegio che colpisce i predestinati alla vittoria. In realtà, una volta risalito in sella, e rimorchiato dai suoi luogotenenti, Pogacar ha subito recuperato quei pochi secondi che aveva perso per la foratura. Tutto molto tranquillamente, come se dovesse andare a firmare il registro dei partecipanti. Non come Pantani che per risalire dal precipizio aveva dovuto sputare l’anima.

È proprio questa la differenza tra i due mattatori: che il romagnolo, per vincere, pareva che ogni volta uscisse dalle fiamme dell’Inferno (“Vado forte in salita per abbreviare l’agonia” il suo celebre commento). Mentre lo sloveno, sempre liscio e levigato, va al traguardo, come se uscisse dal barbiere o da una Spa di profumati iscritti al Rotary.

Dietro Pogacar tutti sudano e imprecano. Una fatica da matti. Lui invece non fa neppure una smorfia. Non lo si ricorda sudato. Senza scomporsi, ben seduto sulla bicicletta, fa partire la sua micidiale stilettata. Come ha fatto a circa 4,5 chilometri dall’arrivo quando, nel punto più duro della salita di Oropa, ha lanciato il suo attacco. Un’accelerazione terribile che ha suggerito agli inseguitori di salvare il salvabile venendo su senza farsi troppo del male. Un atto di sottomissione apprezzato dal Marziano che non ha poi voluto infierire visto che, in fondo, prima di arrivare a Roma, ci sono ancora 19 tappe.

Staccati gli altri big

Comunque, dietro ha già lasciato le prime macerie: l’ecuadoriano Narvaez, che a Torino l’aveva bruciato allo sprint soffiandogli la maglia rosa, ha pagato l’ardire arrivando stravolto due minuti dopo. Il suo bel sogno è già finito. Gli altri big, quelli che dovrebbero impensierire Pogacar, scivolano giù. Geraint Thomas, forse il più pericoloso, è staccato di 45” come anche il colombiano Daniel Martinez. Entrambi però hanno avuto la lucidità di non rispondere a tutti gli attacchi dello sloveno. Bene anche il nostro Lorenzo Fortunato, quarto al traguardo, e sesto in classifica a circa un minuto.

Questo lunedì da Novara si va a Fossano

Frazione pianeggiante, tappa per velocisti di 166 km. Una giornata apparentemente tranquilla per il Marziano in maglia rosa. Adatta, anche se è di lunedi, per farsi mettere a posto il ciuffo dal parrucchiere. Ma con lui c’è poco da scherzare: finora, quest’anno, in dodici giorni di corsa lo sloveno ha già centrato otto vittorie. Che dire? Speriamo che non vinca sempre il Migliore.

Milan-Genoa: 3-3 nel silenzio accusatorio

Vogliamo tornare al calcio? Allora facciamoci del male tuffandoci in questo ennesimo pareggio dei rossoneri giocato a San Siro davanti alla inquietante contestazione della Curva Sud (“Il rumore del silenzio” dice uno striscione ) in un contesto surreale senza cori e senza applausi ma con molte accuse alla società criticata soprattutto per gli acquisti e la discutibile strategia comunicativa. Un clima non proprio ideale per chiudere in bellezza con tifosi della curva che hanno abbandonato gli spalti prima del tempo.

È finita tre a tre dopo che i rossoneri erano andati sotto due volte. Dopo il pareggio di Gabbia (uno dei pochi salvabili) e il 3-2 di Giroud (che prima aveva sbagliato di tutto), quando finalmente le acque sembravano calmate, arriva un’autorete di Thiaw, colpevole di trovarsi nel posto sbagliato, a riportare in extremis il Genoa al pareggio.

Difficile commentare una partita così sbilenca. Da montagne russe. Come tutta la stagione del Milan che fa e disfa senza però riuscire più a vincere. La contestazione, un po’ “tafazziana” è naturalmente legittima. Soprattutto quella rivolta ai dirigenti della società che finora, più che stare in “silenzio”, hanno solo parlato a sproposito.

Bel pareggio (1-1) tra Roma e Juventus

Di positivo in questo serata all’Olimpico c’è solo una cosa: che è stata una bella partita. Una sfida combattuta fino all’ultimo respiro caratterizzata da tante occasioni e da due reti entrambe realizzate nel primo tempo: quella di Lukaku (dopo una magia di Dybala) e il pareggio bianconero firmato di testa da Bremer.

Alla fine il pareggio (il quarto consecutivo) non consente alla Juventus di festeggiare aritmicamente il ritorno in Champions, cosa che però dovrebbe riuscirle facilmente nel prossimo turno con la Salernitana.

Grazie alla buona vena di Rabiot e soprattuto di Chiesa (che ha anche colpito un palo) i bianconeri sono apparsi più dinamici e aggressivi. Il punto tiene viva anche la corsa della Roma, dopo la semifinale di Europa League, attesa dallo scontro diretto con l’Atalanta.

Il ko dell’Inter. Ma Lautaro è ottimista per il rinnovo del contratto

Tanto stupore per nulla. Dopo la festa e l’ubriacatura dello scudetto era ampiamente scontato che i neo campioni d’Italia arrivassero a Reggio Emilia piuttosto scarichi e con una formazione zeppa di riserve. Una manna per il Sassuolo che, con i nerazzurri, fanno bottino pieno: due partite, due vittorie. Una goduria per i tifosi emiliani che da mesi ingoiano rospi. Ecco, tutto molto bello se non fosse che gli emiliani stanno lottando per non finire un B. Difficile quindi che le altre squadre, in corsa per la salvezza, abbiano apprezzato le generose distrazioni dell’inter. Da segnalare infine che Lautaro, ospite da Fabio Fazio, si è detto ottimista per il rinnovo del suo contratto: “Da quando sono arrivato all’Inter mi hanno trattato in maniera speciale. Sono grato, nel calcio non si sa mai cosa succede, ma a Milano sto benissimo. Ho volontà di rinnovare con l’Inter, speriamo che si possa chiudere questa cosa”.

La badante per i club

Avete presente quando a scuola, non riuscendo più a mantenere la disciplina in classe, il povero supplente disperato chiama il preside per riportare l’ordine? Più o meno è quello che sta succedendo nel calcio italiano dove i ragazzacci sono i club con le tasche sempre più bucate.

Ogni anno, per i noti motivi che sapete, i club vanno in rosso indebitandosi fino al collo con banche e fondi di varie nazionalità. Una folle corsa al rialzo che va avanti confidando, prima dello schianto, negli aiuti del governo di turno. Un malcostume tipicamente italiano. L’unica Champions che vinciamo infatti in Europa è quella del debito pubblico, un torneo dove siamo dei maestri. Pare ora però che il governo abbia allo studio un decreto legge che preveda la creazione di una nuova autorità di controllo sui conti del club di calcio e di basket che sostituisca la Covisoc, organo federale indipendente che ben poco controlla. “Invasione di campo!”, strillano i club. Vogliono toglierci la nostra autonomia, aggiungono gridando al complotto. Naturalmente, come al solito, non succederà nulla. Però queste società, così spendaccione e senza autocontrollo, una badante severa se la meriterebbero davvero.

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