Argentina, fermata coppia di italiani con una bambina nata da ...

3 ore ago
Buenos Aires italiani

I due uomini italiani fermati all'aeroporto di Buenos Aires venerdì scorso, mentre stavano per tornare in Italia con una bambina nata con maternità surrogata, avevano contattato la donna, madre naturale della piccola, tramite un gruppo Facebook. Lo avrebbe raccontato lei stessa, 28enne originaria di Rosario, alla polizia, riferendo che i due le hanno offerto 10 milioni di pesos (poco più di 9 mila euro). Lo riporta La Nacion, precisando che la donna ha raccontato di aver avuto bisogno di soldi. 

La stessa giustizia argentina ha elementi per sostenere che la donna lo ha fatto per via di una pessima situazione economica: nelle carte si legge che non ha un lavoro, non ha finito la scuola e sta crescendo da sola una figlia minorenne. Di lei filtra che già a 18 anni aveva ceduto gli ovuli per denaro, così come altre ragazze del suo quartiere. "È in una situazione di estrema vulnerabilità", ha confermato un funzionario che conosce il caso.

La coppia, sempre stando al racconto della donna, le ha fatto firmare una serie di documenti che non ha compreso appieno. Ha raccontato che dopo sei mesi di gravidanza i due italiani le hanno pagato i 10 milioni, che lei voleva usare per costruire una stanza nella casa di sua madre, ma che poi si è resa conto che quello che aveva ricevuto non era abbastanza.

Il caso è esploso in un Paese che ancora non ha una legge sull'utero in affitto, ma dove una recente sentenza della Corte suprema non riconosce il vincolo genitori-figlio nel caso di gestazione per altri. Per il momento, non ci sono accuse formali a carico dei due italiani, che hanno ottenuto l'affidamento della bambina dietro l'impegno di non lasciare il Paese.

Non è ancora chiaro quale sia il reato, né chi siano gli autori, anche se l'attenzione degli inquirenti si sta concentrando sugli intermediari che, secondo il racconto della donna, si sono occupati dei test clinici e delle cure e hanno stipulato un'assicurazione medica per circa un anno, affittando per lei un appartamento nel ricco quartiere di Recoleta, nella capitale argentina, fino alla data del parto. La piccola è nata il 10 ottobre scorso presso il reparto di maternità della clinica svizzero-argentina della capitale.

La vicenda

Quello di venerdì era il terzo tentativo della coppia di partire con la bambina, riporta La Nacion. Secondo la ricostruzione del quotidiano giornale, un campanello d'allarme si è attivato mercoledì al servizio immigrazione dopo che una giovane si è presentata con un uomo italiano all'Aeroparque, uno degli aeroporti di Buenos Aires, dicendo di volerlo autorizzare a viaggiare da solo con la loro figlia. Le autorità dell'ufficio immigrazione hanno notato che la madre era molto distante dalla neonata e che c'era una notevole distanza anche con l'uomo che si presentava come suo compagno. Quel giorno sono andati via senza completare la procedura, ma il giorno dopo, cioè giovedì, hanno fatto un altro tentativo all'aeroporto di Ezeiza: i documenti erano in regola perché entrambi erano indicati come genitori della bambina, ma la donna risultava domiciliata a Rosario mentre l'uomo, che vive in Italia, aveva registrato un solo viaggio precedente in Argentina, ad agosto 2023, il che escludeva la possibilità di un concepimento naturale da parte della coppia.

Il servizio immigrazione ha dunque contattato il Tribunale federale numero 1 di Lomas de Zamora, competente per l'aeroporto, e ha presentato una denuncia. Sempre secondo quanto riporta La Nacion, il giudice Federico Villena ha inviato il caso al procuratore Sergio Mola, che ha chiesto l'apertura di un'indagine in sede penale per 3 possibili reati: traffico di persone, vendita di bambini o appropriazione di minori. "In ogni caso, all'epoca nulla impediva a coloro che erano registrati come genitori della bambina di presentarsi davanti a un notaio per autorizzare la partenza dell'uomo con la bambina", sottolinea il giornale, aggiungendo però che la strada che hanno scelto è stata un'altra: hanno deciso di fare un ulteriore tentativo di partenza verso l'Europa, stavolta in quattro, cioè compresa la donna.

In Italia, la maternità surrogata è diventata reato universale il 16 ottobre e la legge punisce le coppie italiane che ricorrono a questa pratica per avere un figlio, anche se lo fanno all'estero.

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