Emanuela Orlandi, mistero da 41 anni. Morassut: «Ripartiamo dalle ...

23 Giu 2024
Emanuela Orlandi

Un mistero che dura da 41 anni. Molte piste suggestive, omissioni, ipotesi, non ricordo. Una certezza: il 22 giugno 1983, Emanuela Orlandi scomparve nel nulla. Da qui è ripartito il lavoro della Commissione bicamerale di inchiesta.
Roberto Morassut, deputato Pd primo firmatario della proposta di legge, da vice presidente della commissione e dopo innumerevoli audizioni e una mole di documenti consultati, sia sul caso Orlandi sia sul caso Mirella Gregori, è in grado di sbilanciarsi sull'esito di queste nuove indagini?

«Dopo aver ascoltato la famiglia, i cugini Meneguzzi, alcuni testimoni, diverse amiche, giornalisti, tra poco magistrati, posso dire che questo lavoro non sarà di pura ripetizione del passato, un almanacco di ciò che è stato già scritto. Produrrà qualche novità, elementi interessanti sono emersi. Specie dopo le testimonianze di alcune amiche. Sonia De Vito per la Gregori, Laura Casagrande ma non solo per la Orlandi. A settembre capiremo come procedere, ovviamente insieme alle Procure di Roma e del Vaticano».

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Lei crede che le due scomparse siano collegate?

«Personalmente ritengo siano due vicende diverse che a un certo punto furono collegate, nell'ambito della pista che io reputo la più debole, quella internazionale, legata al loro rilascio in cambio della liberazione di Alì Agca. L'unico scenario comune la pista del ratto sessuale, una delle ipotesi sul tavolo assieme al ricatto finanziario».

Finora cosa è emerso?

«Alcune chiavi fondamentali, legate ad approfondire i frangenti della scomparsa: il quando e il come sono decisivi per capire anche il perché. Ci sono alcune porte di Sesamo: parlo del momento dell'assenza, quando le ragazze sono state inghiottite nel nulla, momenti decisivi per capire come sono andate le cose al di là dei depistaggi».

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A cosa si riferisce?
 

«Al ruolo che Sonia De Vito può aver svolto, è l'ultima persona che ha avuto contatti con la Gregori quel 7 maggio. Uscì di casa per incontrarsi con un ragazzo, ma passò al bar di Sonia, trascorsero un quarto d'ora chiuse in bagno, uscì. Da quel momento si perdono le tracce. Quanto a Emanuela, se la famiglia punta sulla pista londinese, resta da chiarire molto la versione di Laura Casagrande, una delle ragazze che testimoniò la presenza di Emanuela alla fine della lezione di flauto in corso Rinascimento».

Quali sono le incongruenze?

«Se fosse intima o no di Emanuela, ha sempre detto di no, ma è l'unica della famiglia che è stata contattata dai rapitori perché la Orlandi aveva in tasca il suo numero di telefono. Inoltre le testimonianze sono contraddittorie, anche in merito alla sua salita su una Bmw, a distanza di 41 anni non è chiaro quale fu il percorso fisico di Emanuela. La Casagrande diede a polizia a carabinieri due diverse versioni, ora nella deposizione in commissione ha detto di non aver visto Emanuela a corso Rinascimento, "uscita da scuola non l'ho più vista". Ma non ricorda bene o non l'ha proprio vista? C'è un grande vuoto, si tratta di capire dove e come è scomparsa nel nulla. Altre persone ci sono da ascoltare, in particolare un vigile urbano. Da chiarire anche il ruolo dei servizi segreti da subito partecipi nelle ricerche».

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«Un'affermazione esplicita quella del Papa ma non ci dobbiamo far condizionare, restare ai fatti, ai documenti, collaborare con le Procure. La Vaticana ha a disposizione tutta una serie di documenti a cui non possiamo accedere. Ma ci si aspetta un lavoro coerente proprio dopo l'indicazione del Papa ai fini del disvelamento della verità».


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