Bancari, 60mila uscite nel mondo. Ma l'Italia contiene i tagli: ecco ...

8 Gen 2024
Banco BPM

Le assunzioni arrivano quasi a doppiare le uscite alla Banca popolare di Sondrio: nel 2023 ci sono state 170 tra dimissioni volontarie, pensionamenti e scadenze di contratti a tempo determinato e 298 assunzioni. Nel 2024 stessa dinamica ma con robuste assunzioni.

Per i sindacati servono altre 2.500 assunzioni

Nei nuovi piani industriali del credito, per i sindacati non basterà più il rapporto uno a due, ossia un’assunzione ogni due uscite, ma si dovrà andare verso un vero e proprio bilanciamento.

Questo perché, come ci spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «rispetto agli accordi sindacali, relativi ai piani industriali, siglati negli ultimi 8 anni, i conti non tornano e mancano 2.500 assunzioni, come ho spiegato durante il negoziato per il rinnovo del contratto dei bancari siglato il 23 novembre. Un risultato che deriva dal fatto che spesso a metà del piano industriale c’è l’aggiornamento, con ulteriori richieste di riduzione degli organici. Oppure dai lavoratori arrivano maggiori richieste di uscite rispetto ai numeri concordati».

Non solo. Sileoni osserva anche che c’è un altro aspetto che sta emergendo. «Alcuni istituti hanno ricominciato ad assumere utilizzando tutti i tipi di contratto, dall’apprendistato, ai contratti flessibili, dal tempo determinato alla somministrazione».

Quando si parla di occupazione, i riflettori del sindacato sono sparati al massimo. Se consideriamo le banche che danno mandato di rappresentanza ad Abi, anche per via delle molte fusioni e riorganizzazioni, negli anni si è osservato un netto calo occupazionale: i bancari oggi sono meno di 270mila dagli oltre 343mila del 2009. Nelle banche del credito cooperativo, si osserva invece una certa stabilità, intorno ai 37mila lavoratori.

Le trasformazioni in arrivo

Allargando il periodo di analisi, Riccardo Colombani, segretario generale della First Cisl, dice che «dal 2011 al 2022, sulla base dei dati Bankitalia, il settore ha perso oltre 58mila posti di lavoro, nonostante gli incentivi erogati dal Fondo per l’occupazione abbiano consentito 38mila assunzioni.

L’ingresso di giovani è indispensabile ed urgente. Per questo abbiamo condiviso, nel recente accordo di rinnovo del contratto, la staffetta generazionale con la sinergia di risorse tra Foc e Fondo di solidarietà. Ciò non è sufficiente: servono impegni per mantenere l’occupazione». Di certo, aggiunge Colombani, i grandi cambiamenti in atto «non devono essere governati con la contrazione dei livelli occupazionali».

Le trasformazioni sono un tema che sta molto a cuore al segretario generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, per la quale «il futuro del settore, investito da un processo senza precedenti, che va dalla digitalizzazione alla sostenibilità passando attraverso una nuova organizzazione del lavoro, deve mettere al centro il lavoro e l’occupazione. Per noi questa è una priorità strategica, nella contrattazione dei gruppi e delle aziende così come del contratto nazionale, e l’accordo del 23 novembre è lì a dimostrarlo. Da qui l’impegno ad arrivare a un equilibrio perfetto nel rapporto tra entrate e uscite, ovvero un nuovo ingresso per ogni uscita».

Occupazione più stabile

Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca, aggiunge che «creare le condizioni per una nuova occupazione stabile, anche con il ricambio generazionale, è stato uno degli obiettivi inseguiti e raggiunti con il rinnovo del contratto.

Abbiamo rilanciato il ruolo del Foc e posto al centro le persone, il benessere lavorativo, la gestione del tempo e la valorizzazione professionale per rilanciare l’importanza della categoria e rendere attraente il settore anche per le nuove generazioni. Il presidio dovrà avvenire con una contrattazione collettiva permanente a livello nazionale, per esempio attraverso la Cabina di Regia, e nelle aziende, con gli accordi per gestire riorganizzazioni e cambiamenti, ma anche grazie alla formazione».

Emilio Contrasto segretario generale Unisin/Confsal conclude dicendo che «soprattutto a livello di contrattazione di secondo livello si è previsto l’impegno da parte delle aziende a garantire il ricambio generazionale. In passato, il ricambio avveniva mediamente con rapporto di una entrata di un giovane collega ogni due uscite per pensionamento ed esodo esclusivamente su base volontaria. Con il rinnovo contrattuale, le cinque organizzazioni sindacali hanno chiesto che il rapporto tra uscite volontarie e nuove assunzioni passi a uno a uno. Nelle procedure che dovremo affrontare nei prossimi mesi sarà necessario tenerne conto».

La nuova bilateralità per l’occupazione

Nel credito la contrattazione, soprattutto attraverso l’ampia bilateralità, è da sempre molto presente sul ricambio generazionale. L’ultimo contratto la ha rafforzata mantenendo l’ammortizzatore di settore, il Fondo di solidarietà che ha consentito a quasi 100mila bancari di uscire attraverso i prepensionamenti, sempre volontari e sempre a carico delle aziende.

Con costi importanti che sono superiori a 250mila euro a lavoratore che va sul Fondo. Tanto più che per un tacito accordo con i sindacati il credito non fa cassa integrazione, pur alimentando le casse Inps. Nel settore a supportare le trasformazioni e l’evoluzione delle competenze con il nuovo contratto ci sono due elementi nuovi. Il primo è la cabina di regia nazionale, creata nel 2019, che con l’accordo dello scorso novembre, estenderà il suo raggio d’azione alla banca digitale e diventerà il luogo di confronto permanente fra Abi e sindacati su innovazione tecnologica, digitalizzazione, nuove mansioni e figure professionali. I

l secondo invece è la sinergia tra Fondo per l’occupazione (Foc), alimentato sia dai lavoratori che dalle aziende, e Fondo di solidarietà. Per il Foc, in generale, aumenta il contributo per le banche che assumono, tra l’altro,giovani fino a 36 anni, disabili, disoccupati di lungo periodo: passa da 2.500 euro a 3.500 euro annui (4.500 al Sud). La grande novità riguarda i lavoratori vicini al prepensionamento che accettano la riduzione dell’orario di lavoro, che verrà poi compensata con assunzioni: a questi lavoratori verrà pagato, per un massimo di 36 mesi, un importo pari al 25% della differenza di retribuzione, per compensare la perdita retributiva e contributiva.

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