E poi arrivò Giorgia

11 giorni ago

Sul palco dell’Ariston, davanti a milioni di spettatori, con lo stesso atteggiamento sfrontato e sicuro con il quale fino a qualche settimana prima si esibiva di fronte a pochi intimi sui palchi dei club romani. Come il BigMama, tempio della musica blues capitolina dove Giorgia Todrani era praticamente di casa, prima di diventare una delle stelle più brillanti del pop italiano. Lì la conoscevano tutti come “la fija de Giulio” (in romanesco: “La figlia di Giulio”, in italiano): la fama del papà, Giulio Todrani la precedeva. Del resto, papà Giulio era - ed è ancora - un pezzo di storia di r&b italiano: negli Anni ’70 aveva inciso qualche singolo di successo come membro del duo cult Julie & Julie (composto insieme a Angela Cracchiolo), prima di fare da vocalist a tanto orchestre dedicate alla black music.

Giorgia - Figure 1
Foto Rockol.it

La più famosa di tutte, almeno tra i seguaci del circuito, erano gli Io Vorrei la Pelle Nera. Un po’ come faceva a qualche chilometro di distanza, in Romagna, papà Fabrizio Pausini con Laura, .Giulio portava con sé Giorgia in giro per i locali romani, soprattutto il fine settimana. Diventare una stella era forse il suo destino: l’aveva chiamata così, Giorgia, in onore della “Georgia on my mind” cantata dal leggendario Ray Charles. Solo che quel cognome per Giorgia Todrani era forse un po’ ingombrante. Così quando tre mesi prima di ritrovarsi in gara tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 1994 con quella “E poi” che grazie a un'intuizione di Pippo Baudo le avrebbe cambiato la vita si era iscritta a Sanremo Giovani, aveva pensato bene di tagliare il cognome e lasciare solo il nome: semplicemente Giorgia. Non voleva brillare della luce degli altri, ma emanare una luce tutta sua.

“E poi” segnò la nascita della stella. Ma il vero biglietto da visita della cantante romana, all’epoca appena ventiduenne, fu l’album d’esordio dal titolo eponimo, “Giorgia”, tra i tentativi più credibili di un rhythm and blues in italiano. Arrivò nei negozi per la Bmg italiana l’8 giugno 1994: il trentennale esatto dell’uscita cadrà tra un mese e mezzo, ma Sony si è portata avanti con i festeggiamenti ripubblicando oggi - nel giorno del 53esimo compleanno della cantante - una nuova edizione del disco. L’album che segnò il debutto di una delle voci più belle e preziose che la musica pop italiana abbia mai conosciuto torna nei negozi in due differenti versioni, una delle quali inedite: oltre a una

ristampa del cd (nella confezione c’è anche un 45 giri in vinile riciclato colorato con la versione di E poi del 1994 e quella del 2002 con copertina apribile, un libretto di 8 pagine, un inserto autografato), per la prima volta in trent’anni il disco arriva nei negozi in formato vinile (in edizione limitata trasparente da 180 grammi). “Il vinile trent’anni fa era un supporto considerato ormai superato e questo fa pensare a come poi sia tutto relativo”, scherza lei, festeggiando l’uscita.

Da “Stai - Bimbo di domani” alla cover di “Nessun dolore” di Battisti/Mogol, passando per “Nasceremo” (la canzone con la quale aveva vinto Sanremo Giovani), “Puoi - Fidarti di te”, “Senza segreti”, “Father”, la stessa “E poi”, il duetto con papà Giulio su “Uomo nero”, “Vorrei”: a riascoltarlo oggi, trent’anni dopo, “Giorgia” somiglia a un frame di un telescopio che a distanza di anni luce immortala il primo vagito di una stella. “Trent’anni sono volati con la velocità di un battito di ciglia e l’unica cosa invariata nella foto sono le scarpe che vanno ancora di moda”, fa sapere Giorgia, ricondividendo su Instagram la copertina del disco, una foto che la ritrae nello splendore dei suoi ventidue anni.

Nel disco c’è tutta quella che era stata la vita di Giorgia fino a quel momento: le esibizioni con gli Io Vorrei La Pelle Nera del papà Giulio (il gruppo compare tra i crediti di “Uomo nero”), le sessions con musicisti di punta della scena romana come il bassista Massimo Calabrese, il chitarrista Marco Rinalduzzi e il batterista Derek J. Wilson (lo stesso team di lavoro che avrebbe condiviso negli anni successivi con Alex Baroni, la cui stella avrebbe cominciato a splendere nel 1997, l’anno di “Cambiare”, ma si sarebbe consumata in fretta, troppo in fretta), la passione per la musica black d’oltreoceano, le frequentazioni con artisti amici come

Mike Francis (era stata sua corista) e Gegè Telesforo, citati nei ringraziamenti per averle indicato in qualche modo la via.  

L’album fu uno dei successi discografici di quell’annata, arrivando a macinare la bellezza di 170 mila copie vendute quando i dischi si compravano ancora, nonostante a Sanremo con “E poi” Giorgia si fosse classificata tra i giovani solamente settima (per la cronaca: vinse Andrea Bocelli con “Il mare calmo della sera”, seconda Antonella Arancio con “Ricordi del cuore”, terzo Danilo Amerio con “Quelli come noi”, quarta una ancora acerbissima Irene Grandi con “Fuori”, quinta Valeria Visconti con “Così vivrai”, sesta Lighea con “Possiamo realizzare i nostri sogni”). Il successo del disco permise alla cantante romana di ripresentarsi all’Ariston l’anno seguente, stavolta tra i big: con “Come saprei” a soli 23 anni la stella di Giorgia entrò definitivamente nel firmamento del pop italiano.

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