Caso Ariston, cosa insegna il precedente della birra danese

21 giorno ago
Ariston

Come Ariston, così prima Danone e Carlsberg. E il caso della birra danese è emblematico. Dopo lo scoppio della guerra contro l'Ucraina, Carlsberg aveva cercato di vendere "Baltika breweries", cioè la propria filiale su suolo russo. Operazione complessa, tra paletti legali, top manager accusati dalla Russia di frode e timori per i dipendenti. 

Quando riuscì a individuare un potenziale acquirente, la Russia decise di anticipare le contromosse, e ordinò il trasferimento dello stabilimento a un'agenzia dello Stato. Schema simile, anche se non uguale, a quello subito da Ariston. 

Capitolo successivo. I vertici di Carlsberg diffusero una nota in cui si dicevano all'oscuro e profondamente sorpresi. Esattamente come spiegato ora da Ariston group. "Ci hanno rubato l'attività in Russia, niente di legittimo", dichiarò l'amministratore delegato. Significava il no a una qualsiasi forma di transazione, quindi di accordo. E infatti la multinazionale danese stracciò i patti di licenza che consentivano alla filiale russa Baltika - ormai data per persa - di vendere prodotti della casa madre. 

La Russia da parte sua a dicembre 2023 vide riconosciuto da un tribunale locale il diritto di continuare a servirsi del brand danese. Notizia diffusa dall'agenzia Interfax e rilanciata da Reuters, che fa sapere anche che di recente la nazionalizzata Baltika ha citato in giudizio quattro società del gruppo Carlsberg per rinuncia unilaterale ai patti e ha chiesto 837 milioni di euro. Il gruppo danese ha già presentato ricorso. La battaglia legale, significativa, va avanti. 

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