Truffa allo Stato da 6,7 milioni, la Guardia di Finanza in Banca ...

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Truffa allo Stato da 6,7 milioni, la Guardia di Finanza in Banca Progetto. L’istituto: «Noi parte lesa»In corso tre misure cautelari, di cui due arresti, in una indagine della procura di Brescia - La banca: non siamo indagati, siamo parte lesa

5 novembre 2024

Banca Progetto - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

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La Guardia di finanza di Brescia, coordinata dalla Procura locale, ha eseguito un’ordinanza relativa a tre misure cautelari e al sequestro di 6,7 milioni di euro, con l’ipotesi di reato per «truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta, autoriciclaggio e false comunicazioni sociali».

Le condotte illecite dell’agente bresciano

Le attività investigative, spiegano dalla Gdf, «hanno consentito di rilevare plurime condotte illecite attribuite a un agente bresciano» che lavorava come monomandatario di Banca Progetto (che non risulta indagata) a Brescia, «il quale, con l’ausilio di un collaboratore e del rappresentante legale di una società, avrebbe consentito a quest’ultima di beneficiare di tre prestiti assistiti, per la maggior parte, dal Fondo centrale di garanzia a favore delle Pmi del Mediocredito Centrale».

Nell’ambito di un altro filone investigativo, la Gdf di Como, sotto la direzione della Procura di Monza, sta procedendo, sempre in queste ore, all’esecuzione di misure cautelari per analoghe vicende nei confronti di ulteriori soggetti (tra cui il citato agente bresciano). Le fiamme gialle bresciane stanno effettuando una perquisizione anche presso la sede milanese di Banca Progetto, a cui «è stato richiesto di esibire il modello di organizzazione della società, allo scopo di valutare eventuali profili di responsabilità amministrativa».

Banca Progetto: «Noi siamo parte lesa»

La stessa Banca Progetto, nel frattempo, precisa di «essere parte lesa nella vicenda» e «conferma la propria volontà di collaborare con la Guardia di finanza e le autorità competenti» e «si riserva di assumere ogni più opportuna iniziativa, anche in relazione alla diffusione di notizie false e diffamatorie per i danni che potrebbero arrecare all’Istituto» .

I finanziamenti così ottenuti, secondo l’accusa della procura, «mediante la produzione di falsa documentazione e l’alterazione dei bilanci della società richiedente, sarebbero stati in parte trasferiti sui conti correnti nella disponibilità del citato agente, tramite bonifici giustificati da operazioni commerciali non coerenti». In particolare, «lo stesso, sebbene formalmente estraneo alla direzione dell’azienda beneficiaria dei prestiti, ne avrebbe assunto sostanzialmente l’amministrazione e si sarebbe adoperato nella predisposizione di documentazione inattendibile (fatture, business plan, bilanci), allo scopo di mostrare una solidità finanziaria e patrimoniale». Tanto che la società beneficiaria dei finanziamenti «versava in una grave situazione di dissesto finanziario, non emergente nei bilanci esibiti all’istituto di credito e dal quale è poi scaturito l’avvio di una procedura di liquidazione giudiziale nel 2023».

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