La serie Fallout spiegata dal creatore, Jonathan Nolan, tra dettagli ...

19 giorni ago

Secondo il famigerato Orologio dell'Apocalisse, creato nel 1947 dal Bulletin of Atomic Scientists statunitense per avere un'idea più concreta della folle corsa dell'uomo verso l'autoannientamento nucleare, ci troviamo ad appena un minuto e mezzo dal disastro. Eppure, in una fredda mattina di febbraio, nel parcheggio altrettanto gelido di uno studio cinematografico di Long Island, sono ancora le 11 di mattina.

Fallout serie - Figure 1
Foto GQ Italia

All'interno degli studios, precisamente su un enorme set del suono, ci viene offerta una ricostruzione dell'Osservatorio Griffith di Los Angeles tutto bucherellato da proiettili e cannonate. La narrazione parte dal futuro, più o meno intorno al 2296. Dai buchi nella cupola dell'Osservatorio fa capolino una versione alternativa dello skyline di Los Angeles, colpito dalle testate nucleari piovute in massa più di 200 anni prima. Il tutto ci viene presentato su uno schermo a LED assolutamente impressionante dal punto di vista tecnologico. Offre immagini talmente nitide da riuscirne a vedere i pixel solo da molto vicino.

È qui che si trova il set di Fallout, la serie tv che Amazon ha adattato a partire dalla fortunatissima saga videoludica di Bethesda Game Studios, molto simile a Mad Max. Mi si para davanti uno stuntman, enorme nella sua “armatura da battaglia”, intento a scortare Ella Purnell, che qui veste i panni gialli e blu di un'abitante del Vault, ossia le enormi costruzioni sotterranee costruite come rifugi antiatomici prima dello scoppio delle bombe. La vediamo controllare il polso di qualcuno steso a terra, morto. Lo slogan della serie: «la guerra non cambia mai» mi sembra particolarmente adatto alla circostanza.

Ella Purnell interpreta Lucy, una cittadina del Vault che non abbandona il proprio idealismo, all'interno di Fallout, la nuova serie TV di Amazon ispirata alla popolarissima serie di videogiochi con lo stesso nome.

Courtesy of Prime Video

La scena si svolge sotto l'occhio vigile di Jonathan Nolan, il produttore esecutivo della serie tv, che insieme a Lisa Joy, sua moglie e partner creativo, è noto innanzitutto per aver contribuito alla nascita di Westworld, opera distopica di culto prodotta da HBO incentrata sulle vicende di un parco a tema decisamente inquietante. La serie ha anche precorso incredibilmente i tempi, specie nel mostrare i punti più oscuri dell'intelligenza artificiale. Il produttore di Fallout ha una certa aria di famiglia: si tratta infatti di uno dei fratelli di Christopher, il regista di film meravigliosi e ingarbugliati del calibro di Interstellar, scritto da Jonathan, e Memento, il cui copione deve molto a un suo racconto breve, intitolato Memento Mori. Senza contare i due Oscar all'attivo. Va aggiunto che il più piccolo dei fratelli Nolan ha dato una mano a scrivere la trilogia filmica del Cavaliere Oscuro.

Nonostante il plauso della critica e il piccolo dettaglio che Westworld sia riuscito a raccogliere ben 54 nomination agli Emmy vincendone 9, la serie ha fatto fatica a mantenere il suo pubblico e dopo un calo dei numeri è stata cancellata nel 2022, prima che potessero iniziare le riprese della quinta e ultima stagione. La serie tv di Fallout rappresenta un ulteriore passo importante nella carriera di Jonathan Nolan. Oltre a essere l'ultimo in ordine di tempo, condivide con la sua opera precedente anche una cornice simile, futuristica e distopica. «Questa serie è come un piatto che unisce tanti sapori diversi: sa essere divertente, emozionare, non rinuncia alle tinte fosche, riesce a commuovere ed è anche piena di colpi bassi e violenza. Insomma, non teme di mostrare ciò che sente», dice il più giovane dei fratelli Nolan che preferisce essere chiamato Jonah, mentre è fermo al camion del catering a scambiare due parole con me e qualche collega.

