Tempi lunghi per la risoluzione della filiale russa della Ariston. Si ...

21 giorno ago
Ariston

FABRIANO – Si prospettano tempi lunghi per una positiva risoluzione della nazionalizzazione “temporanea” della sussidiaria russa della Ariston Group. Dall’Ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, convocato alla Farnesina, sono state infatti pronunciate dichiarazioni che, al momento, non lasciano spiragli. Il diplomatico ha accusato Roma di «sacrificare gli interessi nazionali a pericolose avventure anti-russe». Dal canto suo, il segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia, ha espresso «forte disappunto» per una misura che ha colpito le «legittime attività economiche di imprese straniere» in Russia. Aggiungendo «che si è trattato di un’operazione che non trova fondamento nel diritto, tanto più che è stata condotta nei confronti di un’impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha alcuna connessione con l’attuale situazione di crisi internazionale».

Da qui, «l’auspicio che la Russia possa riconsiderare il provvedimento preso, essendo esso stesso qualificato da parte russa come temporaneo». La replica di Paramonov a Guariglia non si è fatta attendere e si è trasformata in un attacco nei confronti di Roma. «La responsabilità per il deterioramento delle relazioni economiche e commerciali bilaterali ricade interamente sulle autorità italiane», riferendosi alle «azioni ostili intraprese dagli Stati Uniti d’America e dagli altri Stati esteri volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati». Dunque, un nulla di fatto apparente rispetto alla decisione del 26 aprile del presidente russo Vladimir Putin, quando ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston Group, multinazionale di Fabriano, e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. 

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Le reazioni

Oltre all’incontro con il diplomatico russo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, continua a occuparsi della questione, assicurando che si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata. Ricordando che l’Italia si muove «in linea con i partner europei ed in particolare con la Germania». Del caso Ariston, oltre che Tajani, si sta occupando anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha avuto il 29 aprile, una call con i vertici della multinazionale di Fabriano, tra i leader mondiali nel comfort termico sostenibile, rappresentata dal presidente Paolo Merloni e dall’amministratore delegato Maurizio Brusadelli, alla presenza del governatore della Marche Francesco Acquaroli.

Nel colloquio Urso ha spiegato che il governo sta lavorando con l’Ue su «nuovi strumenti, nell’ambito del quadro sanzionatorio, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Federazione Russa».

A Bruxelles, infatti, la Commissione avrebbe messo sul tavolo anche altre proposte. Ad esempio, se una società viene confiscata o affidata in amministrazione temporanea in Russia, l’operatore europeo potrà agire dinanzi alle corti nazionali per aggredire i beni appartenenti ai soggetti che beneficiano del provvedimento di esecuzione forzata da parte dell’autorità russa. Dal quartier generale di Fabriano si conferma quanto diramato nell’unica nota ufficiale rilasciata, nella quale si ricordano le relazioni molto corrette con le istituzioni locali nei quasi 20 anni di presenza in Russia. «Attualmente il Gruppo Ariston possiede uno stabilimento produttivo dedicato al riscaldamento dell’acqua situato fuori San Pietroburgo (con circa 200 dipendenti diretti e indiretti), che produce prodotti avanzati ad alta efficienza per il mercato interno, un centro di eccellenza per lo sviluppo prodotto locale e un responsabile commerciale ufficio di Mosca (che coordina circa 100 dipendenti attivi anche nelle filiali commerciali locali di tutta la Federazione), tutti operanti sotto il rinomato marchio Ariston. Il gruppo ha generato «circa 100 milioni di euro di fatturato nella Federazione Russa nell’anno fiscale 2023 e disponeva di una significativa base patrimoniale per operare nel mercato locale, risultato di quasi due decenni di investimenti».

Il territorio

A Fabriano, ovviamente, la situazione viene costantemente monitorata e la politica si stringe attorno alla multinazionale fondata da Francesco Merloni e presieduta dal figlio, Paolo. «Esprimo grande preoccupazione e profonda solidarietà nei confronti di Ariston Group, la storica azienda fabrianese leader nei prodotti di confort termico ed efficienza energetica, a seguito della decisione del governo russo di procedere al trasferimento della filiale russa dell’azienda a Gazprom. Esprimo la vicinanza e la preoccupazione della città di Fabriano nei confronti di Ariston Group per l’improvvisa e inaspettata notizia dell’acquisizione a Gazprom, da parte del governo russo, della filiale russa della storica multinazionale italiana, con sede centrale e operativa a Fabriano. Auspico il pronto intervento del Governo italiano e confido in una soluzione della delicata vicenda internazionale che salvaguardi una delle nostre aziende più virtuose, simbolo dell’imprenditoria italiana», le parole della prima cittadina di Fabriano, Daniela Ghergo.

Il Consiglio dell’Unione Montana dell’Esino-Frasassi, riunitosi nella mattinata di ieri, 29 aprile, per l’approvazione del rendiconto della gestione 2023, ha manifestato solidarietà e vicinanza alla Ariston Group e al suo presidente, Paolo Merloni. «Esprime sconcerto e condanna per l’improvvisa azione del Presidente Putin, un atto che sconfessa 20 anni di presenza Ariston in Russia con uno stabilimento che dà lavoro a 200 dipendenti, tra diretti e indiretti», ha scritto in una nota il consiglio dell’Unione montana, rappresentato dal presidente Giancarlo Sagramola, dal vicepresidente David Grillini (sindaco di Cerreto D’Esi) e da Tommaso Borri (sindaco di Serra San Quirico). «Invitiamo tutte le autorità italiane, in particolare la Regione Marche ed il Governo, ad adottare tutte le misure necessarie per il ripristino della legalità nei confronti di un’azienda che da oltre 20 anni lavora ed opera in Russia a beneficio del paese e della popolazione», si conclude la nota.

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