UniCredit-BancoBpm, le tre ragioni (più una) della mossa di Orcel
Quotate Italia
L’offerta, i tempi e le incognite: a scatenare il blitz l’incertezza su Commerz, le mosse su Anima e Mps e per proteggere Piazza Meda dall’attivismo del primo socio Credit Agricoledi Luca Davi
26 novembre 2024
5' di lettura
La scossa, inattesa, arriva di prima mattina quando UniCredit lancia a sorpresa un’offerta pubblica di scambio azionario su BancoBpm, a valle di un Cda straordinario domenicale. Sul piatto uno scambio, tutto in azioni, per valore di 10 miliardi di euro per convincere gli azionisti di piazza Meda a salire a bordo di UniCredit, banca che vale sei volte tanto in Borsa. L’obiettivo è chiaro: togliere dalla scena italiana un gruppo medio ma in ascesa, e sempre più ingombrante dopo l’Opa su Anima e l’ingresso in Mps. E puntellare così la posizione di UniCredit come secondo campione nazionale in Italia, peraltro in una fase di stallo in Germania, dove l’operazione Commerzbank appare in salita. Ma chissà che il ceo di UniCredit, Andrea Orcel, non abbia deciso di muoversi – e offrendo così una sponda preziosa al Governo – nell’intento di sventare possibili zampate estere su BancoBpm da parte del Credit Agricole, che secondo alcuni rumors mirava proprio a conquistare la ex banca popolare, visto che lì i francesi già detengono un 9 per cento.
I dettagli dell’offerta
La cosa certa è che piazza Gae Aulenti, dopo il blitz in Germania di inizio ottobre (che ha trovato non pochi ostacoli) ora muove in Italia. E smonta i piani – forse più ipotetici che reali - di un terzo polo bancario a trazione BancoBpm-Siena. Sul tavolo c’è un concambio di 0,175 nuove azioni Unicredit per ogni titolo del Banco Bpm. Un’offerta «non vincolante», precisa Orcel, che pone l’asticella al 50% delle adesioni con l’obiettivo di salire oltre il 66 per cento. Agli azionisti Orcel riconosce implicitamente 6,657 euro ad azione, lo 0,5% in più dei valori di chiusura di venerdì scorso di BancoBpm. Un premio praticamente inesistente rispetto a quelli medi di mercato, anche se più alto del 15% rispetto ai valori di piazza Meda prima del lancio dell’offerta su Anima e su Mps. Da qua le attese per un possibile ritocco futuro cash, che alcuni sul mercato stimano anche nell’ordine del 15-20 per cento. Per l’Enpam, l’Ente di previdenza dei medici e degli odontoiatri, azionista del patto di consultazione di Banco Bpm, ad esempio «l’offerta finora è bassa».
Si vedrà. Di certo UniCredit, punta per ora a convincere gli azionisti di piazza Meda più con la prospettiva di un ingresso in un gruppo paneuropeo, e un progetto industriale di respiro, che con un pagamento in contanti. «A fronte di una valutazione equa, questa acquisizione ci consentirà di creare grande valore per gli stakeholder di entrambe le parti, di ampliare la nostra copertura territoriale, espandere la nostra base di clienti sia retail sia corporate”, dice Orcel in una nota.
La road map è tracciata. UniCredit, ottenuti gli ok dei regolatori, conta di arrivare con l’offerta di scambio sul mercato tra aprile e maggio, così da chiudere la transazione già a giugno 2025. L’impatto sul capitale si prospetta contenuto (70 punti base) mentre la politica di dividendi rimane confermata al 2026. Le sinergie, in particolare, pendono più dal lato costi (circa 900 milioni di euro i risparmi annui stimati) che da quello dei ricavi (300 milioni), mentre sono attesi oneri di integrazione per 2 miliardi con rettifiche per 800 milioni.
Le tre ragioni dell’offerta
Fin qui i numeri. Ma che cosa c’è dietro la mossa di Orcel? E perché lanciare proprio ora quest’offerta? Da sempre un pallino di UniCredit, la fusione con BancoBpm era già stata accarezzata da Orcel a febbraio 2022 quando, chiuso il dossier Mps, il banchiere si era visto saltare l’operazione tra le mani per una fuga di notizie. Oggi l’operazione, disegnata con l’advisor legale Crccd, torna di prepotenza in agenda per almeno tre ragioni. La prima è di tipo difensivo. Orcel sa che stanno mutando gli equilibri in Italia. L’accelerazione di BancoBpm con l’opa lanciata qualche settimana fa su Anima, e poi l’ingresso a catena su Mps (dove piazza Meda è destinata ad avere un 9%), rischiava di marginalizzare UniCredit in un mercato, quello italiano, che oltre ad essere la base operativa, è anche il motore principale del gruppo, con il 45% dei ricavi. Il rischio di un sorpasso ad opera di BancoBpm – che secondo alcune letture poteva ambire a costruire un maxi-polo alle spalle di Intesa Sanpaolo (saldamente in cima con il 20% del mercato degli impieghi) - era insomma troppo grosso per essere sopportato.