Fisicamente è piuttosto massiccio, porta i capelli lunghi e ha una barba molto curata. Insomma, è molto simile al Jeff Bridges nell'iconico film Il grande Lebowski, ma in forma smagliante. «Ho vissuto anni frustranti e terribili. Perciò, l'opportunità di trasfondere tutto quanto all'interno di una narrazione oscura, contorta e comicissima è stata assolutamente catartica», mi ha confidato.

Tutto ciò avveniva nel 2023. Un anno dopo, alla fine delle riprese di Fallout, abbiamo parlato di nuovo, questa volta su Zoom. Nel frattempo, Christopher Nolan aveva fatto uscire Oppenheimer, un altro avvertimento su come l'umanità si riveli a volte troppo simile a Icaro quando di avvicina al sole. Peraltro, gli adattamenti dei videogiochi su schermo, che una volta potevano solo deludere il pubblico, oggi rinascono a nuova vita. Basti pensare a The Last of Us di HBO, beniamino di pubblico e critica, nonché il film di Super Mario, che l'anno scorso è stato secondo soltanto al ciclone rosa di Barbie nei botteghini di tutto il mondo.

Per gran parte dell'anno scorso, Hollywood si è dovuta fermare per via degli scioperi degli sceneggiatori e degli attori, sostanzialmente dovuti alle preoccupazioni collegate a una delle specialità di Jonathan di Nolan, ossia l'intelligenza artificiale. Inoltre, il mondo sembrava avviarsi a grandi passi verso il baratro di una guerra nucleare. Insomma, non ci sarebbe stato momento migliore per riprendere le nostre chiacchierate.

Alcuni membri della Confraternita dell'Acciaio assistono all'atterraggio dei Vertibird in una scena della serie.

Courtesy of Prime Video

GQ - Sei cresciuto nella Londra degli anni Ottanta, ma hai avuto modo di andare in Florida da tua nonna ogni anno, prima di trasferirti a Chicago. Hai dichiarato che all'epoca l'America sembra “il futuro”. Trovi che le tue origini ti abbiano regalato un punto di vista diverso?Jonathan Nolan - La fede dei convertiti sopporta tutto. Adoro il Paese a stelle e strisce e credo sia anche merito del mio punto di vista molto particolare. È stato interessante rendersi conto di come il sentire comune sugli Stati Uniti sia cambiato nel corso della mia vita. Le cose non sono state più le stesse dopo l'11 settembre e si trasformate ancora dopo la discesa in campo di Donald Trump.

Anche Fallout contiene la sua brava dose di nostalgia. Nello specifico si tratta di un'America che non ha mai vissuto la guerra del Vietnam o il Watergate; c'è stato un movimento per i diritti civili, ma in forme molto diverse. E la crisi di coscienza e di fiducia che l'America ha vissuto nel corso degli anni Settanta non ha interessato l'ucronia di questa serie.

Quando io e Todd Howard, direttore di Bethesda Softworks nonché produttore esecutivo della saga di Fallout, ci siamo seduti a tavolino nel 2019, purtroppo non avevamo idea di quanto sarebbe diventato importante il mondo videoludico. A oggi, ci sembra di vivere in un universo completamente cambiato, nel quale la percezione della Russia è completamente diversa da quella diffusa nel periodo in cui ho pranzato insieme a Todd. Ora come ora, ci sembra una cosa tanto deprimente quanto toccante.

Hai appena fatto un collegamento con la Russia. Che similitudini ci sono tra lo spettro nucleare della Guerra Fredda e le paure di oggi, dopo l'invasione dell'Ucraina?So che mio fratello ne ha parlato nel corso del tour promozionale di Oppenheimer. Non siamo mai stati in pericolo dal punto di vista nucleare come adesso. A prescindere da come andranno le cose con la Russia nel prossimo futuro, è difficilissimo immaginare una deterrenza nucleare più stabile. Al contrario, pare che tutti gli equilibri stiano saltando, come hanno dimostrato le minacce atomiche sentite durante i primissimi giorni dell'invasione russa.

Anche il Presidente Joe Biden ha fatto questo accostamento.Beh, lui ci è passato, no? Molti pensano che Biden sia troppo vecchio, ma l'esperienza di vita serve anche a ricordare quanto tutti gli altri sembrano avere rimosso. E cioè che la posta in gioco non è mai stata così alta.In effetti la sensazione che tutto potesse finire da un momento all'altro, tipica degli anni '80, è qualcosa di straniante, specie se entra nella tua crescita a vario titolo. Speravo che i miei figli non ci passassero, anche se negli anni la situazione si è fatta sempre più instabile e pericolosa.

