Giulia Cecchettin: il pm chiede l'ergastolo per Turetta nella Giornata ...

11 ore ago
Giulia Cecchettin

Corte d’Assise di Venezia

Appuntamento nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne con la requisitoria per l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, la ventiduenne uccisa senza pietà da chi diceva di amarla

di Redazione Roma

25 novembre 2024

Fondazione Giulia Cecchettin: dare voce e sostegno a chi vive nella paura

4' di lettura

Il pm Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, al termine della requisitoria del processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, davanti alla Corte d’Assise di Venezia. Consegnando una memoria scritta, il pm in due ore e mezzo ha ricostruito prima la cronologia dei fatti, negando i possibili elementi difensivi. Turetta più volte non ha detto la verità, ha detto Petroni, nonostante avesse avuto avuto tutte le possibilità di dirla e un’educazione tale da poter evitare il delitto. Il pm ha chiesto la condanna all’ergastolo di Turetta proprio nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza. La studentessa ventiduenne è stata uccisa senza pietà dall’ex fidanzato, un omicidio che ha scosso l’Italia riportando al centro della discussione il tema del patriarcato. Turetta è imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere.

Nessun dubbio sulla colpevolezza di Turetta

«Non è in dubbio la colpevolezza dell’imputato, le prove sono talmente evidenti contro Turetta, c’è l’imbarazzo della scelta» degli elementi che lo rendono responsabile dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, dice il pm nella requisitoria, davanti alla corte d’Assise di Venezia. La giovane studentessa a un passo dalla laurea è stata aggredita «ripetutamente» già dal parcheggio di Vigonovo e fino ai venti minuti dopo quando la sagoma della ventiduenne viene ripresa, a terra, nell’area industriale di Fossó, ha ricordato il pm. Turetta ha assistito alla requisitoria immobile, con la testa bassa. Imperturbabile mentre Andrea Petroni ricostruisce l’omicidio di Giulia, uccisa con 75 coltellate dall’ex fidanzato alla sbarra. È la seconda volta, dopo l’interrogatorio della scorsa udienza, che Turetta compare davanti alla corte d’Assise.

Giulia colpita più volte, sei minuti l’aggressione nel parcheggio

Nel parcheggio «non c’è stato il tempo di una discussione, tutto è durato sei minuti: sono state trovate diverse macchie di sangue, la lama di un coltello senza impugnatura, il sangue è sicuramente della persona offesa. C’è un’aggressione dinamica, Giulia era cosciente e chiedeva aiuto», ha detto il pm. Giulia viene costretta a risalire in auto e prima di arrivare a Fossó, «è stata colpita più volte: sanguina copiosamente come dimostrano le tracce di sangue nell’auto», ha aggiunto il pm. L’aggressione nell’area industriale «dura pochissimo», il video della telecamera di una ditta mostra soprattutto «la persona inerme in terra che significa che tutta una serie di lesioni, in particolare le 25 lesioni sulle mani, l’immobilizzazione e il silenziamento (uso di scotch, ndr) sono avvenute prima, non hanno ragione di essere dopo».

Il papà Gino posta le immagini dello slogan: “Se io non voglio tu non puoi”

Gino, il papà della vittima, che oggi non è in aula, sul suo profilo ha postato il video della fondazione ’Una nessuna centomila’, la campagna con lo slogan ’Se io non voglio tu non puoi’ per educare contro la violenza di genere.

Le accuse a Turetta

Davanti alla corte d’Assise di Venezia, il pm Andrea Petroni è pronto ha chiesto l’ergastolo per il ventiduenne, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Petroni ha prima descritto minuziosamente la catena di eventi. Fino a quando dopo una settimana di fuga, Filippo Turetta viene fermato in Germania e confessa di aver ucciso Giulia Cecchettin: «Non si sta costituendo, ma ha finito i soldi e si prepara all’arresto cancellando le prove sul suo cellulare», ha detto il pm di Venezia nella sua requisitoria. Il pubblico ministero ha puntato l’obiettivo sulle cose di cui si è disfatto l’imputato: «Non c’è il cellulare della vittima, non ci sono i vestiti insanguinati di Turetta», sono alcuni degli esempi citati dal pm in aula.

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