La serie videoludica di Fallout può vantare milioni di fan, anche online. Come avete fatto a restare in equilibrio tra gli omaggi ai fan di questi prodotti e la necessità di renderli accessibili al grande pubblico?Senza dubbio, ci siamo avvicinati a questo adattamento da appassionati. Tuttavia, credo che si possa adattare a regola d'arte anche un prodotto di cui magari non si è fan. Anche Chris è appassionatissimo di Batman, ma da regista si è avvicinato con il massimo rispetto a un personaggio simbolico. Finché si segue questa via, si rimane sul sicuro.In gran parte dei casi, preoccuparsi troppo dei fan non porta a niente di buono. [Durante la lavorazione de Il cavaliere oscuro], mio fratello Chris ha parlato a lungo con Heath Ledger e i due si sono intesi alla perfezione fin dall'inizio. Poi la notizia della scelta dell'attore è trapelata in rete e a quel punto, l'insieme di opinioni in malafede, dovute a I segreti di Brokeback Mountain, o magari all'omofobia dura e pura, senza dimenticare le sciocchezze dei fan e l'onda lunga della cloaca di Internet hanno creato una tempesta perfetta. La delusione che mi porto dietro per colpa di Internet negli ultimi vent'anni è un dannato pozzo senza fondo, soprattutto la bravura impareggiabile di questo strumento a buttare tutto in caciara. Per cui, già nel corso della stagione cinematografica 2006-2007, ho imparato a fregarmene, anche grazie a Heath Ledger. Ho imparato a farmi valere e a difendere le mie idee. Se ci si fa terrorizzare dalla cancel culture, o ci si preoccupa troppo di accontentare tutti, si rischia di vanificare tutto. Alla fine, non ci si deve lasciare trasportare troppo. E poi, la felicità online non è di questo mondo.

Walton Goggins, già visto al centro della scena in The Hateful Eight presta le fattezze al Ghoul girovago.

Courtesy of Prime Video

La tossicità dei social ha mai influenzato il tuo lavoro di scrittore e/o di autore tv di pregio?La base di tutto, quando si lavora, sta nel rendersi conto che gran parte di quanto si legge sui social non ha fondamento. Di realtà ce n'è poca e può essere molto difficile raggiungerla. Quindi è inutile cercare conferme in rete. Andare per la propria strada e farsi scivolare le cose di dosso è la strategia migliore.

Dal suo punto di vista di regista e di autore cinematografico e televisivo, quali potrebbero essere per Hollywood i migliori antidoti agli effetti dell'IA negli anni a venire?Penso che i discorsi intavolati dalle nostre rappresentanze sindacali l'anno scorso [per la precisione durante gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori] siano vitali, come pure avere deciso che i registi debbano essere umani... Certo, il governo potrebbe ribaltare tutto, ma è qui che dobbiamo opporci, con intelligenza e senza cedere alla pigrizia. A dirla tutta, credo che solo gli autori e i registi con una bassa autostima facciano uso di ChatGPT. Magari per inesperienza. Ma non voglio pensare che qualcuno possa decidere di usarlo, sarebbe orrendo e terribilmente imbarazzante.

La prossima domanda riguarda le sfide più importanti nell'era dello streaming. Per esempio, Westworld è stato rimosso da HBO Max sul finire del 2022, prima di riapparire sulla piattaforma di streaming Tubi, almeno negli USA. Dato il tuo ruolo di autore televisivo, trovi preoccupante che le piattaforme abbiano seguito il loro proposito di rimuovere alcuni prodotti dalla loro offerta?Non ho granché di buono da dire sulla lenta e inesorabile scomparsa del cinema o della tv. La mia carriera televisiva è iniziata sulla CBS con Person of Interest, una serie scritta con una struttura in cinque atti che dava spazio agli gli spot pubblicitari. Pertanto, l'idea che Westworld finirà per raggiungere un pubblico più vasto [su piattaforme come Tubi], sempre con le interruzioni pubblicitarie, mi è parso un ritorno alla normalità, per quanto sia spiacevole sotto altri aspetti.Vero è che la sparizione di prodotti cinematografici e televisivi è un fenomeno tanto raro quanto terribile. Bene o male, quando si crea o si produce un film o una serie, ci sarà sempre qualcuno a guardarla. L'idea che qualcuno possa rischiare di non vedere mai qualcosa è veramente orribile.

Cosa provi nel ripensare che Westworld è stato cancellato senza darti modo di lavorare alla quinta stagione della serie?Mi ha spezzato il cuore. Anche se un po' tutti noi che ci abbiamo lavorato speriamo di avere l'opportunità di finire la serie come desideriamo.

Hai diretto tre episodi di Fallout, altrettanti di Westworld, come pure un episodio di Person of Interest. A quando un film?Mi piacerebbe fare un film, in futuro. Va precisato che le opportunità in ambito televisivo di cui mi sono occupato negli ultimi dieci anni sono state qualcosa di unico. In effetti, qui avverto molto l'influenza di Chris, con il quale sono cresciuto. La strada l'ha aperta lui, io ci sono arrivato dopo, ma entrambi siamo un po' maniaci del controllo. Anche a me piace dirigere e coordinare ogni fase del processo creativo.

Jonathan Nolan in compagnia di Ella Purnell sul set di Fallout.

Courtesy of Prime Video

Mi viene da pensare che tu abbia ricevuto delle opportunità uniche, anche durante la tua formazione da regista.In effetti ho visto Chris girare praticamente da quando ero appena nato. Per la precisione, mio fratello Christopher aveva già in mano una telecamera ancora prima che io nascessi. Molti dei miei ricordi d'infanzia condivisi con lui sono legati a vario titolo ai film che giravamo in cantina. E ho visto da vicino mio fratello passare dagli esperimenti con gli amici alle troupe hollywoodiane più attrezzate.

Vi sbirciate ancora i copioni a vicenda?Certamente.

Hai avuto modo di dare uno sguardo anche a Oppenheimer prima che uscisse nelle sale?Ne ho letto una prima versione. Ma, fin dall'inizio, non potevo che esserne molto entusiasta, soprattutto perché sapevo che ne sarebbe occupato mio fratello. Comunque, leggiamo ancora tutto quello che fa l'altro e ci sbirciamo i film a vicenda… ogni volta che capita e in ogni momento della lavorazione. Ed è sempre una gran bella cosa.

Tuo fratello te ha dato qualche feedback sulla serie di Fallout?Sì. È venuto a trovarmi e ne ha guardato una prima versione.

Conosceva la serie di videogiochi che hai adattato per il piccolo schermo?No. È divertente perché abbiamo sempre parlato di una commedia d'azione. Abbiamo iniziato a scrivere insieme subito dopo Memento, mentre il film era ancora in una sorta di purgatorio L'avevamo realizzato ma nessuno voleva distribuirlo, così abbiamo iniziato a pensare a cosa fare dopo…Ci siamo messi a tavolino e cominciato a scrivere insieme un film action comedy che non abbiamo avuto modo di finire, anche perché lui era tutto preso da Insomnia e ha un po' trascurato il nostro progetto a quattro mani. Però subiamo da sempre il fascino della commedia come genere; quindi, abbiamo apprezzato entrambi il mio riavvicinarmi alla commedia per ragioni professionali. [«Grazie alla serie TV di Fallout», ha poi aggiunto.]

Una volta, ti sei definito un ottimista tecnologico. È ancora così?In linea di massima è ancora così, fermo restando il peso di oltre 20 anni di peggioramento costante della Rete dal punto di vista culturale. Oddio, se pensiamo agli ultimi secoli, sono stati fatti dei veri e propri miracoli: abbiamo imparato a nutrirci, a vestirci e a evolverci in tanti modi diversi, creando opportunità per tantissimi nostri simili. Come specie, siamo maledettamente scaltri e intelligenti; sappiamo adattarci a tante situazioni. E a metterci nei guai con la stessa facilità.Però, voglio farmi forza e sperare che tutto vada bene. Mi basta guardare i miei figli, le persone che vedo ogni giorno, non ultime le incredibili personalità con cui ho la fortuna di lavorare. Sono persone intelligenti, innovative e sagge. Devo fare del mio meglio e mantenere il mio ottimismo anche per fare onore a queste persone.

Articolo originariamente pubblicato su GQ UK

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